lunedì, dicembre 06, 2010

Un paio di riflessioni critiche su Wikileaks

Due persone di cui ho molta stima hanno scritto di Wikileaks, rilancio qui i loro post. 

Cinque rapidi punti evidenziati da Micah Sifry (qui sotto il punto 4):

People who think that more transparency will lead to the hiding of secrets deeper in the bureaucracy, and that as a result we will know less, not more about the workings of government or the powerful have got their heads screwed on backward. By that logic, we should require less public disclosure of what the government does, not more. Why ask campaign contributors or lobbyists to disclose any of their activities? In fact, when people think what they're doing ~might~ be subject to public view, their behavior generally changes for the better. Thus the overall value of Cablegate--exposing a great deal of the world's sovereign powers to a harsh new level of public scrutiny, and warning them that more such scrutiny is always a possibility in the future--should, on balance, lead to better behavior.

Alberto Cottica prende posizione in un lungo pezzo che vale la pena leggere:
Dico che WikiLeaks è orientata al bene comune perché la sua attività non è rivolta contro gli stati i cui documenti riservati va diffondendo. Al contrario, Julian è convinto di essere loro utile: informando i cittadini su ciò che davvero succede si irrobustisce la democrazia. Mettendo più teste a pensare alle scelte fatte in passato, si rende più probabile fare scelte più sagge in futuro. E dico che mobilita l’intelligenza collettiva. perché non pretende di spacciare “la verità”: cerca piuttosto di fornire materiale grezzo ai giornalisti, ai magistrati, ai cittadini interessati, e in prospettiva agli storici. La verità storica non sta nel singolo documento, ma nell’interpretazione condivisa del totale di questi documenti che emergerà dal dibattito. WikiLeaks si limita a trasferire documenti riservati nel pubblico dominio, e lascia poi all’intelligenza collettiva di cui parlo nel mio libro di ricostruire un quadro della situazione. E se giudica che un documento riservato possa mettere in pericolo vite umane si autocensura e non lo diffonde: è successo in passato per documenti sulla dislocazione delle truppe americane in Afghanistan.

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