giovedì, dicembre 10, 2009

Saltare il caimano (più o meno consapevolmente)

Francesco Cundari sul Foglio di martedì 8 dicembre:

Silvio Berlusconi e Pier Luigi Bersani dovrebbero dunque rendersi conto di quanto il sinistro scampanio del “No-B Day” risuoni per loro, e per tutti e due in egual misura. In nome della lotta alla “partitocrazia”, alla corruzione e allo strapotere della “casta”, nel corso di questi quindici anni, si è abbattuto un intero sistema di pesi e contrappesi politico-istituzionali: nel partito personale, moderno e leggero, in cui le correnti sono messe al bando e non è prevista alcuna forma di democrazia interna, nessuno può legittimamente mettere in discussione il leader.

In nome della governabilità e del bipolarismo si è raccontato agli italiani che con il loro voto avevano il diritto di scegliere non già il Parlamento, ma direttamente il governo, e pure il presidente del Consiglio (il cui nome è stato proditoriamente inserito sulla scheda elettorale, ad alimentare quella falsa convinzione). La decadenza e l’emarginazione del Parlamento che ora tanti lamentano è frutto di queste scelte, che a sinistra molti ancora rivendicano. Il Parlamento è stato di fatto sottomesso al governo, e il governo al presidente del Consiglio. E lo stesso è accaduto dentro i partiti, ormai quasi tutti ridotti a proprietà personale di leader inamovibili.
F. Cundari, Il salto del caimano

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