martedì, aprile 28, 2009

Studio 60 on the Sunset strip - stasera, davvero

La notizia mi ha reso così contenta - e poi, certo, sono anche rimbambita - che l'avevo annunciato già la settimana scorsa. Ma ci siamo, da stasera Studio 60 on the sunset strip viene trasmesso in italiano (non in chiaro, ma su Sky, RED tv, canale 890).

Di che si tratta?
La guida tv recita:
Serie tv americana in 22 episodi creata dal genio di Aaron Sorkin.
Racconto della vita quotidiana e delle infinite complicazioni del dietro le quinte di uno show televisivo che va in onda in diretta, Studio 60 è interpretato dalle star Matthew Perry (Friends) e Bradley Whitford (West Wing) e ispirato al leggendario Saturday Night Live.

Ora, tranne articoli e preposizioni, all'incirca ognuna di queste parole è a priori un valido motivo per vedere Studio 60 on the sunset strip.
Se non fosse che io la serie l'ho vista tutta e quindi posso dirvi che ognuna di queste parole è *anche a posteriori* un validissimo motivo per vedere Studio 60.
Quindi, a questo giro niente scuse tipo "non so l'inglese" (in effetti non è semplice da capire in lingua originale e non ho idea di come verranno rese molte cose).
Ne parleremo, e molto.




[per i piccoli lettori di questo blog: sì, ne ho già parlato molto, ma vi farò la cortesia di non linkare i pezzi precedenti. Tanto, tempo che arrivi la puntata ambientata a Natale e avrò già sbrodolato ancora e ancora e ancora. Ma son piccole soddisfazioni di una persona apparentemente seria, lasciatemele e abbiate pazienza]

martedì, aprile 14, 2009

Fundraising for dummies - conferenza online con Pete Tidemann

Quando si parla di imprese e progetti innovativi spesso il problema è...il vil denaro!

Scherzi a parte, il fundraising è cruciale e spesso si lamenta la mancanza di venture capitalist e altre iniziative che possono aiutare in questo senso. In Kublai abbiamo molto a cuore questo tema tanto da ripartire proprio da lì con un ciclo di conferenze che si terranno sulla nostra isola in Second Life (adesso è anche attivo il gruppo su Facebook).

L'ospite sarà Pete Tidemann, fondatore di Linear Velocity, che illustrerà qualche idea semplice, che si è formato organizzando molti progetti creativi, soprattutto nei campi della musica e dell’audiosivivo, sia negli USA che in terreni più difficili come l’Africa.

Appuntamento il 16 Aprile alle 21, all’auditorium del Porto dei Creativi. Tutte le informazioni pratiche sono sul blog di Kublai. L’incontro verrà mandato in streaming sia sul blog che nel canale di 2lifecast.


p.s. Pete parlerà in inglese (non sa l’italiano), ma qualcuno di noi sarà presente per tradurre.

martedì, aprile 07, 2009

Earthquake and social media

Ieri mattina mi sono svegliata verso le sette e mezza, dopo una notte agitata, quasi insonne.
No, ero a Bologna, non ho sentito nulla del terremoto, ricevendone notizia appena acceso il cellulare.
Ho fatto colazione con mio fratello in silenzio, guardando il tg.
Ho preso un caffè con un amico e poi il treno per tornare a Roma rispondendo a email di amici americani preoccupatissimi, e cercando di saperne di più (intento, il secondo, abbastanza frustrato dal fatto che sia quasi impossibile usare il telefono quando si attraversa la Toscana).

La giornata è andata avanti tra varie incombenze, leggendo, parlando, cercando di capire.
In serata mi è venuto in mente di scrivera una piccola sintesi su come tante persone abbiano vissuto questa cosa usando i social network. Molti ne hanno ben scritto sui loro blog o sui giornali, io ho pensato di provare a farlo in inglese per Personal Democracy, che si occupa del rapporto tra tecnologia e politica.
Il risultato è qui: "In Italy, an earthquake tests social media". Spero lo troviate interessante.

domenica, aprile 05, 2009

Il ruolo del web nella candidatura di Debora Serracchiani: riflessioni "laiche" sul potenziale altrui

Oggi pomeriggio ho seguito e partecipato a una conversazione su friendfeed* sul ruolo del web nella candidatura di Debora Serracchiani alle Europee nel PD.

Riassunto delle puntate precedenti: Debora Serracchiani è segretario provinciale consigliere provinciale** del PD di Udine. Qualche settimana fa, all'incontro nazionale dei circoli del PD, ha fatto un intervento piuttosto sentito rivolgendosi al segretario nazionale Franceschini lì presente (qui il video e il testo dell'intervento). Il video del suo intervento ha avuto una certa risonanza in Rete, i giornali ne hanno parlato e nel giro di poco tempo la Serracchiani ha guadagnato l'attenzione dei media e del suo partito, al punto da essere candidata alle prossime elezioni europee. L'annuncio è stato fatto dallo stesso Franceschini in anticipo rispetto alla lista definitiva dei candidati (l'incontro con le decisioni finali si svolgerà il prossimo 21 aprile secondo le parole del segretario del PD).

L'assunto di partenza era: "secondo me, nella vicenda che ha portato alla candidatura di Debora Serracchiani, il web ha pesato circa zero".
Premessa: non ho intenzione di parlare della questione "giovani e politica/blogger che aspirano a ruoli rilevanti nel giornalismo o nella politica eccetera/varianti sul tema". Lo specifico perché nella conversazione da cui sono nate queste riflessioni si è deviato più volte in questa direzione ed è un argomento che non mi interessa dibattere.

Secondo me, più che di un peso del web, si può parlare di un ruolo del web, ma in più nell'ottica di cambiamenti nei processi del fare informazione che non di fattore che detta l'agenda politica o, addirittura, un candidato.

1. No, Debora Serracchiani non è un candidato del web [nessuno lo ha sostenuto nella conversazione, va specificato]. Si tratta di un segretario provinciale di partito, che fa politica da anni e che era a Roma per il ruolo che ricopre nel partito e nella sua comunità di riferimento (il Friuli). Certo, fa gioco a Franceschini dire "la star del web", non fosse altro che per identificarne una differente provenienza rispetto ai consueti meccanismi. I consueti meccanismi ci sono, sia chiaro (le liste non vengono fatte attraverso meccanismi elettivi tipo primarie, del resto) e probabilmente ha avuto più influenza il fatto che, giorni dopo, anche i media se ne siano accorti. E allora il web che ruolo ha?

2. Il web ha fatto da passaparola. Ma non solo. Qualcuno ha detto che allora è semplicemente un mezzo come gli altri, che il passaparola si può fare in tanti modi, telefono incluso. Allora il web è come il telefono? No. No, perché il telefono fa passare la voce ma non ti permette di verificare la fonte, ti permette di dire che l'intervento di D.S. (abbrevio il nome) è stato bello e interessante ma non dà al tuo interlocutore modo di vedere l'interventoNo, perché il telefono non mi dà modo di farlo vedere ad altri, se ne voglio parlare e via dicendo (certo, sottilizzando, uno potrebbe dire che sul cellulare si possono vedere dei video, ma il punto non è questo, chiaramente). No, perché il telefono è unidirezionale, mentre se io lo scrivo sul web può arrivare anche a persone a cui non avevo pensato di dirlo. Nicchia? Certo, nicchia. On steroids, direbbero gli americani. O, più modestamente, una nicchia con più potenziale.

3. Una videocamera non fa primavera. Qualcuno ha detto provocatoriamente: "Il fatto che il video passasse su internet dipende innanzitutto dal fatto che il discorso l'ha fatto in un contesto in cui non c'erano le telecamere di verissimo ma quelle di youdem, è come dire che l'attentato alle twin towers è un fenomeno mediatico legato a internet giacché la nbc non fece in tempo a piazzare una telecamera ma i videoamatori sì".
Non sono d'accordo e per due motivi:
  • il fatto che le telecamere di Verissimo e del Tg non ci fossero indicano una scelta di coprire o meno l'evento. C'era una tv di partito che viene vista (poco?) sul web, e i videoamatori, se così li vogliamo chiamare. Ma se non ci fossero stati noi non avremmo avuto il video dell'intervento e avremmo dovuto "fidarci" di chi ci diceva che l'intervento era molto buono, nuovo eccetera. Non è una sorta di cambio di paradigma questo?
  • il paragone con le Twin Towers, provocatorio, l'ho detto, è proprio sbagliato. Nel merito. La tv è arrivata dopo, rispetto ai videoamatori, ma in tempo per l'esplosione del secondo aereo, vista in diretta. E quelle immagini ci resteranno negli occhi perché le abbiamo viste in tv. I video amatoriali hanno permesso di vedere la cosa da angolazioni e in momenti in cui la tv non c'era. Momento mediatico di Internet? Non mi pare che nessuno lo abbia sostenuto, non per questi motivi, almeno. Il contributo dei video amatoriali è stato irrilevante? No, non direi. Nicchia? Informazione in angoli lasciati "scoperti" dai media tradizionali? Ecco, ci stiamo avvicinando al punto.

4. La Rete è una fonte, malgrado tutto il resto. Qualcuno ha interloquito sull'eventualità che la scelta di Franceschini sia stata dettata più da un articolo di Maria Laura Rodotà (nel senso: la stampa che conta) rispetto a quanto il video abbia avuto una visibilità nel web. Ora, io non ho affatto dubbi sul fatto che i politici guardino più le pagine di politica dei giornali che il web, così come non ho affatto dubbi che chi vota guardi le pagine di politica dei quotidiani molto meno di giornalisti e politici.
Che sia un bene o un male, lascio ad altri il giudizio (poi dicono: ah, l'autoreferenzialità...ehm).
Che sia un cambiamento nell'ecosistema informativo mi pare rilevante.
Probabilmente è ancora una cosa "strumentale" nei quotidiani o nelle tv.
Non ho mai lavorato nella redazione di un quotidiano e non ne conosco le logiche. Non so quali siano i processi di monitoraggio delle fonti.
Paradossalmente: forse al Corriere c'è un omino - considerato più sfigato di altri, certo- che monitora le cose di cui si parla in Rete e riferisce, cosicchè i giornalisti scrivano il pezzo di attualità o più spesso di costume? Se anche così fosse sarebbe un cambiamento nella considerazione della Rete come fonte, a volte unica fonte di certi contenuti.
O, messa in modo diverso e meno paradossale, Maria Laura Rodotà ha scritto il suo pezzo cinque giorni dopo l'intervento di Debora Serracchiani. Se non se ne fosse mai parlato in Rete, ma solo tra gli addetti ai lavori, siamo sicuri che lei (e altri) ne avrebbe scritto?

5. I media tradizionali dettano l'agenda. Ish. Nella suddetta conversazione si è a tratti tornato al blogger vs. giornalisti di cui si disquisiva cinque o sei anni fa nella blogosfera statunitense. Io ho seguito la questione per interesse e motivi di studio e non ho molta voglia di avventurarmi nella versione nostrana della faccenda (di cui si parla comunque da anni, faccio notare). L'equivoco che troppo spesso si evidenzia è l'equazione per cui il web avrebbe rilevanza solo se raggiungesse gli stessi risultati dei media tradizionali. Quindi solo se esprimesse, che so, un candidato o del giornalismo di qualità in competizione con quello tradizionale. Cosa che nel primo caso è concettualmente sbagliata e nel secondo possibile ma con modi e tempi specifici (qualcuno ha detto di nuovo "nicchie"? Beh, sì, ma non solo.
La Rete non è semplicemente uno strumento, ma una fonte, e un modo di fare informazione e di farla circolare. Il che, ancora, non è esclusivo rispetto alla carta stampata, o alla tv eccetera, ma complementare.
Uno dei "miti di fondazione" dell'impatto della Rete, e dei blogger, sì, negli Stati Uniti, sono le dimissioni del senatore repubblicano Trent Lott dopo delle dichiarazioni apertamente razziste, trascurate o ignorate dalla stampa tradizionale.
In quel caso alcuni blog portarono alla ribalta una notizia, poi ripresa da giornali, poi ripresa dalla tv, fino ad arrivare al mondo politico e alla presa di distanza dell'allora presidente Bush, seguita da dimissioni del senatore. Per chi fosse interessato qui c'è un'ottima sintesi di Jay Rosen.

Lott si sarebbe dimesso solo per quello che dicevano i blog? Sicuramente no.
La notizia sarebbe arrivata dove è arrivata senza i blog? Non direi.
I blog sono stati il motivo decisivo? No. Rilevanti? Beh...

E allora ritorniamo al punto.
Qual è stato il peso, o se vogliamo, il ruolo del web nella candidatura di Debora Serracchiani?
Non c'è un'equazione o una bilancia che lo definisca.
Semplicemente perché il video circolava su web? Certo che no.
Ma è interessante chiedersi se una sua candidatura ci sarebbe stata comunque in assenza della Rete.

Ripartiamo da qui.





*dal link si può risalire solo a parte della conversazione: alcuni partecipanti hanno un feed privato, visibile solo ad alcune persone (croce e delizia dei social network, che dire)
** ringrazio Andrea Buoso che mi ha corretto nei commenti, aggiungendo che il segretario provinciale del PD di Udine si chiama Cristiano Shaurli. Debora Serracchiani è coordinatrice di un circolo e consigliere provinciale da due legislature
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mercoledì, aprile 01, 2009

Seconda lezione e mani sul blog!

Seconda lezione.
Armati di una casella di posta nuova di zecca e di relativo accesso a un blog i miei piccoli alunni si mettono di buona lena a scrivere il loro post di presentazione.
Complessivamente.
Nel senso che quando non mettono salvaschermi coi calciatori preferiti o i cantanti di X Factor, quando non chiacchierano con gli amici, quando non giocano col cellulare, i ragazzini fanno anche ciò che chiedo loro. Anzi, il più delle volte lo fanno contemporaneamente.

Uno dei problemi pratici principali è che, contrariamente a quanto mi era stato detto, ci sono altri corsi che hanno bisogno dell'unica aula multimediale e quindi devo inventarmi qualcosa da fare per una parte del tempo in un'aula priva di computer.
Nella scorsa lezione ho preso spunto da alcune domande per chiacchierare su come comportarsi in Internet, argomento che ha raccolto mani alzate e molta partecipazione (sono molto più consapevoli di tanti adulti)...e, per me, l'ebbrezza di scrivere alla lavagna da insegnante!
Non sono mancate le domande su quello che si può e non si può scrivere. "Maestra posso scrivere che Berlusconi e la Gelmini fanno schifo?" mi chiede D.
Uhm, respiro.
Provo a dire che forse è meglio argomentare il dissenso (essere voltata verso la lavagna mi ha dato qualche secondo in più per controllare l'istintiva risposta) e subito ricevo risposte positive e motivate sull'affermazione iniziale. "In effetti se uno scrive che faccio schifo e non dice perché non è molto giusto, secondo me" conclude D., non prima di avermi spiegato perché PresDelCons e Ministro dell'Istruzione non gli vanno proprio giù.


Alla seconda lezione posso dire che le tre ore con una ventina di undicenni stancano fisicamente, ma danno grandi soddisfazioni.
Sono svegli, divertenti, molto presi da quello che facciamo ed evidentemente ancora non in "fase scuola media" (cioè non fanno gli stronzetti).
Mi rendo conto che "insegnare" loro qualcosa è solo la metà del lavoro: l'altra metà è tenerli attenti, spiegare le cose a più velocità, non far annoiare i più vivaci, non lasciare indietro i più timidi.
E gestire lo stupore quando, più veloci della luce, alla richiesta di prendere appunti qualcuno tira fuori il cellulare e dice "Non ce n'è bisogno, faccio una foto a quello che hai scritto alla lavagna".
Lo facesse con strafottenza, almeno. Invece no, assoluto candore.

[ripetersi "Non ridere, tu sei un'insegnante. Saresti un'insegnante. Ok, non ridere e basta. Dai, non troppo, almeno". Comunque la prossima volta usano tutti quaderno e penna, lo hanno promesso.]