mercoledì, dicembre 30, 2009

Un ministeriale "grigio ma non troppo"

Ho avuto il piacere di conoscere e lavorare con Tito Bianchi per il progetto Kublai, lo scorso anno.
Avere a che fare con economisti dello sviluppo, anzi "grigi ministeriali", come si definivano scherzosamente (?) lui e Marco, è stata una grande esperienza.
Difficilmente capita di poter entrare in un mondo tanto diverso e "ingessato" rispetto al tuo e portare il tuo contributo, venendo trattata da pari e ascoltata con interesse e voglia di imparare.

Durante un viaggio di Kublai verso la Calabria, tra le tante cose, si era parlato di blog e ho finito per fargli la fatidica domanda: "Perché non apri un blog anche tu?". "Ci sto pensando" mi ha risposto, lasciandomi sorpresa, ma non troppo.

Ci è voluto un po' di tempo, ma eccolo qui, il blog di Tito: si chiama "Sotto gli occhi di tutti" e ha una pagina molto carina sulle parole vietate, quelle da non usare.
Benvenuto, quindi, e buon divertimento!


p.s. Tra l'altro, l'idea della parole vietate mi piace particolarmente, sia per un mio fanatismo su certi usi della lingua italiana, sia perché mi pare dicano qualcosa sulla persona che compone la lista.
E voi? Quali sono le vostre parole vietate, quelle che non usereste mai e poi mai? :)

martedì, dicembre 22, 2009

Cosa resterà dopo COP15

La speranza non è cieca, e a Copenaghen in questi giorni, non lo è mai stata: certo, potrebbe essere stata una serie di coincidenze, ma parlando con le persone, per strada o nei luoghi di incontro, col passare dei giorni ho notato pareri progressivamente meno fiduciosi, più pessimisti.

Così cominciano le mie riflessioni finali sulla conferenza di Copenaghen (le trovate integralmente su A voi Comunicare.

In questi giorni ho ricevuto molti commenti e domande sulla mia esperienza, ovviamente spero ce ne siano ancora.
Ad ogni modo, per chi me lo ha chiesto, ecco qui tutti i post e le interviste realizzate per A voi comunicare.

Colgo l'occasione per ringraziare Veronica e Roberto di Hagakure (e Marco Massarotto, naturalmente), Telecom e Angelo Albertini, che mi ha accompagnato nella mia avventura danese: grazie a voi, mi sono divertita moltissimo e ho visto un mondo un po' più grande.

lunedì, dicembre 21, 2009

Déjà new

Mafe spiega quello che lei ha chiamato "déjà new" in una recente presentazione:

A me piace pensare che qualunque innovazione - tecnologica e non - sia un grande piccolo dèjà vu per chi ne coglie al volo l'importanza: mi piace chiamarla dèjà new, qualcosa che vedi per la prima volta ma riconosci lo stesso. Non è un caso che le vere grandi innovazioni non abbiano bisogno di un manuale di istruzioni: tu vedi una ruota e capisci che per farla "funzionare" devi appoggiarla di taglio, non di piatto, tocchi un iPhone e da quel momento in poi qualunque schermo non risponda al tatto ti sembrerà "sbagliato". Che bisogno c'è di spiegare a cosa serve uno strumento che aumenta a dismisura le tue possibilità di comunicare con altri esseri umani? [...]

Internet non è un cambiamento di percorso, è un passo avanti sullo stessa traiettoria: come tutte le nuove forme di comunicazione viene accettata al volo dagli esseri umani e combattuta dal potere.

Come ho raccontato di recente alla presentazione della seconda edizione di Anteprima, un po' intimidita dalla presenza di Manuel Castells, chi rifiuta uno strumento che aumenta a dismisura le nostre possibilità dirette di accesso ai contenuti e ai nostri pari non sta rifiutando il "computer", la "tecnologia", ma sta dicendo no alla collaborazione, alla socialità, all'impegno, alla libera espressione.

lunedì, dicembre 14, 2009

Quando le persone guidano i leader


Quando le persone guidano, i leader seguono”. Suona così lo slogan di Hopenaghen, movimento indipendente che ha promosso alcuni dei principali eventi collaterali al summit COP15.
Tra questi, il Countdown to Copenhagen mi ha particolarmente colpito per intensità e partecipazione emotiva.

Qui il racconto di ieri e le foto scattate da me e Angelo.

(nella foto gli Outlandish cantano con Desmond Tutu)

Il Global Day of Action da lì fuori (e da dentro)


Dopo le prime considerazioni, ecco qui il mio racconto della manifestazione di sabato a Copenaghen.

Qui un'intervista che ho fatto ad alcuni studenti di una scuola internazionale danese - perdonate l'aspetto da elfo (il freddo, capite anche voi).

(foto di Angelo Albertini)

[Cronache da Copenaghen] Il cambiamento che arriva da noi, ma soprattutto da loro

Una delle primissime cose che ho fatto a Copenaghen è stato... andare a cena!
Ho infatti partecipato a una cena tipica con prodotti biologici in un'atmosfera molto divertente, ne ho parlato qui.

A margine, ho intervistato Trine, una simpatica e spigliata volontaria dell'evento:



C'è una cosa che Trine dice verso la fine dell'intervista: "We need a global vision". E, nelle sue parole, devono essere i politici a fare qualcosa. La cosa mi ha quasi stupito, in un contesto in cui gli sforzi dal basso sono tantissimi e la partecipazione fa sentire così importante l'impatto che ognuno ha venendo qui e partecipando.
Serve un impegno dall'alto, qualcuno che spieghi problemi e soluzioni, che agisca e lo faccia in fretta, perché si tratta di un'emergenza. Qualcuno che non so se sta davvero ascoltando, posso solo sperarlo. E, forse, lo sapremo alla fine di COP15.

domenica, dicembre 13, 2009

Countdown to Copenaghen

C'è stato un momento, oggi, in cui centinaia di persone si sono riunite in piazza, a Copenaghen, per il Countdown to Copenaghen, per celebrare la raccolta di firme per sensibilizzare i grandi della Terra.
C'è stato un momento in cui, a zero gradi, la gente si è entusiasmata e ha applaudito a lungo un arcivescovo sudafricano che invocava la partecipazione e l'unione delle persone, che invocava Dio e spiegava l'urgenza di una soluzione imminente al problema di cui si sta discutendo in questi giorni.
C'è stato un momento in cui sul palco sono saliti gli Outlandish, un gruppo danese di nascita, ma non di origini, e hanno cantato e ballato con Desmond Tutu in una versione hip hop di questa canzone, coinvolgendo l'intera piazza:





C'è stato un momento, oggi, al Countdown to Copenaghen, in cui ho pensato che ogni tanto ti rendi conto che quelle non sono affatto le cose che fai di solito, ma che il cinismo lo rimetti in borsa almeno per un po' e te la godi così come viene. Tanto, a riprenderlo, c'è sempre tempo.
Facciamo tra una settimana, via.

Il Global Day of Action e la cronaca di tafferugli annunciati

L'opportunità di essere a Copenaghen è importantissima e preziosa: "essere al centro del mondo", come dicevo nel post precedente, è un'occasione speciale e non posso che ringraziare chi me l'ha data.

Oggi, però, la gratitudine è un po' più grande perché mi ha permesso di vedere un grosso avvenimento pubblico con i miei occhi e le mie gambe e non basandomi sui racconti dei media tradizionali.




Il risultato è stato positivo per l'avvenimento, ma piuttosto deludente per la mia (già un po' cinica) visione di giornali e tv.
Le foto qui sopra sono state scattate da me e da Angelo (ecco, invece, la mia cronaca su twitter). Questo è un'anticipazione del mio racconto della manifestazione Global Day of Action, svoltasi oggi:

Colori, musica, un’atmosfera quasi hippie. Il Global Day of Action è una manifestazione allegra, piena di persone sorridenti, nonostante l’intento sia protestare contro politica e politici che parlano ma non fanno abbastanza per trovare un accordo e mettere a frutto questo summit.
Lo spazio è alla fantasia, alle rappresentazioni di animali (moltissimi gli orsi polari), ai carri polemici e spiritosi, ai cartelli in tante lingue, ai volti disegnati, ai bambini anche piccolissimi che guardano il corteo curiosi.
Gli slogan riecheggiano e così la musica, l’atmosfera è quella di un pomeriggio in compagnia, anche se la motivazione è forte, lo si sente guardando i manifestanti e parlandoci.

Fa una certa impressione tornare a casa, leggere i quotidiani italiani e scoprire che è stato dato spazio a disordini di alcuni infiltrati, scontri che quasi tutti i manifestanti non hanno visto né sentito. E dispiace, soprattutto, perché per le persone arrivate a Copenaghen, magari dopo 20 ore di treno, non hanno vissuto né messo in pratica una protesta violenta e sarebbe un peccato che così venissero rappresentati.

Oggi scriverò qualcosa di più dettagliato, ma vedo che già questa breve cronaca ha suscitato commenti e reazioni.
Spero di sentire quel che ne pensate.

sabato, dicembre 12, 2009

Per qualche giorno al centro del mondo.

Il titolo del post prende spunto da una frase che mi ha detto ieri una persona con cui ho parlato, specificando che sì, la Danimarca in questi giorni sembra essere al centro del mondo, ma in generale si parla più di quanto si agisca, persino qui (non è tutto oro quello che luccica, nemmeno in Danimarca? Vedremo, ne scriverò in modo più approfondito).

Ebbene sì, sono a Copenaghen, un po' stordita dal vento freddo - vabbè, mi sono abituata a Roma, ma credo non faccia più freddo che nel nord Italia - e sommersa dalle mille cose interessanti da fare e da vedere.
Ieri sera ho familiarizzato con alcuni dei luoghi principali tra quelli gestiti dalle organizzazioni indipendenti: dalla City Hall Square, completamente verde e fluorescente grazie a Hopenhagen, la sede del KlimaForum, dove tutte le ONG si riuniscono in un ambiente vitale, pieno di energia e fermento, con mostre, incontri e musica. Posti che sono anch'essi il cuore di questo COP15 e che tornerò a visitare.

Ieri sera abbiamo (e con noi intendo anche Angelo, il videomaker che mi assiste nella parte video) partecipato a una cena tipica e fatto alcune interviste, il risultato lo vedrete su A voi comunicare.

Intanto, il primo post lo trovate qui (e presto ne arrivano altri).
E ora vado a prepararmi: oggi c'è il Global Day of Action!

giovedì, dicembre 10, 2009

Un'inviata a Copenaghen: il COP15 per A voi comunicare

Una delle cose che mi ha sempre appassionato da quando mi occupo di Rete è la capacità che le nuove tecnologie danno di scambiare informazioni, aggregare persone e trovare modi, anche imprevisti, di avere impatto su pezzi grandi e piccoli della società.
Questo è quello che studio da alcuni anni e di cui mi occupo anche per lavoro, con Micromacchina e La città dei cittadini e, in modo diverso, anche con il blog di PDF Europe.

Per questo motivo già da un po' guardavo con interesse alle varie iniziative legate a COP15, il summit internazionale sul cambiamento climatico, in cui - si auspica - verranno prese decisioni importanti (e vincolanti) legate al futuro del pianeta.
E per questo sono stata molto contenta della proposta di diventare l'inviata a Copenaghen per A voi comunicare, il blog di Telecom Italia che si occupa di ambiente e sostenibilità e che sta già seguendo a distanza il summit.

Da domani, dunque, sarò a Copenaghen, dove seguirò un po' di eventi interessanti e li racconterò con parole e video. Qui sotto tutti i modi per seguire le mie "cronache danesi":

Ho individuato una serie di mostre e incontri da seguire, ma - naturalmente - se ci sono iniziative o persone che ritenete particolarmente interessanti segnalateli qui.
Ci risentiamo da Copenaghen!

Saltare il caimano (più o meno consapevolmente)

Francesco Cundari sul Foglio di martedì 8 dicembre:

Silvio Berlusconi e Pier Luigi Bersani dovrebbero dunque rendersi conto di quanto il sinistro scampanio del “No-B Day” risuoni per loro, e per tutti e due in egual misura. In nome della lotta alla “partitocrazia”, alla corruzione e allo strapotere della “casta”, nel corso di questi quindici anni, si è abbattuto un intero sistema di pesi e contrappesi politico-istituzionali: nel partito personale, moderno e leggero, in cui le correnti sono messe al bando e non è prevista alcuna forma di democrazia interna, nessuno può legittimamente mettere in discussione il leader.

In nome della governabilità e del bipolarismo si è raccontato agli italiani che con il loro voto avevano il diritto di scegliere non già il Parlamento, ma direttamente il governo, e pure il presidente del Consiglio (il cui nome è stato proditoriamente inserito sulla scheda elettorale, ad alimentare quella falsa convinzione). La decadenza e l’emarginazione del Parlamento che ora tanti lamentano è frutto di queste scelte, che a sinistra molti ancora rivendicano. Il Parlamento è stato di fatto sottomesso al governo, e il governo al presidente del Consiglio. E lo stesso è accaduto dentro i partiti, ormai quasi tutti ridotti a proprietà personale di leader inamovibili.
F. Cundari, Il salto del caimano

L'articolo intero è qui.

Da PDF Europe a PDF 2010 (riassunto per il futuro)

Andrew Rasiej parla di PDF Europe a NextGenWeb: com'è andata la conferenza, le differenze anche culturali tra USA e Europa e cosa aspettarci dal 2010 e dalla prossima conferenza di New York:



(l'appuntamento è per giugno 2010)

martedì, dicembre 08, 2009

Dopo PDF Europe: riflessioni in ritardo e punti di (ri)partenza

Mi rendo conto che sono passate più di due settimane dallo svolgimento di PDF Europe e io non ho scritto praticamente nulla (o quasi).
Ho avuto ruoli differenti, da moderatrice di un panel a parte dello staff, secondo necessità: per me è stata un'esperienza personale e professionale molto importante e significativa, e non solo perché di PDF sono stata una fan per tre anni prima di collaborare con loro.

La cosa paradossale è che l'evento è stato analizzato da me in lungo e in largo prima con gli organizzatori e gli speaker, poi con gli altri amici presenti, sia a Barcellona che al ritorno in Italia.
Provo quindi a mettere insieme qualche riflessione.
Come punto di partenza segnalo i post riassuntivi (e pieni di link interessanti) di Antonio Sofi su Spindoc e di Micah Sifry su Personal Democracy.

1. Il primo obiettivo di questa conferenza era porre le basi per la creazione di un gruppo europeo di gente interessata a questi argomenti, far conoscere persone, dare la possibilità di un punto di incontro e discussione - e chissà cosa ne nascerà.
Una cosa piuttosto interessante è stata vedere l'interazione - a volte piuttosto circospetta - tra persone che lavorano nello stesso settore ma da "lati" e prospettive diverse: alla conferenza hanno preso parte politici, spindoctor, giornalisti, attivisti e molte altre categorie ancora.
Jon Worth ha provato a tracciarne una personale e semiseria schematizzazione, vale la pena dare un'occhiata.

2. Uno degli interrogativi più ripetuti riguardava l'esistenza e l'eventuale creazione di un dibattito su temi di portata europea: l'Europa è un nuovo campo di azione, politica e governo, presto o tardi dovremo rendercene conto.
Ma, se in Italia ne abbiamo appena una vaga percezione (magari dovuta alle recenti elezioni e a qualche decisione che ha fatto scalpore), ci sono nazioni che invece fanno da pionieri nel creare un nuovo tipo di sfera pubblica. Ne dà testimonianza la mappa sulla blogosfera europea che Anthony Hamelle (Linkfluence) ha presentato a PDF Europe. In realtà le nazioni studiate sono quattro: Francia, Germania, Paesi Bassi e Italia. Le informazioni su come sia stata svolta la ricerca saranno disponibili dall'inizio del 2010, vale la pena tenere gli occhi aperti. [Nell'attesa segnalo l'articolo di Raffale Mastrolonardo su Corriere.it]

3. A che punto è l'Europa? Ho provato a raccogliere un po' di spunti in un pezzo pubblicato su Spindoc.
Come è facile aspettarsi, le prospettive nazionali sono varie e controverse e un'identità europea ancora non c'è e chissà se ci sarà mai. Ma forse è meno importante rispetto alla consapevolezza che molte decisioni si prendono a livello europeo e che occorre una sempre maggiore attenzione e informazione. E capacità di divulgazione presso i propri lettori.
I blogger europei - per quanto possa suonare paradossale la definizione - esistono e "lottano insieme a noi". Parlano di argomenti difficili e hanno punti di riferimento che ci sono ignoti. Ma vale la pena provare a leggerli e ascoltarli. E capire che parlano di cose molto più vicine di quanto pensiamo.



Per finire ( e su un piano del tutto personale).
Un grazie enorme va a Marc, Maria, Andrew e Micah, che mi hanno dato questa opportunità e che mi hanno insegnato molto. E grazie, davvero, anche a Ikuska, Anthony, Nancy, Clément, Gemma, Joakim, Edgar e tutti gli altri ragazzi dello staff: è stato impegnativo, moltissimo, e altrettanto divertente.
In più ho avuto la fortuna della presenza di un piccolo contingente italiano che non ha fatto mancare interventi, idee, suggerimenti e riflessioni - oltre che sorrisi e sostegno morale vario mentre correvo da un lato all'altro o mi agitavo prima del mio panel.
Barcellona "treated me well", come si suol dire, con un tempo meraviglioso, gente incredibile e persino una giornata di decompressione a spasso per il Barrio Gòtico e in visita (e lo desideravo tanto) alla Sagrada Familia.
Appuntamento all'anno prossimo!

giovedì, dicembre 03, 2009

Manuel Castells e il Nobel a Internet

Grazie all'invito di Reti, ieri ho avuto modo di assistere a un intervento di Manuel Castells su comunicazione e potere (anche titolo del suo ultimo saggio).
Per me è stato molto interessante e anche emozionante, pensando a quanto mi sono serviti i suoi libri per i miei primi studi sulla società dell'informazione e per la mia tesi di laurea.

Spero di avere tempo per mettere insieme un po' di appunti e riflessioni sul suo intervento - o magari lo farò più avanti, quando avrò terminato la lettura del libro.

Vorrei cogliere l'occasione, però, per dare conto di una risposta di Castells a una delle domande che gli sono state fatte: a fine intervento Arturo Di Corinto ha chiesto al professore se fosse d'accordo con l'iniziativa che vuole assegnare il Nobel per la pace a Internet.
Ho notato che ieri qualcuno ha dato conto della risposta in modo riduttivo e impreciso e vorrei precisare un po' meglio, perché è stata abbastanza simile alla mia reazione a questa campagna mediatica degli ultimi giorni.
Castells ha detto che ci sono molte iniziative che davvero operano per la pace nel mondo e che quel premio (che è "un bene scarso", parole sue) andrebbe dato a una di queste organizzazioni, anche per dare loro spazio o visibilità che normalmente non hanno.
"Poi, certo, non sono contrario a questa campagna" ha precisato "ma chi andrebbe a ritirare fisicamente il premio? Se così fosse mi piacerebbe che fosse Tim Berners-Lee, che ha davvero fatto qualcosa che ha cambiato il mondo".

martedì, novembre 24, 2009

Il presidente Obambi?

Dopo averlo definito Obambi in campagna elettorale, Maureen Dowd non è per niente tenera nel giudicare il recente comportamento di Obama da presidente:

People need to understand what the president is thinking as he maneuvers the treacherous terrain of a lopsided economic recovery and two depleting wars.

Like Reagan, Obama is a detached loner with a strong, savvy wife. But unlike Reagan, he doesn’t have the acting skills to project concern about what’s happening to people.

Obama showed a flair for the theatrical during his campaign, and a talent for narrative in his memoir, but he has yet to translate those skills to governing.

As with the debates, he seems resistant to the idea that perception, as well as substance, matters. Obama so values pragmatism, and is so immersed in the thorny details of legislative compromises, that he may be undervaluing the connective bonds of simpler truths.

All'inizio del pezzo aveva già approfittato del gran parlare attorno al libro di Sarah Palin per un paragone (strumentale) tra il presidente e la - spesso ridicolizzata - ex candidata del partito repubblicano.
L'espediente serve anche per sottolineare il mancato seguito dato al movimento grassroots che ha sostenuto il candidato Obama, ma che ora appare spesso dimenticato dal presidente Obama:

It’s time for the president to reinvent this formula and convey a more three-dimensional person.

Palin can be stupefyingly simplistic, but she seems dynamic. Obama is impressively complex but he seems static.

She nurtures her grass roots while he neglects his.

Certo, non è tutto qui, l'analisi non è precisa e articolata.
Però devo dire che ha un certo riscontro con una serie di discorsi che ho sentito in questi giorni da parte di amici americani presenti a PDF Europe e molto coinvolti nel mondo della politica.
La sensazione di staticità su alcuni argomenti (Afghanistan?*) e le promesse non mantenute (soprattutto per i diritti della comunità LGBT, ora piuttosto arrabbiata) sono argomenti molto discussi tra chi ha creduto in Obama, lo ha sostenuto e votato e ora non sa più quale sia la sua agenda politica - almeno questa è la mia impressione, ascoltando.

Poi c'è un'altra questione, particolarmente cara a chi si è occupato di comunicazione online, di gestione del movimento grassroots, del successo che è stato legato alla Rete, più o meno a proposito: il mancato spazio al movimento che lo ha sostenuto, a partire da alcune nomine (i posti chiave nell'amministrazione non sono andati a chi ricopriva i corrispettivi ruoli nello staff della campagna elettorale) fino all'assenza di importanza data a quelle istanze, a quelle persone.

Certo, Obama governa da meno di un anno ed è comunque molto impegnato in una battaglia, quella sulla riforma sanitaria, che potrebbe essere determinante su molti fronti.
Forse ha ragione Paolo, i movimenti entrano in sonno quando raggiungono il loro scopo. Il mio dubbio è che non si siano addormentati loro, ma che piuttosto si siano ritrovati senza la direzione e l'importanza che avevano in campagna elettorale - ma su questo vorrei approfondire e sentire opinioni.

Il rischio è che alzare così tanto - e volontariamente - le aspettative gli si ritorca contro in modo ben più pesante di quanto accaduto fino ad ora.
Il tempo da candidato "inspirational" è finito, vediamo come se la caverà, piuttosto, il pragmatico presidente Obama.


Aggiornamento ore 20.50: ho trovato un articolo di Jeffrey D. Sachs sulla paralisi politica americana, dal titolo "Obama in chains"

*una decisione è annunciata per i prossimi giorni

giovedì, novembre 19, 2009

Personal Democracy Europe a Barcellona (20-21 novembre)

Domani e sabato a Barcellona si terrà la prima edizione europea del Personal Democracy Forum.
Sono molto contenta che questo appuntamento - che seguo da tre anni negli USA - sia arrivato anche qui, con l'obiettivo di analizzare il rapporto tra tecnologia e politica e, in prospettiva, anche contribuire a creare una comunità permanente di persone che lavorano nel settore e riflettono su questi temi. E sono molto contenta che ci siano diversi italiani in programma (giorno 1, giorno 2) a discutere su questi temi in una prospettiva più ampia di quella di casa nostra, ne verranno fuori riflessioni interessanti.

La conferenza non è trasmessa in streaming ma tutto verrà registrato e messo online nei giorni successivi. Se però siete interessati potete seguire quello che verrà detto su Twitter col tag #pdfeu

Oltre a dare una mano all'organizzazione, venerdì sarò moderatrice di un panel intitolato "How Blogs are Transforming Politics". Sarà utile confrontare il processo avvenuto negli Stati Uniti con quello che sta accadendo in Europa, grazie agli speaker John Aravosis (USA), Heidi Nordby Lunde (Norvegia), Mick Fealty (Irlanda del Nord) e Nicolas Vanbremeersch (Francia).

Penso che tra i punti più interessanti ci siano alcune domande:
- come le "blogosfere politiche" nazionali si sono formate e se ci siano opinion leader che hanno creato contatti e relazioni con i media
- se c'è un interesse per questioni non solo nazionali ma a livello europeo
- le sfide che i blogger pongono ai mainstream media, se c'è collaborazione o conflitto, e come questo rapporto si articola.

Mi rendo conto che sembra fantascienza pensando a quello che (non) succede in Italia, ma dai primi scambi di opinioni con gli speaker sono emerse considerazioni inaspettate e spero accadrà altrettanto nel confronto col pubblico.
Non credo potrò fare una cronaca in tempo reale, ma se ci sono osservazioni mi piacerebbe portarle nel dibattito, e di sicuro ne scriverò la prossima settimana, al mio rientro in Italia.

Saluti da Barcellona! :)

martedì, novembre 17, 2009

Troppo giovani per esistere: Capitale Digitale under 21

Un biglietto di auguri ricevuto per il mio ultimo compleanno diceva "sei ancora troppo giovane per esistere" (frase che mi ripete spesso un'amica e, ormai, anche molti altri).

La frase mi è tornata in mente leggendo l'invito a "Under 21 - nativi digitali", un evento organizzato da Capitale Digitale, che coinvolgerà giovanissimi già molto brillanti.
Purtroppo non sarò presente, ma devo dire che sarei stata curiosa di ascoltarli: un approccio nuovo, forse ingenuo, chissà, di sicuro un po' di "aria fresca".

Un paio di loro li ho già incrociati: Nicola Greco in particolare a Venice Sessions, dove è stato un oratore incredbilmente spigliato, e Marco De Rossi un paio d'anni fa al Festival della Creatività (dove stavo praticamente per chiedergli la carta d'identità perché 17 anni erano troppo pochi per tutto quello che aveva già fatto).
L'impressione che ho avuto in entrambi i casi è di persone intraprendenti e capaci, determinate e per niente spaventate dal mondo "dei grandi". I quali "grandi" faranno bene a dar loro opportunità senza mettere pressione, ché il cinismo si fa sempre troppo in fretta a impararlo e fa atrofizzare l'entusiasmo.

Poi mi verrebbe di dire qualcosa a loro, ma fa quasi impressione pensare di dare consigli a gente che ha 10-12 anni meno di te (quando tu hai un po' di esperienza, ma non così tanta più di loro, a quanto pare) e lavora, di fatto, nel tuo settore.
Allora, alla fine, direi loro quello che dico spesso a me stessa: di non perdere l'entusiasmo, di trovare stimoli nel proprio lavoro e di avere il senso delle cose, del contesto, dell'età. Di avere un po' di fretta, ma di non confonderla con l'ansia.
E poi, beh...in bocca al lupo!

venerdì, novembre 06, 2009

Un souvenir qu'on va chérir

C'è stata una sera, ormai un paio d'anni fa, in cui sono tornata a casa riflettendo su alcune cose e dicendomi "adesso appena torno a casa le scrivo sul blog".
Beh, era un periodo particolare, in cui questo blog era molto più una specie di diario, dove molto più spesso raccontavo le cose che facevo e la mia vita quotidiana, anche perché abbastanza fuori dal comune, in quei mesi.
Ma più di tutto ho pensato che volevo farlo per ricordarmi alcune cose precise, perché sapevo che molto più probabilmente le avrei rilette, ripercorrendo quei mesi attraverso le cose scritte qui. E così è stato.

Stasera sono tornata a casa pensando più o meno la stessa cosa, ma non a seguito di particolari riflessioni (cosa che sembra non riuscirmi ultimamente), ma della semplice constazione che oggi - o ieri, o due giorni fa, non so con precisione - ho raggiunto un traguardo. Non so se dovrei definirlo sogno oppure obiettivo, fatto sta che è lì, era un desiderio forte e ce l'ho fatta a realizzarlo.

Me ne sono resa conto oggi, tra il lavoro e l'acquazzone che mi sono presa, tra un incontro in libreria e un panino mangiato al volo, e non ho nemmeno davvero esultato, pur sentendomi davvero soddisfatta.
Ho pensato che forse ormai è così, che a meno di un lavoro per cui vinci campionati (o elezioni? mh), il momento in cui raggiungi qualcosa a cui tieni arriva di solito in un marasma di impegni, piccole incombenze quotidiane, progetti di vario tipo e forme assortite di "fare andare avanti la baracca". Hai appena il tempo di guardarti intorno, chiederti se l'hai davvero fatto tu, e come, e quando, e se è merito tuo o hai avuto fortuna.
Ma molto in fretta, mentre guardi alle cose che hai in mano e sbirci un pochino avanti, mentre cerchi parole per le cose che fai, mentre accumuli libri da leggere e fogli con appunti per cose che un giorno forse scriverai. Mentre ti chiedi se ci sono altre cose che vuoi, altri obiettivi, e ti accorgi che non hai il tempo di fermarti a pensare nemmeno più a quello.
E che questo è difficile da capire e forse più ancora da accettare, che la vita sia fatta sempre meno di grandi momenti, e prepararsi per qualcosa, prepararsi a qualcosa, è semplicemente quello che facciamo per la maggior parte del tempo, spesso senza rendercene conto, assorbendo la provvisorietà che è in quasi tutto e tenendoci stretto quel poco che - per incredibile fortuna o bravura - precario non è.

giovedì, novembre 05, 2009

Prove di SuperFlash

Da qualche anno mi capita (!) di avere uno stipendio e di dovermelo gestire da sola. Ovviamente la prima necessità (oltre ad averlo, lo stipendio) è di semplicità massima.
In questo senso la principale rivoluzione è quella chiamata home banking: poter gestire le operazioni dal computer, a casa mia, senza file chilometriche in banca.
Devo dire che in questo senso non mi posso lamentare di quella che da un paio d'anni è la mia banca, Intesa San Paolo: pago affitti e bollette, ricariche, controllo gli accrediti, il sistema è piuttosto semplice. Insomma, niente cose superflue in questa gestione dell'economia della sottoscritta, altrimenti mi incasino.

Però da diverse settimane continuavo a vedere la pubblicità della carta SuperFlash sulla homepage del sito della banca ogni volta che lo aprivo e mi ero incuriosita. Solo che poi l'idea di una fila in banca per chiedere informazioni mi faceva desistere.
Per una curiosa combinazione (ché non è un argomento di cui capita di parlare di solito) qualche mese fa sono stata contattata da Banca Intesa per provare la carta e usarla un po', e quindi mi sono decisa.

Sono diligentemente andata in una filiale vicino casa mia (dove *non* ho fatto la fila) e un gentile impiegato mi ha spiegato tutte le funzionalità per filo e per segno.
Devo dire che, quando ho avuto in mano la carta, la prima cosa che ho pensato è stata "ehi, ora ho due carte di credito!" - effetto deleterio di troppi film americani (poi ovviamente subito dopo mi son detta "scema, ma i soldi sono sempre quelli!*").
La carta superflash, in effetti, funziona sia come carta di credito che come bancomat, in modo assolutamente analogo. In più però funziona come un conto, sia perché alla carta è associato un IBAN (dove farsi accreditare il fatidico stipendio di cui sopra), sia perché puoi gestire tutte le operazioni anche da Internet, nella modalità home banking di cui sopra.
All'atto della consegna della carta mi è stata infatti data anche la o-key (che conoscevo bene, essendo già cliente Intesa), un dispositivo elettronico che fornisce un codice numerico a ogni accesso e operazione, per rendere più sicuro il tutto.

Insomma, ho fatto normalmente le operazioni che faccio di solito: prelievo, pagamento, una prova di accredito. Ecco, tutto molto semplice, la cosa per me fondamentale, anzi quasi quasi la consiglio a quegli scapestrati dei miei fratelli all'università (così almeno ogni mese non stiamo col timore che prosciughino il conto di famiglia).

Un appunto frivolo?
Beh, l''effetto che fa usare due carte di credito! ;-) A dirla tutta questa cosa mi è anche servita una volta: all'ennesimo acquisto dell'ultimo minuto di biglietti del treno al call center di Trenitalia decidono misteriosamente che la mia carta solita non va bene:
"Ma come, è una MasterCard"
"No, non me la prende, signorina"
"Ma ci ho pagato una cosa ieri"
"Mi dice che la carta non è valida...ma non ne ha un'altra?"

E lì, sentendomi eroina di romanzi femminili, dico "ehi, sì!" e agguanto la superflash, portando a termine l'acquisto.
Ora, però, l'unico problema è che ora mi sarò pure abituata all'idea di avere due carte, ma...ho sempre uno stipendio solo!


*sulla carta erano caricati 100 euro con cui ho fatto qualche piccola spesa

lunedì, novembre 02, 2009

I sondaggi pre-elettorali spiegati ai cittadini (ok, del New Jersey, ma comunque)

Nate Silver di FiveThirtyEight propone una sintesi dei sondaggi pre-elettorali sull'elezione del governatore del New Jersey.

In un'elezione dal risultato ancora in gioco (alcuni sondaggi danno i due candidati alla pari), trovo piuttosto interessante una spiegazione di questo tipo.
Purtroppo non ho la competenza necessaria per essere d'accordo o contestare quanto viene detto, ma mi piacerebbe davvero molto che i risultati dei sondaggi venissero esposti in modo così articolato anche ai "comuni mortali": magari smetteremmo di farci prendere dall'ansia dei numeri, magari verrebbe sparato a caso qualche numero in meno, magari avremmo qualche elemento in più per orientarci nella giungla di cifre.
O magari no, eh, ma se non altro qualcuno dovrebbe sforzarsi un altro po'.

Ovviamente se qualcuno ha cognizione di causa su queste cose mi farebbe piacere saperne di più.

Factcheck.it: un percorso di ricerca per raccontare la realtà. Partendo dai fatti.

Raccontare la realtà partendo dai fatti: sembra quasi banale dirlo, ma banale non è, lo sa bene chiunque fruisca dell'informazione con un minimo di senso critico.
Lo spiega bene Sergio Maistrello:

Da tempo ragiono sul fatto che forse il factchecking potrebbe essere una dignitosa via d’uscita dalla pericolosa fase di involuzione della vita democratica italiana, dove chi parte per la tangente detta le regole del gioco e si porta dietro tutti, invece di essere energicamente richiamato all’ordine.

Noi tutti crediamo di partecipare attivamente alla ricerca della verità e del bene comune indignandoci per i fatti che ci vengono riportati, alimentando passaparola spesso isterici e confezionati in modo ideologico, aggiungendo furore a dettagli incompleti e imprecisi. Facciamo, in realtà, proprio quello spesso ci si aspetta da noi: confondere ulteriormente la realtà. Crediamo di ergerci a protagonisti della nostra storia, invece siamo solo il coro greco sullo sfondo della tragedia di una civiltà.



Ed è appunto qui che FactCheck.it prova a fare qualcosa di diverso, nella sua normalità: "un osservatorio spontaneo, nato per studiare le tecniche e dare visibilità a chi si impegna sulla via della riscoperta dei fatti. In questa fase si propone l’unico scopo di tenere traccia degli esperimenti e segnalare risorse a tema. È aperto alle riflessioni e alle segnalazioni di tutti.".

Buon lavoro, allora. E grazie.

domenica, ottobre 18, 2009

Venice Sessions 4: "Il futuro dei media nell'era digitale"

Giorni di viaggi e di impegni su vari fronti: venerdì a Bologna l'incontro su giovani e partecipazione (ne scriverò presto), weekend a Milano e domani a Venezia dove martedì si svolgerà il quarto appuntamento di Venice Sessions con tema "The future of media in a Digital Age":
Il lavoro di ricerca continua e la Digital Age disegna ogni giorno nuovi scenari di cambiamento.
Di fronte alle trasformazioni epocali che stanno stravolgendo il modo con cui oggi si fa informazione e comunicazione, proviamo a ipotizzare punti di arrivo.

Come sarà l'informazione tra dieci anni?
E quale scenario mediatico si va definendo sotto il nostro sguardo
?



L'evento verrà trasmesso in diretta.
Qui trovate elenco degli speaker e programma della giornata.

mercoledì, ottobre 14, 2009

La città dei cittadini 2009: dibattiti sulla partecipazione

La quinta edizione de La città dei cittadini è in partenza con tre giorni ricchi di eventi:


Nell'ambito di quest'ultimo incontro sarò relatrice per parlare di nuove tecnologie e cittadinanza, e sono davvero curiosa di come sarà parlarne a dei ragazzi di scuola superiore.

E le iniziative della Città dei cittadini non si fermano qui...

sabato, ottobre 10, 2009

Google fellowship per PDF Europe

Le iscrizioni al Personal Democracy Forum Europe sono aperte e la lista di speaker è davvero impressionante (e non è ancora finita qui)!

Vi aggiorno con una novità davvero interessante. Google, sin dall'inizio uno degli sponsor di PDF, offre venti fellowship, una sorta di "borsa di studio" che copre i costi di alloggio e iscrizione.
Ecco qui un po' di informazioni a riguardo:


Are you an entrepreneur, policy maker or developer making public sector
information and the political process more accessible?

Google and Personal Democracy Forum are teaming up to offer registration fellowships that cover the full forum registration costs, plus two days lodging, in order to enable twenty well-qualified, creative public sector entrepreneurs to attend PdF's first conference in Europe, at the Torre Agbar in Barcelona, November 20-21.

Fellows will be chosen based on evidence of how you've turned ideas into action and into new applications of technology in the political or civic arena.



Cosa fare per partecipare? Leggere e compilare qui.
E siate veloci: la scadenza è il 21 ottobre!
Ci vediamo a Barcellona!

giovedì, ottobre 08, 2009

Il sacrificio del diritto al potere politico

(via M.Elena)

Durante il corso della modernità abbiamo troppo sacrificato il diritto all’ombra
pesante del potere politico, lo abbiamo ridotto a una misura che non gli è
congeniale, si è dimenticato troppo la sua inabdicabile socialità e lo si è
fatto specchio dello Stato, ossia di un apparato di potere. Oggi che lo
statalismo moderno è in crisi profonda; oggi che la dimensione economica sta
prendendo il sopravvento su quella politica e che sempre più siamo chiamati a
considerare un orizzonte globale; oggi che, come giuristi, stiamo contemplando
l’erosione ogni giorno più squassante del massiccio sistema delle fonti
edificato con pietra forte dai nostri padri ma simile ormai a un castello di
sabbia; oggi, noi dobbiamo prendere coscienza che è giunta l’ora di un recupero
che restituisca il diritto alla storia, ossia al movimento e al mutamento,
rendèndolo dimensione di una civiltà in cammino e toglièndogli quella
separatezza e quel distacco conferìtigli dal marchio a fuoco del potere.


—Paolo Grossi, Uno storico del diritto alla ricerca di se stesso




[Paolo Grossi è uno dei giudici costituzionali che ieri ha deciso sul Lodo Alfano]

giovedì, ottobre 01, 2009

The videino moment is back

Ebbene sì, Tolleranza Zoro è tornato sui vostri schermi (sul blog di Diego e ogni settimana a "Parla con me").



Tra mele, congressi e ricerca del paese...beh, provate a dire che non vi era mancato!

Nuova influenza: i medici di base fanno chiarezza

Si sente spesso parlare di influenza H1N1, virus A, vaccini e cose collaterali, da mesi e in toni francamente allarmisti.

Abbiamo passato l'estate pensando che Londra e New York fossero preda di una pandemia e la gente andasse in giro con mascherine e guanti sterili - e no, non era vero.

Abbiam trascorso mesi col timore di essere invasi, aspettando il primo morto, i primi dati catastrofici.

Le ultime settimane sono piene di racconti di provvedimenti che vietano baci e strette di mano, probabilmente ad alcuni di noi è capitato che conoscenti si pulissero le mani dopo averci salutato o che addirittura mantenessero le distanze.

Senza voler sottovalutare l'influenza dell'anno segnalo un'utile iniziativa dei medici di base della provincia Barletta-Andria-Trani.
Si tratta di alcune norme per fare chiarezza sulla nuova influenza. Vi invito a leggere i punti, partendo dal primo, che afferma che "il virus A (H1N1) è un normale virus influenzale".
Il resto delle indicazioni sono, come dire, improntate al buon senso.
Parola di medico.

lunedì, settembre 28, 2009

I manifesti di "Berlusconi l'Intoccabile" colpiscono ancora - a Londra

Un paio di settimane fa sul blog di PDF Europe ho analizzato l'impatto delle culture partecipative sull'opinione pubblica, partendo da alcune esperienze americane e confrontandole con quelle nostrane. Le mie riflessioni sono state poi riprese e ottimamente ampliate da Antonio su Spindoc.

Uno dei casi più curiosi (forse anche perché "misteriosi") è l'affissione di manifesti di Berlusconi nel manifesto del film "Gli Intoccabili", notate sia a Milano che a New York, senza che nessuno se ne attribuisse la paternità.
Alcuni giorni fa capita una cosa inattesa: gli autori dei manifesti, i ragazzi della Younger Meat Production mi scrivono per ringraziarmi dopo aver letto il mio articolo in inglese.
E, in più, mi spediscono queste:




Sono le foto dei ben noti manifesti. A Londra, stavolta (trovate anche alcune indicazioni geografiche per localizzarli).
La Younger Meat Production invita a far circolare le foto e a scriverne, se vi va.
Ho pubblicato le foto sul mio account di Flickr, ma potete farne quel che volete (c'è pure la licenza Creative Commons).

La promessa della YMP è che queste azioni continueranno. Occhi aperti, quindi (io naturalmente sono curiosissima)!!!

venerdì, settembre 04, 2009

Amnesty International sugli attacchi omofobici in Italia

Sara mi gira questo comunicato di Amnesty International:

3 September 2009
Homophobic attacks on the rise in Italy
In the wake of three serious homophobic attacks in Rome over last 10 days, Amnesty International is concerned by mounting evidence pointing to the rise of intolerance towards lesbian, gay, bisexual and transgender people in Italy and calls for effective investigations and preventive measures.

On 22 August 2009, a gay couple were reportedly assaulted by a far-right activist nicknamed “little swastika” after leaving a nightclub in Rome, and being observed kissing in public. One of the victims was allegedly stabbed with a knife and required life-saving surgery. The alleged assailant was initially released on bail, before taken back into custody pending trial.
On 29 August 2009, another nightclub in Rome which organises a well-known weekly gay night was subject to an attempted arson attack, when a window was
broken and inflammable liquid ignited. Nobody was hurt, as the building was closed for refurbishment at the time and the flames were rapidly extinguished by
the fire-brigade.
On 2 September 2009, two large fire-crackers were thrown by two skin-heads into a crowd of passers-by on San Giovanni in Laterano Street in Rome. The street is well-known for being popular with Rome’s lesbian, gay, bisexual and transgender community. Fortunately, only one person was slightly injured. The two attackers were able to escape and a police investigation has been opened. Several other homophobic attacks have been reported in the last few weeks in Rome and other towns across Italy.

No official statistics on hate crimes targeting lesbian, gay, bisexual and transgender people are retained. However, Arcigay, Italy’s leading gay rights
organization, which documents homophobic incidents, has recorded as many reported incidents in the first eight months of 2009 as in the whole of 2008.

Against this background, Amnesty International calls on the Italian authorities to ensure that crimes targeting individuals on the basis of their sexual orientation or gender identity are effectively investigated and that anyone reasonably identified as responsible to be brought to justice. The Italian authorities should also place greater emphasis on combating homophobic attitudes and ensuring greater security for lesbian, gay, bi-sexual and transgender people.



Vediamo cosa (e se) risponderanno le autorità italiane...

mercoledì, settembre 02, 2009

Personal Democracy Forum Europe: come la tecnologia cambia la politica (Barcellona, 20-21 novembre)

Chi legge questo blog e chi mi conosce sa che da tre anni sono una grande fan di Personal Democracy Forum, la conferenza americana che esplora il rapporto tra tecnologia e politica.
Il lavoro di PDF, questo l'acronimo, è stato ed è importante nell'analizzare lo scenario (anche con il blog TechPresident), nel creare un gruppo di persone interessate e attive, nel realizzare progetti innovativi. Insomma, una di quelle cose che “ah, se l'avessimo anche noi”.


In Europa il contesto non è altrettanto sviluppato e di sicuro è differente e molto più variegato, ma ecco, PDF arriva anche qui: il prossimo 20 e 21 novembre a Barcellona si terrà la prima edizione del Personal Democracy Forum. L'organizzazione è affidata a Marc Lopez Plana, Javier Majàn e Maria Jesùs Rojo, creatori di Nuestra Causa.
Il gruppo di lavoro è però ampio e comprende persone di varie nazioni europee. Ne faccio parte anche io, con l'ulteriore incarico di scrivere per il blog PDF Europe (integrato in quello americano ma con una sua categoria). L'obiettivo - ambizioso e non semplice - è cercare di costruire qualcosa di simile anche in Europa, una cosa complicata, ma molto affascinante e piena di potenziale.

Naturalmente idee e consigli per eventuali argomenti da trattare, speaker e tutto quello che vi viene in mente - per il programma il tempo è più ridotto, cercheremo di chiuderlo quanto prima - sono graditissimi.
L'invito per tutti è di iniziare a leggere e partecipare...e di venire alla conferenza, ovviamente!

Ci vediamo a Barcellona?

lunedì, agosto 24, 2009

Parole per cambiare il mondo

Dal blog di PDF Europe:

Writing as a first, basic and nonnegotiable step. Writing to think from the perspective of identity and individuality. Writing to be more, to be the voice of many, to bring together intentions, mend identities. Writing to be read, talked about, linked, distributed. Reading to transform the individual to the collective, the personal to the communal, to rebuild a collective story. Reading, because – as Harold Bloom writes – “only attentive and constant reading provides and fully develops an independent personality.”

Democracy needs voters but, more than that, readers. Reading can wage war against the submission to power, to the establishment, to injustice. Reading is at the front line for freedom. Reading the forbidden, the censored, the omitted. We need to build an alliance of readers for social change. Technology 2.0 allows us to bring back the power of words, discourse and debate because they are the raw material of networks and “conversation”. People made real in digital life in the form of twitters, feeds, posts, comments, links, text messages. People who are words. Words that are networks.



Antoni Gutierrez-Rubi, Words to change the world

mercoledì, agosto 19, 2009

[Spagna] A favore dell'altro: parlare della parte politica avversa

In questi giorni Javier (che ho conosciuto a PDF 2009) e Manuel hanno fatto una specie di esercizio, tutt'altro che di stile: ognuno ha realizzato un post su quanto di buono ha fatto il partito della parte politica avversa. Senza doppi sensi, senza ironie.
E così Javier ha scritto un post sul PSOE, il partito socialista spagnolo, e Manuel sul PP, il partito popolare.

I post sono in spagnolo, l'esperimento è interessante, spero riusciate a leggere.

martedì, agosto 04, 2009

[metafore del giornalismo] Quando Davide incontra Golia (e Golia gli tende una mano)

Cosa succede quando una piccola inchiesta giornalistica entra nel radar di uno dei più grandi giornali al mondo?

Ok, ricominciamo e partiamo dall'inizio e da Spot.us, il progetto di giornalismo locale "community funded": le inchieste proposte da giornalisti freelance riguardano la Bay Area e sono finanziate con microdonazioni da parte della community a cui vengono proposti.

1. Qualche settimana fa la giornalista Lindsey Hoshaw pubblica il pitch della sua inchiesta "Dissecting the Great Pacific Garbage Patch":

I will focus on the human connection to the Great Pacific Garbage Patch—a vast accumulation of floating garbage located within the North Pacific Subtropical Gyre. This swirling current keeps marine debris, mainly plastic, floating together in what amounts to an enormous maritime landfill. [...] This summer, Captain Charles Moore, who is credited with discovering the Garbage Patch, will take a tenth anniversary voyage to collect fish samples from the patch in order to determine the levels of toxins in their tissues. From this we’ll be able to discover whether the fish we eat is contaminated with toxic plastic pollutants.

I’ve been offered a space aboard the ship as the only journalist to chronicle this voyage. [...]


La cifra necessaria è però di 10.000 dollari, ben più consistente della media delle inchieste di Spot.us

2. Alcuni nomi importanti della Rete contribuiscono al finanziamento della storia, portando attenzione (i nomi di chi contribuisce sono visibili nella pagina del pitch) e altre persone disposte a donare una piccola somma - di solito venti dollari.

3. L'argomento dell'inchiesta è locale ma ha rilevanza nazionale e attira l'attenzione del New York Times che si offre, quando l'inchiesta avrà raccolto i fondi necessari, di pubblicarla. Niente di diverso rispetto al processo tipico di Spot.us ma una vetrina di prim'ordine per il risultato finito.
Il Times racconta la storia, creando ulteriore attenzione e, presumibilmente, portando altre persone a contribuire.

4. Il pitch viene finanziato e Lindsey inizia a preparare il suo viaggio...i risultati li vedremo sul New York Times!


Questa la sintesi della storia, che trovate analizzata meglio da David Cohn, fondatore di Spot.us.
Curiosamente, sembra riecheggiare uno dei mantra di Jeff Jarvis, docente di giornalismo e voce nota in questo settore: "Cover what you do best and link to the rest". Che anche il New York Times abbia iniziato a ragionarci?

In tempi di crisi (del giornalismo e non solo), di necessità di reinventarsi (del giornalismo e non solo) e di percorrere strade nuove, la storia del Great Pacific Garbage Patch è un caso o un possibile modello?

martedì, luglio 28, 2009

Un barcamp di...Reti

Giovedì scorso sono stata invitata da Maura a un incontro interno di Reti, la società per cui lavora, un incontro in stile...barcamp!
Reti è una società di lobbying e public affairs con varie divisioni che si occupano anche di formazione, ricerche di mercato e altro ancora. Insomma, i clienti sono importanti e le competenze in materia di comunicazione non mancano di certo, e quindi mi sono molto incuriosita quando Maura mi ha spiegato cosa avevano intenzione di fare.

"Un barcamp però è pubblico" le ho subito premesso quando me ne ha parlato la prima volta.
Portare lo spirito del barcamp in organizzazioni complesse non è semplice e ho quindi provato a raccontarle qualche mia precedente esperienza, dandole piccoli consigli di tipo organizzativo.
Il tema era "Comunicazione e potere: un'idea per Reti": l'ispirazione è stata il libro Communication Power di Manuel Castells, non ancora pubblicato ma già attesissimo.

Devo dire che il risultato mi ha piacevolmente stupito.
Al di là del posto molto bello (la loro abituale sede lavorativa, beati loro) ho apprezzato questa sorta di riunione allargata con moltissime presentazioni su vari argomenti, molta interazione, un clima rilassato...e persino - quasi sempre ;-) - un certo rigore nel tenere i tempi di tutte le presentazioni.
Quasi tutti i presenti hanno tenuto il loro speech - e in termini propositivi, aspetto non banale - conversando nel frattempo su twitter (la prossima volta suggerisco l'uso di un hashtag apposito).

Insomma, a quanto pare, il barcamp funziona anche come modalità di "riunione di lavoro".

Ma il barcamp non dovrebbe essere pubblico?
Sì, è quello che ci siam dette con Maura alla fine dell'incontro.
Beh, intanto trovate delle presentazioni su SlideShare e i video su YouTube.
Poi, ecco, la mia idea per Reti è che gli incontri in stile barcamp si ripetano, sia come riunioni informali interne, sia aprendoli al pubblico, magari per gradi.

Infine vi segnalo l'intervento di Sergio Milano:




La sua meta-presentazione ha suscitato tanto entusiasmo da far creare una instant-fan page su Facebook. Non male come primo barcamp...aspetto il prossimo.

lunedì, luglio 20, 2009

PDF 2009: David Weinberger e la trasparenza

Perché David Weinberger sostiene che Transparency is the new objectivity:

At the edges of knowledge — in the analysis and contextualization that journalists nowadays tell us is their real value — we want, need, can have, and expect transparency. Transparency puts within the report itself a way for us to see what assumptions and values may have shaped it, and lets us see the arguments that the report resolved one way and not another. Transparency — the embedded ability to see through the published draft — often gives us more reason to believe a report than the claim of objectivity did.

In fact, transparency subsumes objectivity. Anyone who claims objectivity should be willing to back that assertion up by letting us look at sources, disagreements, and the personal assumptions and values supposedly bracketed out of the report.


(il resto qui)

Il significato dell'impegno politico (se qualcuno ancora se lo ricorda)

Massimo Adinolfi sulla questione "Grillo e la tessera del PD":

Grillo ha persino ragione, quando ironizza sulla risposta da legulei che il partito democratico ha dato alla sua richiesta di tesseramento. Per due ragioni, una seria e l'altra meno seria. [...] Quella seria concerne invece l'indirizzo a cui Grillo si rivolge col suo Vaffa. Lo ha spiegato per l'ennesima volta ieri sul suo cliccatissimo blog: «in Italia i partiti sono solo i celebranti della liturgia del potere» e «rappresentano sempre più spesso la schiuma della società». Di contro al vecchiume corrotto e oligarchico rappresentano dai partiti e dai loro leader (tutti – indistintamente – salvo Di Pietro che però le primarie non le ha introdotte ancora e a cui, chissà perché, Grillo non se la sente di contendere la guida del partito), sta la nuova era della democrazia partecipativa, dei referendum, delle leggi scritte sotto dettatura popolare, della «votazione diretta del candidato», della fine della delega in bianco: stanno insomma i miracoli resi possibili dalla Rete, dove Grillo prospera. Ma se questo è il profetico messaggio, quel che il PD deve temere non è certo che Grillo prenda la tessera, e faccia così il contrario di quel che va predicando circa l'inutilità dei partiti, ma che non sia forte abbastanza, nella base democratica stordita da un paio di anni di partito non liquido ma in liquefazione, la convinzione e l'orgoglio con cui va difeso tanto il sistema delle istituzioni rappresentative quanto il concorso dei partiti a determinare con metodo democratico la politica nazionale, come detta la Costituzione.


venerdì, luglio 17, 2009

La conferenza PDF su Quinta di Copertina (ah, sì, e pure io)

Questa settimana sono stata ospite di Quinta di Copertina, il podcast settimanale di Apogeonline.

Antonio mi ha intervistato a proposito del Personal Democracy Forum, di cui avevo già parlato.
Sono circa venti minuti in cui racconto un po' di cose che mi hanno colpito nei due giorni di conferenza.
Avevo intenzione di scrivere un altro post ma forse questo è un modo più rapido, e tutti i link sono qui e anche su Apogeonline (il file audio invece è di là).

Spero vi vada di ascoltarla.
Naturalmente sono a disposizione per domande, dubbi, eccetera.

Buon weekend!

giovedì, luglio 16, 2009

Cartoline da New York - edizione 2009


Brooklyn bridge - 2009, originally uploaded by farenheit_81.

Ecco, avevo bisogno di camminare qui

lunedì, luglio 13, 2009

Personal Democracy Forum - un resoconto /1

Anche quest'anno il Personal Democracy Forum è stato una fonte preziosa di spunti, energia, innovazione, conoscenze interessanti e nuovi punti di partenza.
Anche quest'anno Andrew Rasiej, Micah Sifry e tutto lo staff PDF hanno messo insieme il meglio, con un'organizzazione impeccabile.

Provo a sintetizzare:
1. Obama è stato il catalizzatore di moltissime cose, ma è tutt'altro che un punto di arrivo.
Non è simbolico che il primo giorno di conferenza si apra con un confronto tra Joe Rospars, che ha coordinato la campagna New Media di Obama, e Marc McKinnon, suo omologo nella campagna di McCain. Costruire relazioni, incoraggiare l'ascolto, usare la Rete per organizzare le persone sul territorio. "Quando sento i dati impressionanti della nostra campagna online penso subito agli eventi 'offline', alle persone che abbiamo fatto incontrare e collaborare" ha detto Rospars. Quelle persone a cui "Obama ha dato le chiavi per un vero cambiamento".
Tutto già sentito? Certo, ma ora provate a rifarlo. La pratica è tutta un'altra cosa.

2. Il cambiamento comincia dalla Casa Bianca, quando apre la porta.
Altrettanto significativo che il secondo giorno si apra con Vivek Kundra, CIO della Casa Bianca, che fa una presentazione davvero impressionante del sito data.gov e di come i dati pubblici di ogni genere verranno messi a disposizione in formati aperti, facilmente riutilizzabili e con la possibilità di condividerli su varie piattaforme.
Andrew Rasiej ha chiesto a Kundra se possiamo ridefinire il concetto di [dato] 'pubblico' come "searchable, accessible and readable online", ricevendone una risposta affermativa (Andrew ne parla anche qui).
Un passo importante per la trasparenza amministrativa...soprattutto quando si arriva a parlare dell'impiego dei soldi dei contribuenti da parte dell'amministrazione: usaspending.gov.
Compiti per chi vuole: spulciarsi per bene i siti, fare un elenco esaustivo delle funzioni (ma adesso cerco il materiale della presentazione di Kundra) e trarne qualche buona idea.

3. E mentre voi guardate dentro io sbircio fuori...
Uno degli speech più interessanti ed efficaci è stato quello di danah boyd. Il suo intervento è stato centrato sul digital divide relativo alle classi sociali. Dietro il quesito "MySpace vs. Facebook" sono state esposte riflessioni interessantissime su un tema che forse è un po' lontano dal nostro contesto ma è indubbiamente da analizzare, specie se consideriamo che l'esistenza di "sfere pubbliche" (o comunque vogliamo chiamarle) è un dato di fatto di cui non possiamo evitare di tenere conto in tutti gli studi sulla Rete, quale che sia il tema.
Senza contare che il digital divide (strutturale e culturale) è un problema grave che frena lo sviluppo e limita molte potenzialità [mi piacerebbe molto che Alberto leggesse le riflessioni di danah, ad esempio].


Altre riflessioni le rimando a un post successivo.
Se capite lo spagnolo però vi rimando a un bel post di Javier, con considerazioni più ampie (e che, sostanzialmente, condivido).

domenica, luglio 12, 2009

New York, giugno 2009


DSC_0401, originally uploaded by odilaspictures.

Maria è riuscita a catturare un bel momento dei miei giorni a New York. Una foto di quelle in cui ti riconosci, di cui puoi dire "quella sono io".

Grazie.


(le altre bellissime foto di Maria sono qui)

I classici del settore ai tempi del web 2.0

L'altra sera chiacchieravo con Gianluca di un paio di saggi interessanti usciti di recente, Here comes everybody di Clay Shirky (tradotto in Italia da Codice Edizioni...e da Federico) e The whuffie factor di Tara Hunt.
Ho letto il primo l'estate scorsa e ho iniziato da poco il secondo e sono molto curiosa sia perché la costruzione di capitale sociale è un tema che mi appassiona da anni, sia perché al momento il mio lavoro è un po' quello della community manager, ma in senso lato...un po' "più lato" di quanto si riesca a spiegare - e questo fa parte del suo fascino.

Con Gianluca si diceva che questi libri, e altri saggi di questo genere, sono più o meno interessanti ma non sono mai "rivoluzionari", nel senso di spiegarti qualcosa di totalmente nuovo e inatteso. E questo in realtà è abbastanza normale perché abbiamo occasione di leggere e confrontarci con questi autori e pensatori ormai ogni giorno e di conoscere le loro idee e i loro esempi anche nel dettaglio. Loro, gli autori, hanno più possibilità di avere feedback e scrivono libri per sistematizzare in qualche modo concetti e idee di cui parlano tutti i giorni col pubblico dei propri lettori. Però non solo per i propri quotidiani lettori è scritto il libro, e anzi forse sono gli altri, i "nuovi lettori", i più adatti a valutare l'impatto, la novità dei concetti, il loro effettivo valore.

Noialtri, anche in questo caso, siamo immersi in una specie di bolla. Sarebbe interessante sapere da chi lavora nelle case editrici quali sono i criteri con cui vengono scelti i saggi da tradurre, ad esempio, o come i docenti universitari di queste materie scelgono i libri di testo o, ancora, come riusciamo a valutare la portata di un testo rispetto ad altri, come capiamo quali sono i libri che saranno a modo loro "i classici del settore".

venerdì, luglio 10, 2009

Le leggi su Internet in Parlamento - a che punto siamo

Aggiornamenti dall'intergruppo parlamentare 2.0:

1. Il Senato ha definitivamente approvato il “ddl sicurezza” (AS 733-B) nel testo uscito dalla Camera (abrogativo del famoso “emendamento D’Alia)

2. Con il consenso del Governo la Commissione Giustizia della Camera ha deciso di avviare un breve ciclo di audizioni (che dovrebbero concludersi entro la fine del mese di luglio, e che coinvolgeranno anche gli “operatori dell’informazione”) sul tema delle intercettazioni, e di rinviare quindi la presentazione e l’esame degli emendamenti riferiti al “ddl intercettazioni” (AS 1611) a dopo la pausa estiva. Sul tema specifico dell’estensione dell’obbligo di rettifica ai “siti informatici” (art.1 comma 28 del provvedimento) segnaliamo gli interventi:

  • del Sen. Felice Belisario (Italia dei Valori), estensore di un emendamento che esclude dall’ambito di applicazione del comma 28 i “bloggers che non abbiano registrato la propria testata”.
  • del Sen. Luigi Vimercati (PD), che ha richiesto che nel parere formulato dalla Commissione Comunicazioni in merito al provvedimento venisse inserito un rilievo volto a limitare l’ambito applicativo del comma 28 alle sole testate diffuse per via telematica. Tale richiesta tuttavia non è stata accolta nel parere espresso dalla Commissione (v. resoconto) .
  • dell’On. Antonio Palmieri (PDL) che ha avviato una discussione con alcuni esperti della rete e con il Sen. Lucio Malan per “impedire che un’interpretazione estensiva del testo della legge sulle intercettazioni telefoniche colpisse con misure esagerate i blog amatoriali, come se fossero testate d’informazione registrate”. Trovate ulteriori informazioni sul suo blog (ultimi 2 post su questo tema).

mercoledì, luglio 08, 2009

YouTube ci cambia, anche nel fare politica (di autenticità)

Sono andata a New York, e anche tornata.
Sono stata al Personal Democracy Forum per il terzo anno di fila e per il terzo anno sto avendo difficoltà a fermarmi e mettere insieme tutte le cose interessanti che ho ascoltato.

Tanto per rompere il ghiaccio inizio dal video di Michael Wesch, antropologo della Kansas University, autore di uno degli speech più apprezzati, l'unico ad ottenere una standing ovation.

Il titolo del suo intervento e "The Machine is (Changing) Us: YouTube Culture and the Politics of Authenticity":


Di cose da raccontare ce ne sono ancora molte, ma già da ora posso cominciare a darvi un appuntamento al 20 e 21 novembre.
Presto vi racconterò di più...

venerdì, giugno 26, 2009

A New York al Personal Democracy Forum (29-30 giugno)

Anche quest'anno arriva la fine di giugno e anche quest'anno sto per partire per New York per qualche giorno di vacanza e per una conferenza che frequento da tre anni (questo è il terzo), il Personal Democracy Forum, conferenza sul rapporto tra tecnologia e politica con programma e speaker di livello altissimo.
Quest'anno la conferenza si terrà il 29 e 30 giugno, lunedì e martedì.

Avrei voluto più tempo per scrivere qualcosa prima e segnalare le cose più interessanti, ma purtroppo non ce l'ho fatta.
Ad ogni modo, ecco qui i programmi del primo e del secondo giorno e i dettagli sulle breakout session pomeridiane (le due mattine sono invece in plenaria).
Qualche nome tra i più conosciuti? Jeff Jarvis, danah boyd (che poi sarà ospite a Urbino alla conferenza Modernity 2.0 :D), Craig Newmark (Craigslist), Jack Dorsey (Twitter), Clay Shirky, Joe Trippi e moltissimi altri.

Da segnalare che uno dei keynote sarà tenuto dal sindaco di New York, Michael Bloomberg, che parlerà di come la tecnologia viene utilizzata dall'amministrazione della città e dei miglioramenti che apporta.

Potrei parlarne ancora a lungo e come al solito sono molto emozionata all'idea della quantità e qualità di cose che ascolterò. Non prometto nulla ma se qualcuno ha domande sulla conferenza (sessioni che vorreste seguire, speaker o temi di cui vorreste sapere di più ecc) segnalatemelo nei commenti, farò il possibile.

Ah, e sì, ci risentiamo da New York!!!

Offerte di lavoro che dovresti cogliere al volo (CriticalCity)

Critical City cerca un responsabile della comunicazione online:



Tutte le informazioni sono qui.
Loro sono favolosi, brillanti e in gambissima.
Voi dovreste leggere l'annuncio e mandare subito il CV, dico davvero.

giovedì, giugno 18, 2009

Potenziale di mobilità percepito

Nominare Copenaghen nei miei status su Facebook e Friendfeed ha spinto (nel giro di un'ora) cinque persone che non si conoscono tra loro a chiedermi se avessi in mente di trasferirmici.

(la risposta è no, al momento, ma è una meta che potrei almeno considerare per le vacanze, questo punto. Anyone?)

domenica, giugno 14, 2009

Sul ruolo delle donne in politica. Diciamo.

A campagna elettorale terminata ed elezioni svolte, c'è un pensiero "laterale" che mi è rimasto in testa. Anzi, a dire il vero, è una serie di riflessioni che mi ha anche messo di pessimo umore per un paio di giorni.


I fatti sono stati due, a breve distanza.
Il primo, una dichiarazione di un noto leader politico sulla scarsa incisività delle donne in Parlamento.
Il secondo, la pubblicazione di alcune foto scattate a villa Certosa, raffiguranti donne poco vestite che prendevano il sole nella villa del Presidente del Consiglio.
Ora, io non ho affatto intenzione di parlare dei due fatti ma delle reazioni che ho osservato.
Prima di andare avanti pensiamo all'espressione "quote rosa", ci tornerò alla fine.

1. Le dichiarazioni del leader politico (giuste o sbagliate? coerenti o meno? opportune o no?) hanno scatenato una serie di reazioni da parte delle attuali parlamentari, mettendo d'accordo persone di diversi schieramenti, quasi tutte con reazioni indignate e sgraziatamente ironiche, oltre che poco pertinenti. La sensazione, insomma, è stata quella di vedere una scena da liceo in cui "le femmine" si coalizzano contro "i maschi" che le prendono in giro, salvo tornare alle rivalità quotidiane un minuto dopo.
Certo, si può pensare che forse i media danno più spazio a queste polemiche che ai provvedimenti seri presi da queste donne. Mi è però parso curioso che nessuna di queste veementi reazioni facesse riferimento a una sola azione *incisiva* compiuta da queste parlamentari, magari con così tanto accordo al di là degli schieramenti di appartenenza.

2. Tra tutte le dichiarazioni su queste fatidiche foto una mi ha colpito (questa volta non da parte di un personaggio pubblico, e comunque non rivolta a me): "Ma non vi sentite offese come donne?".
Premessa: so che chi chiede è persona che per le donne ha rispetto, oltre a essere una delle persone migliori che io abbia la fortuna di conoscere.
E vorrei anche non arrivare a usare l'argomentazione: che ho in comune con quelle donne, oltre ai cromosomi?
Ad ogni modo quelle persone hanno fatto delle scelte (e non vorrei citare gli Eurythmics, ma ecco, ci siamo capiti).
Che io non condivido, che io non farei? Certo. Ma sono scelte volontarie, non certo imposte "dagli uomini che non rispettano le donne" (magari adesso qualcuno dirà che sono queste donne a non rispettare gli uomini usando il loro corpo per ottenere delle cose? ok, ok, scherzavo).

Se vogliamo, come donna mi sento più offesa dalla quote rosa. Praticamente mi si sta dicendo che dobbiamo creare una nicchia, "una riserva" di donne da candidare per combattere...cosa? Una consuetudine maschilista? Una prassi? Una forma mentis?
Insomma, io non ho capito bene questa cosa se non che le quote rosa porterebbero a candidare donne che forse non verrebbero candidate. Ma non verrebbero candidate perché non qualificate o perché donne?
E da questo non mi devo sentire offesa come donna?
E gli uomini poi magari non si sentiranno offesi perché le donne vogliono "educarli" ad apprezzarle?
E poi quando finirà "il bisogno di quote rosa"? Chi lo deciderà, le donne?
Va bene, la smetto.

Si badi, io ho il massimo rispetto per chi cerca di risolvere questo problema concretamente e, se le quota rosa sono l'unica soluzione trovata, ben vengano alla faccia delle mie disordinate riflessioni.
Però, se proprio devo sentirmi offesa da qualcosa, non sarà dal sentirmi potenzialmente facilitata da qualcosa creato *perché non c'è altro modo* per riconoscere il mio valore?

sabato, giugno 13, 2009

Inutili note sparse dopo una serata a Ponte Milvio

  • alle otto di venerdì sera ponte Milvio è pieno di gente
  • ieri ho imparato cosa sono le fusaje ma, a differenza di altri termini romani, dubito di poter usare la parola correntemente in tempi brevi
  • ho tra l'altro scoperto di essere particolarmente incapace nel provare a mangiarle, le fusaje
  • i romani doc che erano con me non sono stati in grado di spiegarmi l'origine del termine
  • ma uno di loro ha espresso parere favorevole all'opzione "molluschi" nella diatriba sui lupini di cui parla Verga nei Malavoglia (e comunque dice "lupini")
  • è stata resa palese per l'ennesima volta la mia estrema inadeguatezza rispetto al genitore quando al telefono gli ho detto che ero a Ponte Milvio: lui mi ha citato la battaglia tra Costantino e Massenzio, io i lucchetti
  • alle dieci di venerdì sera Ponte Milvio è pieno di gente
  • una serata con dalemiani che parlano di D'Alema: priceless
  • credo di aver capito un terzo di quel che hanno detto
  • almeno un paio di persone avrebbero voluto essere presenti (una mi ha detto via sms "Sì, ma io non sono normale")
  • un tempo a Ponte Milvio era tutta campagna e ladri d'automobili
  • i commenti fatti sulle ragazze barely legal non sono ripetibili in questa né in altre sedi
  • non ci sono più le sedicenni di una volta, e nemmeno le tredicenni
  • e gli uomini d'oggi avranno serie difficoltà se dovessero diventare genitori
  • hai voglia ad andare a mangiare con le persone, il senso di soggezione resta tutto, ma proprio tutto
  • e comunque all'una non avevamo ancora trovato gente decente della dirigenza PD (nonostante un paio di imprevedibili apprezzamenti)
  • all'una di notte Ponte Milvio è pieno di gente

martedì, maggio 26, 2009

Manuel Castells e il modello Obama in Europa

Oggi a Barcellona Manuel Castells ha tenuto un seminario su "politica e internet al tempo di Obama". Trovate qui alcuni appunti.

Alla domanda "Why cannot Obama’s model be extrapolated to Europe? Aren’t we seeing “politics 2.0″ in Europe?", Castells ha così risposto:

About transporting Obama’s model to Europe: it’s true that there is an Obamization of politics, and that there are shy approaches towards Web 2.0, but they are mainly technological, not conceptual. Everything remains under the control of the party machines, including the leaders — especially because there are no presidentialist elections. Power must be taken from political parties. And this will only happen under a sever catastrophic crisis of politics and political parties.

Il primo battito d’ali di Angeli per Viaggiatori

Angeli per Viaggiatori è la storia di un progetto nato grazie alla partecipazione positiva di tutti voi!
Tante delle scelte che abbiamo fatto sono state profondamente condizionate dalle considerazioni che abbiamo raccolto. In diversi casi di fronte ad un problema la soluzione è stata: vediamo cosa ne dicono gli amici di Kublai!
Questa esperienza è stata molto stimolante e sono stato costretto a mettere in discussione tanti preconcetti. [...] Su Kublai ho capito che i vantaggi della condivisione sono superiori ai rischi dell’imitazione. Attraverso la condivisione riesci a raccogliere tantissime indicazioni, informazioni, punti di vista e critiche che ti consentono di accelerare il processo di evoluzione del progetto in modo incredibile. La condivisione ti spinge a correre perché capisci che i rischi di essere copiato sono tali solo se ti fermi. Se continui rapidamente a fare passi avanti accumuli conoscenze e sviluppi competenze e tieni lontano i potenziali concorrenti.



Il racconto di Stefano Consiglio, creatore di Angeli per viaggiatori, progetto nato e cresciuto su Kublai. Che ora comincia a camminare online.

lunedì, maggio 25, 2009

If anything goes wrong, PDF will be my constant

Dopo l'edizione 2007 e quella 2008 e, giuro, mille peripezie...

si torna al Personal Democracy Forum - edizione 2009!!!

Cosa è PDF? La più importante conferenza che si occupa del rapporto tra tecnologia e politica.

Cioè?
Beh, fatevi un'idea da quello che è successo lo scorso anno:



(...ah, quando? 29 e 30 giugno)

Video ritardi/ 2 - Critical City vince il Tech Garage 2009

Critical City ha vinto il Tech Garage 2009, e alla grande (leggete il post di Marco)!
Qui sotto il cosiddetto elevator pitch, in inglese.

CriticalCity - TechGarage Pitch from Staff CriticalCity on Vimeo.



...ne sentiremo parlare ancora, molto presto. Complimenti!!