domenica, luglio 20, 2008

"Signori, Kublai!"

Siamo lontani, sparsi per l’Italia, facciamo cose diverse, abbiamo percorsi diversi e mentalità differenti. Non saremmo stati insieme se non fosse per Kublai. E’ una scommessa: crediamo che insieme possiamo fare qualcosa di meglio e divertirci facendolo.


Kublai sta riempiendo le mie giornate, non solo dal punto di vista lavorativo: è un progetto bello e vivo, me ne accorgo dalla frequenza con cui mi ritrovo a parlarne quando chiacchiero con amici e dall'entusiasmo che suscita anche solo il mio racconto, per forza di cose incompleto.

Da quando le attività sono iniziate abbiamo fatto strada, incontrato persone, parlato, conosciuto realtà nuove e imparato tutti, moltissimo: il gruppo di persone è cresciuto, le idee e il fermento creativo aumentati a dismisura, collaborazioni tra persone lontanissime sono nate quasi magicamente (e invece no, non è magia, ma è bello che sembri tale).
Quello che facciamo però è difficile da comunicare e anche da spiegare a chi non ci sia dentro, ci abbiamo provato qui. Questa, a dire il vero, è una delle sfide, a maggior ragione adesso che sono partite le attività di coaching, un supporto ai primi progetti proposti.

Recentemente Giuseppe ha scritto un bel post (da cui è tratta la frase all'inizio) che fa da "manuale del kublaiano consapevole", come lo definisce lui:
Ecco, il kublaiano sa questo. Sa che fare rete è importante quanto essere bravo. Il Kublaiano non è kublaiano perché è iscritto al ning e forse ha un’idea. E’ kublaiano perché sa che facendo rete: per definizione fa rete per sé e per gli altri, e gli altri fanno rete per lui. E si scoprono i campi dietro le colline. Il kublaiano è attento alle persone del network, ci parla anche se apparentemente lavorano in campi diversi (proprio perché senza i flussi di cassa nemmeno il fabbro sarebbe fabbro, se non per pura fortuna con la C maiuscola). Il kublaiano costruisce fiducia, per sè e per gli altri. Perché se funziona la rete, se siamo attenti, aumentano le opportunità per tutti.

Lo spirito è questo, insomma.
Vi va di fare un giro?

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