mercoledì, dicembre 31, 2008

But now it just may be a happy New Year

I think I should be laughing
Yet I forget
Forget how to begin

I'm feeling something inside
And yet I still can't decide if I should hide
Or make a wide open grin

Last week I wanted just to disappear
My life was dust
But now it just may be a happy New Year
A happy New Year




Gli auguri di buon anno li affido a una di quelle poche cose che mi mette di buonumore sempre e comunque.

martedì, dicembre 30, 2008

Il presidente che impara quello che dovrebbe già sapere

A sentire Karl Rove George W. Bush è un accanito lettore. Dopo avergli consigliato di leggere il Gattopardo, Richard Coehen conclude così:

My hat is off to Bush for the sheer volume and, often, high quality of his reading. But his books reflect a man who is seeking to learn what he already knows. The caricature of Bush as unread died today -- or was it yesterday? But the reality of the intellectually insulated man endures.


(Washington Post, Wall Street Journal)

venerdì, dicembre 19, 2008

It's closing time, all over again

Ecco, io avevo pensato di scrivere una cosa, ma ero quasi sicura di averla già scritta sul blog e così l'ho cercata.
L'ho trovata e ho scoperto, quasi sorpresa, che è stata scritta esattamente tre anni fa, dicembre 2005.
Vale ancora, per la cronaca.

lunedì, dicembre 15, 2008

Domani ad UnAcademy "Obama, il cambiamento che si fa governo"

Il 20 gennaio uscirà un libro su questo anno elettorale negli USA e sul presidente eletto (sono in già in attesa!).
Gli autori, Mattia Diletti e Mattia Toaldo, saranno tra i relatori di un incontro per fare il punto della situazione post-elezioni di Obama, in attesa dell'insediamento. La discussione avrà come protagonisti anche Paolo Ferrandi, giornalista e blogger, e Antonio Sofi.

L'incontro ha titolo "Obama, il cambiamento che si fa governo. Strategie digitali e prassi politiche, durante e dopo la campagna elettorale" e si svolgerà domani, 16 dicembre alle 22 ad UnAcademy.
Iscrizioni qui.

[Nota personale: posto che i relatori sono amici e persone che stimo devo dire che non mi viene in mente un gruppo di persone più competenti in materia]



venerdì, dicembre 12, 2008

Le parole che sa usare

Le parole con cui ti ho lasciato non ci sono perché io non ho usato parole, per non dovermi poi pentire. Sono le parole di chi non ha parole. Sono le parole di chi pensa che le parole non servano. Sono le parole che mi tengo per me. Sono le parole che prima o poi mi pentirò di non aver usato. Erano le parole che avrei voluto dirti.
Quelle parole tornano di sera, quando la sera finalmente arriva e, con tutte quelle parole a far compagnia, sembra non voler finire mai.


La Tengi
è ospite su Grazia questa settimana. E voi, se non lo avete già fatto, dovreste andare a leggere. Sì, tipo, subito.

giovedì, dicembre 11, 2008

PslA (dove P sta per Pazienza)

Il fatto è che voi non ve ne accorgete che il tempo passa, se qualcuno non ve lo dice. Tutti presi a creare prodotto interno lordo (facendovelo fumare da Lehman Brothers), sposarvi, condurre alla sconfitta la vostra squadra di ammogliati (chè, se siete scapoli, avete di meglio da fare – o almeno così credete, poveri illusi), crescere pargoli, creare immortali calembour che su FriendFeed moriranno entro le prossime ventiquattr’ore, sognare di fare sesso con Sarah Palin o, in alternativa, Maria Vittoria Brambilla. Fermatevi, dannazione. Se non ve ne siete accorti, Natale è arrivato, puntuale come l’influenza di ceppo asiatico, l’incremento della rata del mutuo, la lettera di un’adolescente morta tra atroci sofferenze inviata a Uolterveltroni. Come il Post sotto l’Albero.


Ieri sera gironzolavo nella posta alla ricerca di una cosa di un paio d'anni fa e mi è capitato di trovare le mail di sollecito del Post Sotto l'Albero del 2006. E ho pensato che da anni quest'uomo paziente si prende pazientemente la briga di darsi da fare, ricordare, scrivere, sollecitare, invitare, frantum...ops.

Ed è una cosa bella, una serie di cose belle. Il tempo di qualcuno, il tempo per scrivere, per chiederti di scrivere, di ricordarti di scrivere, di ri-ricordarti di scrivere, di trovarti nuovi modi per dirti che, ecco, potresti scrivere entro sto benedetto otto dicembre.

Insomma, eccola qui, la raccolta di post sul Natale scritta dai blogger (ecco, ora sì che suona inquietante)! Grazie.


...ah, vi dovevo dire di leggerlo, il PslA? E che altro pensavate di farci?
(uh, no, facciamo che non rispondete)

Infrasettimanali

Ieri sera, a distanza di cinque minuti.

Mia madre al telefono: "Tuo padre è, ehm, sul divano. Sta vedendo la partita della Juve e...sì, dice che finisce tra 7 minuti. Ok, ti chiamiamo tra otto minuti".

Amico al telefono: "Ah, scusa se ieri non ti ho risposto al sms, ero allo stadio, ero appena arrivato e allora...".

[no, solo per dire che fino all'anno scorso dovevo tarare le mie comunicazioni telefoniche solo su un genitore e su una squadra. Ora anche su svariati amici e un'altra squadra. Ma un tempo le partite di Coppa non le facevano tutte lo stesso giorno?]

domenica, novembre 30, 2008

Parlare di mafia (e la priorità dello yo-yo)

Ne ho parlato anche gli anni passati e trovo sia sempre giusto farlo: Politicamente scorretto è un festival al quarto anno di vita che crea uno spazio di riflessione e discussione sui misteri della storia recente italiana.
Con gli anni il festival si è ampliato, arricchito di workshop e iniziative nelle scuole, in special modo sul tema della mafia (il festival collabora con Libera).

Per questo motivo questo comunicato stampa mi ha letteralmente gelato:


(Bologna, 30 novembre) - “Ancora c’è del tempo prima di arrivare a carnevale”, è l’amaro e ironico commento di Pier Luigi Vigna, ex procuratore Nazionale dell’Antimafia, alla notizia che nell’edizione delle 20 del TG1 di sabato 29 novembre, è andato in onda da Casalecchio di Reno (Bo) un servizio sui campionati nazionali di Yo-yo, mentre in contemporanea, a poche centinaia di metri, si stava svolgendo da una settimana “Politicamente Scorretto”, rassegna dedicata alla lotta alle mafie alle quale sono intervenuti parenti delle vittime di mafia, magistrati, scrittori, studiosi e giornalisti per denunciare con forza gli atti criminosi compiuti da quella che è stata definita da Giancarlo Caselli - ospite della rassegna - “la peggiore delle metastasi che si diffonde e penetra nel nostro paese”.

Nel corso della manifestazione, inoltre, è stato più volte sottolineata e denunciata la scarsa attenzione dei media nei confronti di questi temi: il servizio del tg1 ne è stata una significativa e preoccupante conferma.

Oggi pomeriggio, in chiusura della rassegna, gli ospiti che interverranno agli incontri saliranno sul palco gioiosamente dotati di yo-yo.

giovedì, novembre 27, 2008

Un incontro su Obama al circolo PD sotto casa

Ieri ho scoperto che Federica Mogherini avrebbe parlato della politica estera prossima ventura di Barack Obama al circolo PD di fronte casa mia e mi ci sono naturalmente fiondata, con notevole curiosità su quello che avrei ascoltato.

L'incontro era ben preparato ed è stato ben condotto dalla Mogherini e dal responsabile del gruppo Mondo Europa (di cui non ricordo il nome).
Ora, premetto che io, di politica internazionale, so qualcosina ma non sono propriamente un drago e, anzi, diverse cose dette ieri le ho capite grazie alla recentissima lettura dell'ultimo numero di Limes dedicato al "Presidente eletto", ma devo dire che sono rimasta positivamente stupita.
Dalla conoscenza e dall'attenzione delle persone presenti, non molte, ma di varie età.
E poi dalla preparazione e dalla competenza della Mogherini, che di queste cose si occupa nella sua attività politica.
Le domande sono state molte e hanno spaziato tra vari scenari geopolitici, sconfinando nei temi economici, le risposte sono state puntuali ed esaurienti. E, devo dire, ho anche apprezzato l'onestà intellettuale di dire "questo è quello che so, ma non me ne occupo abitualmente" quando alcune domande hanno esulato dal già ampio campo di discussione.

Oltre al merito dei discorsi - due ore dense, a cui non renderei giustizia con una sintesi qui* - la serata di ieri mi ha fatto riflettere su un paio di cose.
Uno: io ultimamente sono estremamente critica nei confronti del PD, tanto per stare in termini sintetici. E ho delle aspettative così basse che mi sono parecchio entusiasmata nel vedere una cosa che dovrebbe essere in teoria normale: una parlamentare che mostra capacità e conoscenza delle cose di cui si occupa.
Due: che ci sono i modi per far avvicinare la gente alla politica, per mostrare le proprie competenze (parlando di parlamentari e/o membri di un partito), per discutere di temi importanti e confrontarsi con gli elettori. Disgraziatamente, non passano per i salotti televisivi, ma più probabilmente per i circoli sotto casa.
Il che, certo, pone un problema in termini di numeri, dato che il confronto è qualche decina di persone Vs. qualche milione. Ma anche, e soprattutto, pone un problema in termini di scelte, alcune (molte?) scelte.

Ieri sera, verso la fine, si è passati alla politica di casa nostra e si è detto che una cosa che non c'è nel PD (tra le cose che mancano) è una modalità definita di processo decisionale. Il che è evidente da mooolte cose, non ultimo il fatto che si invochi un congresso ogni due per tre.
Non so quanto si possa andare avanti solo con parole d'ordine, con le gare a chi urla più forte e a chi scontenta meno persone e - soprattutto - personalità.
Sbirciare la possibilità di una prospettiva diversa a venti metri da casa mia mi ha reso questo (alquanto frequente) pensiero un po' più reale e concreto del solito.


*nota: recupero su questo, ma in un post separato

Obama e la trasparenza amministrativa: l'esempio del District of Columbia

Durante la campagna elettorale, dalle primarie fino al giorno delle elezioni, si è parlato molto della sensibilità di Obama alla tecnologia e delle sue proposte in merito (qui la traduzione di Apogeonline della relativa sezione del suo programma elettorale).
Uno dei cambiamenti che potrebbero fare la differenza nel rapporto tra governo e cittadini - e nella fiducia da essi percepita - può essere identificato nel lavoro che verrà fatto per rendere disponibili le informazioni sull'operato delle varie agenzie governative e in generale della Pubblica Amministrazione.


TechPresident pubblica un interessante post sul positivo esempio del District of Columbia, lo stato che ospita Washington e il territorio circostante, sede di tutte le principali sedi governative, oltre che della Casa Bianca.
La novità consiste in due principali elementi:
  • la disponibilità di dati pubblici in tempo reale (circa 200 flussi di dati) per permettere ai cittadini di usarli puntualmente - e non solo come forma di controllo successiva
  • la disponibilità di dati in formato visuale (grafici o forme che li rendano comunque più facilmente fruibile e comprensibile)

La scorsa estate, inoltre, il District of Columbia ha introdotto una intranet per i dipendenti pubblici alle sue dipendenze: tra le principali caratteristiche, la possibilità di condividere informazioni con i propri colleghi e la disponibilità di notizie e informazioni in tempo reale relative ai propri settori di azione.

Rendere efficiente internamente la P.A. è il primo fondamentale passo per renderla efficiente anche nei confronti dei cittadini, sostiene David Stephenson, l'autore dell'articolo.
La fiducia verso il governo passa anche per la trasparenza amministrativa, e non è cosa da costruirsi in un giorno.

Un altro punto: qualche settimana fa ho scritto un articolo che descriveva Open Congress, un sito che si propone di incrementare la trasparenza del processo politico raccogliendo dati su tutti i disegni di legge e sulle decisioni di voto al Congresso. Il progetto è della Sunlight Foundation e vive grazie al contributo dei cittadini che condividono informazioni, per fare in modo che l'operato del Congresso non sia prerogativa di addetti ai lavori e lobbisti.

Ecco, la fiducia passa anche da lì, non solo dalla disponibilità di certi dati, ma anche dagli strumenti per comprenderli, il che è un concetto spesso sottovalutato (di cui parlerò magari un'altra volta).

Qui in Italia a che punto siamo? Lo scorso anno avevo sentito parlare di Open Polis e andrò a guardarlo in questi giorni. Qualcuno ne ha seguito il lavoro o sa se ci sono progetti analoghi?

martedì, novembre 11, 2008

Lucania Film Festival!

Una delle esperienze più belle di un progetto come Kublai - che mi ha portato a conoscere molte realtà e persone - è stato sicuramente il viaggio dello scorso agosto a Pisticci (Matera) per il Lucania Film Festival, un festival internazionale di cortometraggi.



Oltre alla qualità del festival, ottimamente organizzato da un gruppo giovane e molto capace, ci sarebbe molto da dire sulla bellezza del posto e sull'atmosfera, che rende il LFF davvero speciale. Facciamo così: voi guardate il video e iniziate a conoscere Max, Daniela, Rocco e gli altri.
Poi ci mettiamo d'accordo per andare a Pisticci l'estate prossima.

martedì, novembre 04, 2008

Il primo voto di Arlo

Arlo ha poco più di tre settimane. Questo è quello che suo padre Josh gli racconterà fra qualche anno quando gli parlerà di queste elezioni:

I’ll remind him that we were emerging from one of the darkest periods in our country’s history, a period in which our nation had been attacked by terrorists, an act that, rather than uniting us, inspired our leaders to lie to us, to offer false comfort, and to enact grave misdeeds that endangered not only our own physical safety, but the future of our democracy.

I’ll remind him that no individual could possibly dig us out of this mess alone, that it was up to all of us to rebuild our country, like a city rebuilds after a storm.

sabato, novembre 01, 2008

Florida, not exactly The Sunshine State (un foto-saggio Magnum)

(l'embed è una cosa enorme, scusate per stavolta)

Lo hanno segnalato gli amici di America 2008:




Si tratta di un video di foto della Magnum, un foto-saggio, come lo hanno chiamato.
Foto di Bruce Gilden (e relativi commenti) su quanto può essere dura la vita in Florida - e non solo - quando guardi un po' oltre lo stereotipo.

martedì, ottobre 28, 2008

Il giorno migliore che puoi (anche se sei un po' paperino)

Oggi succede che ti svegli e piove e tu hai i vestiti stesi sul balcone.
Succede che ti prepari cercando di schivare i gatti in affido temporaneo alla tua coinquilina ed esci a spedire una cosa per conto dell'ufficio.
Succede che piove ancora e tu hai il computer a tracolla, la borsa e questo pacchetto in mano che non è il caso di far bagnare.
Succede che un colpo di vento ti rovescia l'ombrello e te lo fa quasi volare via e te lo ritrovi in mano, del tutto inservibile.
Succede che ti scapicolli verso il primo negozio di cianfrusaglie cinesi (sempre con mille cose in mano) e chiedi un ombrello.
Ne hanno solo fucsia e violetto.
Scegli il violetto e quando lo apri scopri che ha le nuvolette disegnate sopra.
Succede che nel frattempo ricevi telefonate e sms di auguri (e la circostanza è piacevole, ma ti spinge però a chiederti se, forse, una terza mano, tante volte...).
Riesci a imbucare delle lettere e a buttare l'ombrello rotto, mentre pensi che i pantaloni sono troppo lunghi per gli stivali che hai messo oggi, meglio non guardare come son ridotti.
Entri in pasticceria, chiedi dei pasticcini - sei sempre al telefono - e vieni guardata in modo interrogativo (un collega spiegherà che a Roma i pasticcini sono un'altra cosa rispetto a quella che indicavi). Ti chiedono "Quanti", tu dici "boh, siamo in sei", riesci a farti dare un vassoio piccolo, incasinandoti col resto e con gli altri clienti intorno a te [in mano: portafogli, ombrello, telefono + borsa e computer a tracolla].
In qualche modo riesci ad aprire l'ombrello violetto con le nuvolette e ad arrivare in ufficio, sempre sotto la pioggia.


E in tutto questo continui a ripetere "paperino, tu sei paperino" ma ridendo in fin dei conti, contenta.
Per gli auguri, per l'affetto.
Poi perché insomma, ieri una persona mi ha detto di passare il giorno migliore che potevo, e aveva ragione.

Grazie a tutti.

lunedì, ottobre 27, 2008

Twitter, strumento da terroristi (?!)

Ho letto quasi contemporaneamente il pezzo di Marina e la segnalazione di Sara su questo presunto "pericolo terroristico" costituito da twitter...un'altro modo per controllare le conversazioni in Rete da parte del governo?
Qui Marina spiega la tesi del report:
Twitter potrebbe essere l'ultima frontiera dei terroristi, parola dell'esercito statunitense. All'origine della nuova emergenza segnalata dal 304° battaglione dell'intelligence Usa c'è la conformazione del servizio di microblogging e la sua ottima integrazione con cellulari e dispositivi mobili: caratteristiche quindi che lo renderebbero adatto all'organizzazione e alla mobilitazione dei gruppi estremisti.

Del resto, le stesse potenzialità sopracitate di twitter lo rendono un utile strumento per organizzare manifestazioni, flashmob e altre attività "dal basso" e senza un nodo centrale, attività - guarda un po' - non molto gradita dall'intelligence.

Dal documento originale:
"Twitter has also become a social activism tool for socialists, human rights groups, communists, vegetarians, anarchists, religious communities, atheists, political enthusiasts, hacktivists and others to communicate with each other and to send messages o broader audiences."

Victor Maldonado, che riporta la notizia, ironizza ("That's right, vegetarians are apparently moving online in a brazen attempt to convince Americans that tofu is just as satisfying as meat! Bastards!!") e conclude:

The report went on to say, "Twitter is already used by some members to post and/or support extremist ideologies and perspectives."

Sometimes fact is just stupider than fiction.

Frammenti di discorso politico/2


C.J. Cregg
: Everybody's stupid in an election year, Charlie.

Charlie Young: No. Everybody gets treated stupid in an election year, C.J.

domenica, ottobre 26, 2008

Nativi digitali, non esattamente

Howard Rheingold parla di social media literacy e istruzione sul blog della Harvard Business Review:

When I first faced students in a classroom, I was surprised to discover that the mythology I had believed about "digital natives" was not entirely accurate. Just because they're on Facebook and chat online during class and can send text messages with one hand does not mean that young people are acquainted with the rhetoric of blogging, understand the way wikis can be used collaboratively, or know the techniques necessary for vetting the validity of information discovered online. Just as learning the alphabet requires further education before a literate person can compose a coherent argument, learning the skills of effective social media use requires an education that today's institutions and teachers are ill-prepared to provide.

venerdì, ottobre 24, 2008

Essiccamento

Aveva cominciato così, senza un preciso scopo, a dire quello che pensava. Con scarsa pietà, di solito, con empatia, occasionalmente. Aveva cominciato a non tralasciare niente quando rispondeva a domande tipo "Cosa ne pensi?".
Aveva iniziato così, forse per affetto, e aveva continuato quasi per inerzia, senza rendersi conto della estrema semplicità nel farlo.
Banalmente, era del tutto sincera, con convinzione, il più delle volte, con distrazione, in qualche caso, per la naturalezza con cui le veniva di farlo.

Scoprì presto che le opinioni, le parole esposte, sono come cibi al sole: si seccano e cambiano consistenza. E così agli altri risultava più facile pensare che parlasse con uno scopo nascosto, con il classico secondo fine. Era tutto talmente semplice da risultare complicato agli occhi dei più.
Continuavano a chiederle "Cosa mi nascondi, cosa non mi hai detto", con sguardi, non parole, quasi sempre.
Si stupì nel non provare fastidio nè curiosità per quello strano atteggiamento.
Si ritrovò a notare la propria totale assenza di interesse verso la scoperta dei segreti altrui, casuale o meno che fosse, e imprevista gratitudine verso chi le metteva i pensieri davanti agli occhi chiedendole di guardare.
Inclinava la testa verso destra in quei casi, ci mise un po' ad accorgersene. Le avevano detto che si fa così quando si sta ricordando qualcosa, e invece a sinistra quando si inventa.
In realtà avrebbe potuto essere anche il contrario, non era sicura, ma quell'idea, di ricordare qualcosa in quei momenti, le piaceva.
E in fin dei conti, non faceva poi molta differenza.



mercoledì, ottobre 22, 2008

Frammenti di discorso politico/1

Appunti per una riflessioni sulle narrative in politica:

Una delle più vecchie strategie della destra è quella di ripetere all'infinito frasi che evocano i suoi frame e definiscono il problema nei suoi termini. Questa ripetizione fa sì che il suo linguaggio appaia normale, consueto, e i suoi frame costituiscano il modo più normale e consueto di vedere i problemi.


lunedì, ottobre 20, 2008

Equivalenze (o "dello stare al mondo")

"...sì, e insomma, ha una villa spettacolare. E pare abbia tipo dodici Ferrari. Mah, non so cosa me me ne dovrei fare, io, di dodici Ferrari."

"Tu non capisci: sai quante scarpe si comprano con una Ferrari?"

sabato, ottobre 18, 2008

Obama a Pietralata: discorsi sull'infatuazione per un leader

Ieri sono stata a Pietralata a un incontro organizzato dai Mille dal titolo "Obama Revolution: infatuazione collettiva o politica nuova (anche per il PD)?".

Diego e Ivan Scalfarotto hanno parlato della figura di Obama, dell'impatto di novità che porta nella politica – a partire dal suo stesso partito – e nella società, e in tutti quelli che ha fatto appassionare alla politica.

Sono considerazioni di cui si è detto e di cui ho parlato spesso (e quindi non mi dilungo) ma che, secondo me, ha valore portare in contesti diversi, con persone diverse da quelle che di solito parlano “dall'alto” di giornali e salotti televisivi. Io, poi, in un incontro in sezione (circolo? Uhm, vabbè) non c'ero mai stata, e i contesti nuovi mi incuriosiscono, specie se ci vedo vita. E mi ha fatto molto piacere, non è scontato trovarne.

Di qui in poi riflessioni sparse e del tutto personali sui discorsi di ieri




(Non) mettiamoci la faccia

Nell'introduzione Francesco Costa ha puntualizzato giustamente che forse il titolo esatto sarebbe stato "infatuazione collettiva E politica nuova". Lo trovo molto vero e questo mi dà occasione di dire una cosa che penso dall'inizio (e che avrei voluto dire ieri ma non ce n'è stata occasione): l'infatuazione, in quanto tale, finisce. Sempre.
Se Obama diventasse presidente diventerebbe comunque Presidente degli Stati Uniti: se tutto va come si spera, si troverà in una posizione di potere che lo porterà sicuramente a fare scelte impopolari e magari anche sbagliate (parlo di guerra ed economia, innanzitutto). E questo senza necessariamente tradire se stesso o le cose che ha detto.



Sì, il contesto sì. Un altro.

Ieri Michele faceva notare la retoricità dei discorsi di Obama, di temi e modi che hanno presa negli Stati Uniti ma che mai potrebbero averne qui, basti pensare ai riferimenti religiosi e ai racconti legati alla conversione, una cosa impensabile in Italia.

Qui da noi, per dire, i politici nostrani a intervalli regolari affermano (con varianti sul tema) di aver trovato la fede o la spiritualità etc. Un modo come un altro per strizzare l'occhio al Vaticano e al suo potere, una offesa bella e buona per chi la fede ce l'ha davvero e la vive quotidianamente nonostante tutto (anche il Vaticano ;-) ).

In generale la cosa che mi ha sempre colpito dell'infatuazione di Veltroni per Obama è proprio questa, voler importare un modo di dialogare diverso in un contesto diverso, con tutte le implicazioni, talvolta ridicole, che si immaginano e che si sono viste. Insomma, qui non siamo negli USA, si è notato?


Si sono fatti frequenti paralleli con Veltroni, certo. Ma si è parlato anche di altri leader stranieri: Zapatero, naturalmente, ma anche (e ho apprezzato molto Scalfarotto per averlo fatto) anche di David Cameron, quarantenne leader dei Tory, il partito conservatore britannico, partito che ha saputo scegliere una figura giovane, “di rottura” (approccio che ha spiazzato diversi amici laburisti che me lo raccontavano), se vogliamo, ripensarsi, reiventarsi, parlare e anche, credo, ascoltare – e non mi pare troppo curioso che parte di questa strada sia passata anche dalla Rete.

(nota: Scalfarotto ha sottolineato come lo stesso Sarkozy sia di “rottura” rispetto a Chirac, non in continuità, sebbene in analoga area politica)


Guidare e non rincorrere

Si è parlato poi di questo episodio, ne riporto la cronaca del Messaggero:

La soluzione, per Veltroni, è quella di lavorare a un patto educativo tra sinsegnanti e genitori: «Dire non una destra che vuole educare con la tv». È dopo questa frase che gli applausi scroscianti per il leader del Pd hanno lasciato posto all'urlo di un contestatore: «Lo dici proprio tu che hai fatto l'accordo con loro su Petruccioli!», ha gridato Marco Quaranta, insegnante di violino mostrando un articolo di Repubblica datato 23 settembre dal titolto: "Rai, Veltroni Rilancia Petruccioli". Veltroni ha risposto che l'augurio è che in commissione di vigilanza la maggioranza rispetti la scelta del candidato dell'opposizione, Leoluca Orlando dell'Italia dei Valori. E prendendo il contestatore per un grillino ha aggiunto: «Dovunque vado faccio sempre la stessa domanda e cioè: dov'è finito Grillo? Da quando c'è la destra in Italia è sparito». Applausi dalla platea, ma il contestatore non si ferma e grida: «Io non sono uno di Grillo, sono un iscritto al Pd». E Veltroni, che di scuola ed educazione aveva parlato fino a poco prima ha ribattutto: «E allora la prima cosa che devi imparare è la buona educazione...».


Dettagli aggiunti ieri: il “contestatore” è un maestro, membro del PD, attivo nel fare campagna per Veltroni.

Ecco, una cosa molto importante detta ieri nel confronto tra Obama e la leadership di casa nostra è che non solo Obama sa parlare alla gente ma sa guidarla mentre chi guida la politica (nel PD, ma non solo) segue quello che vuole la gente, ma non prende decisioni che “guidano”.

Di più, la sensazione che si ha guardando Veltroni è che vada avanti facendo cose – alcune anche condivisibili, se vogliamo – ma senza assolutamente avere idea di quello che gli sta attorno, del motivo per cui fa certe cose.

Rifiutare il confronto con chi lo vota e si spende per lui, come nell'episodio di cui sopra, imporre le proprie idee (anche su questioni di “scarsa rilevanza”) come nel caso delle elezioni della giovanile del PD, e in generale assumere una posizione del tipo “fate un po' quello che vi pare, basta che mi lasciate in pace a decidere” (questo è quello che ha detto, in sostanza, a luglio nell'incontro alla festa del PD a Roma) vuol dire non avere capito niente del proprio ruolo. Peggio ancora se questa presunta guida gioca a rincorrere, completamente slegata dal contesto.

Questo è gravissimo per chi la politica la fa di professione. (Professione, capito?)

giovedì, ottobre 09, 2008

Conversazioni dal basso: Urbino, 10-12 ottobre

Questo weekend trasferta a Urbino per tre giorni di eventi organizzati da "quelli dell'università". Il gruppo di Conversazioni dal Basso (professori, studenti e collaboratori) ha preparato un lungo weekend di eventi:
  • venerdì 10, sera: Girl Geek Dinner. Il tema della GGD sarà il social network e io sarò una delle speaker (con tanto di cavaliere :P), parlando di Kublai - non poteva esserci migliore occasione, dato il gran numero di kublaiani presenti
  • sabato 11: AcaBarcamp con una track di interventi di taglio accademico sull'impatto sociale di Internet - sono molto curiosa data anche la presenza di ricercatori stranieri
Insomma, un bel po' da fare, amici da rivedere e Urbino, dove manco da qualche anno (e che ho visto solo con la neve e con il caldo torrido: potrebbe essere una bella novità!).
Partenza domattina.
E, tanto per cambiare, vado a fare la valigia!

N.B. Per chi invece resta a Roma domani sera a Piazza Venezia c'è la presentazione di Nessuna notizia da Gurb, di Eduardo Mendoza. Ne parlano molto bene quindi se qualcuno ci va faccia sapere, sono curiosa.

mercoledì, ottobre 08, 2008

Praticantati

"...e così il Papa ha fatto questo discorso in cui parlava dei metodi contraccettivi, che impediscono la procreazione di figli e snaturano il senso ultimo (ultimo?!) del matrimonio. Il solito, insomma."
"Beh, che poi, come i preservativi, anche i metodi naturali servono a evitare una gravidanza, mica il contrario. Cioè, seriamente, nessuno gli fa mai notare che l'obiettivo è il medesimo?"

giovedì, settembre 25, 2008

Stage e lavoro (via una prof)

Giovanna Cosenza, docente di Semiotica all'università di Bologna, inaugura sul suo blog un'utile rubrica dedicata a stage e lavoro. Pubblicherà annunci di aziende di cui garantisce la serietà e conosce personalmente il/la manager responsabile.
Inoltre chiede di far sapere del risultato della ricerca e dell'eventuale esperienza.

Una bella iniziativa...Good luck!

Mangiar di stagione

Jill scrive un post con alcune riflessioni sulle scelte legate al mangiare frutta e verdura di stagione (poi sul "locally" devo capire bene...)

Sure, those reliant upon agricultural technology and trucking have no problem with eating asparagus from South America and English peas from California, but I do, especially when the name of this particular restaurant telegraphs seasonal and local. Not to mention that there is something wonderful about anticipating the arrival of spring asparagus or July apricots, and eating according to the seasons.

I also now have a problem with imported bananas, which I used to eat daily. Sure, I adore them, but shouldn’t they be a special treat rather than something I take for granted because the United States has the means — money and oil — to get them here as well as the demand? But then technically, I shouldn’t be drinking coffee every morning, should I? And the sugar in that coffee — well, I should be using maple syrup instead, right? And all those non-indigenous flavors I enjoy on a daily basis thanks to globalization — should I cut those out, too? Where do we draw the line?


Devo dire che è un tema che sento trattare sempre più spesso dai miei amici che vivono negli Stati Uniti. Credo che i problemi legati all'economia contribuiscano a riflessioni del genere.

Personalmente, mi rendo conto della differenza tra il mangiare prodotti di stagione o no, mi rendo conto della differenza di sapore tra cibi coltivati nelle serre e quelli coltivati nei campi (sono ancora abbastanza fortunata da poterlo fare, talvolta) ma, devo dire, non è che io abbia una particolare opinione su questo.
Anche: non riesco a capire quanto ci sia di "culturale" in queste posizioni: questa estate, ad esempio, ho letto articoli in cui il fattore culturale era portato a sostegno di posizioni tipo "non dovremmo mangiare kebab o altri cibi etnici perché non sono cibo tradizionale".
Non era chiaro se il problema culturale fosse dei paesi che "esportano" kebab o di noi che lo "importiamo".

Insomma, food for thought. Che è un modo carino di dire che mi son venuti un po' di pensieri sparsi a partire dal cibo, ma non ho ancora stabilito le eventuali linee da tracciare (se pure vanno tracciate).

Ricordo di David Foster Wallace (The New Yorker)

Deborah Treisman sul New Yorker:

Great literature, Wallace once said, made him feel “unalone—intellectually, emotionally, spiritually.” He was one of the few satirists able to avoid meanness; he was moral without being judgmental. He took on the absurdities of modern life in an attempt to understand or to parse them, not to mock them.
Debating the tone of the title of “Good People,” he noted, “My own terror of appearing sentimental is so strong that I’ve decided to fight against it, some; but the terror is still there. . . . Do you identify with a distaste/fear about sentimentality? Do you agree that, past a certain line, such distaste can turn everything arch and sneering and too ironic? Or do you have your own set of abstract questions to drive yourself nuts with?”
Gleefully compacted as his language could be, it was designed to be unwrapped—and there was always a gift inside for those who took the trouble.

mercoledì, settembre 24, 2008

Quando il presidente Bartlet incontra Obama

Aaron Sorkin (che da queste parti è abbastanza idolatrato*) ha scritto la fan-fiction definitiva su Obama, immaginandone l'incontro col miglior presidente USA della storia, Josiah Bartlet.
Un personaggio inventato da lui nella serie tv The West Wing, per chi non lo sapesse.
Il risultato è ospitato nella rubrica di Maureen Dowd sul New York Times ed è spettacolare.


Qui il post di Marta sul suo blog, dove viene riportato tutto il testo (per leggerlo sul NYT bisogna essere utenti registrati).
Qui Francesco Costa prova a tradurre il pezzo - una cosa davvero non semplice.


Marta, inoltre, ha scritto un bel pezzo su SpinDoc in cui racconta la vicenda e un po' di reazioni su alcuni blog, italiani e non.
"L'intervallo è finito" conclude Bartlet, riprendendo una celebre frase che diceva ai suoi collaboratori.
Break's over. Si torna al lavoro. Seriamente, insomma.



* dove "abbastanza" significa "in modo indegno e incontrollato". E idolatrato significa all'incirca...beh, idolatrato.

martedì, settembre 23, 2008

Girls Geek Dinner Roma


Sempre di fretta da queste parti, sempre in giro...ma alla fine se io non vado alla Girls Geek Dinner, è la GGD che viene da me!
Così venerdì prossimo, 26 settembre, alle 19 appuntamento da Maud per la prima GGD romana.
Rivedrò Tara, Amanda e...uhm, chi altro viene? :)

domenica, settembre 21, 2008

This is water - David Foster Wallace

David Foster Wallace, discorso a una classe di neo-laureati:


In the day-to-day trenches of adult life, there is no such thing as atheism. There is no such thing as not worshipping. Everybody worships. The only choice we get is what to worship. [...]

The insidious thing about these forms of worship is not that they're evil or sinful; it is that they are unconscious. They are default settings. They're the kind of worship you just gradually slip into, day after day, getting more and more selective about what you see and how you measure value without ever being fully aware that that's what you're doing. And the world will not discourage you from operating on your default settings, because the world of men and money and power hums along quite nicely on the fuel of fear and contempt and frustration and craving and the worship of self.[...]
The really important kind of freedom involves attention, and awareness, and discipline, and effort, and being able truly to care about other people and to sacrifice for them, over and over, in myriad petty little unsexy ways, every day. That is real freedom. The alternative is unconsciousness, the default setting, the "rat race" - the constant gnawing sense of having had and lost some infinite thing.


Niente di collegato alla religione, nessun insegnamento morale.
Niente che non si sia già sentito, lo dice anche lui.
E però leggere.

domenica, settembre 07, 2008

La città dei cittadini e il premio COM Lab award

So che qualcuno tra amici e lettori ha seguito e partecipato alle attività di Micromacchina e della Città dei cittadini, a partire dal CitizenCamp.
Vi aggiorno un po' con le ultime novità dell'edizione di quest'anno, che ha avuto un bel riscontro sia per il blog che per il premio nazionale "La città dei cittadini", ideato per individuare e premiare buone prassi sulla diffusione della cultura della cittadinanza attiva.

L'ultima novità de La città dei cittadini è la collaborazione con l'associazione Comunicazione Pubblica: con loro si è deciso di creare una sezione speciale del premio (dal nome "La città dei cittadini-COMLab Award") sarà attribuito ad una personalità che si sia particolarmente distinta in progetti e iniziative sulla cittadinanza democratica.
Questa categoria del premio può essere votata da tutti (basta inviare una e-mail a info@comunicatoriecomunicazione.it) fino al 28 settembre. La lista dei candidati è qui.

Nel frattempo la giuria (con Romano Prodi presidente onorario) sta valutando le segnalazioni (158!!) inviate dai partecipanti nelle 4 categorie: tesi di laurea, pubblica amministrazione, associazionismo, mezzi di comunicazione.
La premiazione si terrà il 7 ottobre a Bologna.

mercoledì, settembre 03, 2008

Secondo piano

Stasera conversazioni telefoniche con i miei fratelli. In particolare uno dei due ha praticamente subito una sorta di disamina di "politica estera", dal mio post su Sarah Palin ad Aaron Sorkin e ritorno (aka "di come Josiah Bartlet sia il presidente di molti"), oltre a ricevere una lunga serie di dettagli della mia vita blogosferica e non.

Una cosa che gli ho promesso è mettere qui il link del mio blog-scoperta del rientro dalle ferie, Secondo piano, blog sulla vita in una casa editrice, lieve, divertente e molto interessante. Menzione particolare per la rubrica "Soltanto oggi" che, sarò io, ma mi fa ghignare come poche cose. E ci vuole, di questi tempi.

Cristoforo!

Nel mio fare appunti pignoli ad alcuni articoli di Alessandra Farkas ho scoperto che, se è vero che io son pignola, è pure vero che non sono sola (vedi commenti).
Scopro in questi giorni che Matteo Bordone ha scritto un paio di divertenti post sulle "fantasmagoriche avventure di Ale, inviata a Nuova Iorc". Non so se Cristoforo! abbia già storia lunga o se continuerà, ma mi sento meno sola (nell'essere pignola?).

Appunti su presidenti e vicepresidenti - altrove

(le cose serie alla fine, se a qualcuno interessa)


Il rientro in ufficio è stato tanto intenso da ridurmi a straccetto e a non farmi seguire come avrei voluto la convention dei democratici a Denver - ho leggiucchiato un po' dei miei soliti blog di riferimento, ma nemmeno troppo, causa stanchezza.
Per i giornali italiani non ho avuto il coraggio di andare oltre i titoli.
Insomma, è finita che ho guardato il Daily Show e il Colbert Report, senza pentirmene. E comunque sono ancora lì che devo trovare tre quarti d'ora in condizioni decenti per guardarmi con calma il discorso di Obama (e poi deprimermi). Nel frattempo Antonio ha messo a disposizione un po' di risorse, come sempre varie ed interessanti.

La fine della convention, venerdì, ha portato all'atteso nome del candidato vicepresidente di McCain: Sarah Palin. Nessun altro personaggio avrebbe generato questa miriade di commenti. A parte forse Huckabee, amico di Chuck Norris (!) e con curiose opinioni sull'evoluzione della specie. O Ron Paul che sosteneva di essere stato rapito da un alieno (ricordo male?).

Comunque sia.
1. Facts:
- 44 anni
- governatore dell'alaska da due anni
- membro national rifle association (armi, yeah!)
- 5 figli, di cui uno down
- pro pena di morte
- contro i matrimoni gay

Sulla carta, una conservative Christian coi fiocchi.

2. Una falsa copertina su Vogue:
- pubblicata dai maggiori quotidiani italiani e in copertina su La Stampa
- opera di Photoshop
- livello qualitativo del Photoshop: una chiavica
- possibilità che un quattrenne ci cascasse: scarsine
Spiegazione: la signora è davvero andata su Vogue, in un servizio all'interno, non in copertina. Su tutta la questione Guia Soncini ha scritto un post definitivo . E poi un altro post ancora un po' più definitivo.

3. La figlia minorenne incinta (come una sorelladibritneyspears qualunque):
Bristol, 17 anni, non ha preso molto sul serio il concetto di abstinence-only ed è incinta di 5 mesi. Si sapeva? Non si sapeva? Verrà usato a scopo elettorale? (ah, ah, kidding!) E il ragazzo di Bristol sarà contento del doverla sposare entro i prossimi cinque nanosecondi?
Interpellato sulla gravidanza della ragazza, Obama ha dato una gran bella risposta, secondo me.

4. Nel mentre...
- pettegolezzi di ogni genere
- foto vere o false a go-go
- commentatori conservatori che sono a metà tra il perplesso e il "facciamo di necessità virtù". Tipo Bill "il mio nome è coerenza" Kristol.
- quelli di Fox News sono i migliori: sono arrivati a dire che i suoi 20 mesi da governatrice contano come maggiore esperienza in politica estera per via della posizione geografica dell'Alaska


Sarah Palin è una miniera in tutti i sensi, una roba da morire dal ridere, se non fosse che corre il rischio di diventare vicepresidente degli USA.
Insomma questa è una che si proclama femminista ed è contro il principio di "equal pay for equal work", per dirne una. Come John McCain, del resto.
Il che suona strano se la si vede come una scelta per cercare di acchiappare i voti delle sostenitrici deluse di Hillary. Dove con "se" intendo: è quello che ha detto lei nel suo primo discorso pubblico.

Dunque, io in teoria mi rifiuto di credere che un democratico voti repubblicano perché la candidata è una donna. Ne ho brevemente parlato con Sara, femminista, sostenitrice di Hillary (ha pure fatto la volontaria per lei in Pennsylvania) e lei mi ha detto che è d'accordo con me, ma anche che questa cosa non verrà detta nelle prossime settimane perché (cito):
The media is in love with the narrative of the angry Clinton supporter who is out for revenge at any cost, voting against their own interests to make a point.

Altre persone che conosco ritengono che McCain si senta tanto sicuro da permettersi di fare una scelta azzardata del genere. Io non so cosa pensare ma per ora, finché ancora se ne può ridere, aspetterò il pettegolezzo di domani. E le nuove puntata di Daily Show e Colbert Report.

martedì, settembre 02, 2008

L'esempio di Ségolène

Ségolène Royal alla Festa Democratica di Firenze:

Sabato, dopo essersi girata a piedi tutti gli stand della festa sotto il sole del pomeriggio fiorentino, Segoléne Royal è rimasta a firmare una dopo l'altra tutte le copie del suo libro (in francese) che gli avventori della libreria si sono comprati apposta per farseli firmare da una donna candidata all'Eliseo.
Una scena surreale ha visto Segolène seduta su una poltrona e una fila di persone di tutte le età aspettare il proprio turno per potersi sedere due minuti vicino a lei, dirle quanto la ammiravano, farsi fare la dedica e salutarla con la luce negli occhi. E prima di mettersi ad autografare, Segolène a fine presentazione ha chiesto più volte domande dal pubblico, domande che un pubblico non abituato a sentirsi coinvolgere da un politico lì per lì non sapeva fare (ma poi ce ne sono state).

Una lezione, un bell'esempio.
E le inevitabili, amare conclusioni di Diego che era lì.

domenica, agosto 31, 2008

Bill (flip-flops?) Kristol

Bill Kristol sul New York Times, 24 agosto 2008 (quando in pratica consigliava il ticket McCain-Lieberman):

with Biden’s foreign policy experience as a contrast, could McCain assure voters that the young Pawlenty is ready to take over, if need be, as commander in chief? Also, Biden is a strong and experienced debater. Pawlenty is unproven.
[]
how about a woman, whose selection would presumably appeal to the aforementioned anguished Hillary supporters? It’s awfully tempting for the McCain camp to revisit the possibility of tapping Meg Whitman, the former eBay C.E.O., Secretary of State Condoleezza Rice, or Gov. Sarah Palin of Alaska. But the first two have never run for office, and Palin has been governor for less than two years.


Bill Kristol sul prossimo numero di The Weekly Standard:

Palin is potentially a huge asset to McCain. He took the gamble–wisely, we think–of putting her on the ticket.

A key moment for Palin will be the vice presidential debate, to be held at Washington University in St. Louis on October 2. … And if Palin holds her own against Biden, as she is fully capable of doing?
(via un infervorato Andrew Sullivan e The Tin Man)

martedì, agosto 26, 2008

When Aaron Sorkin meets Facebook

Guia Soncini (una di noi, vedo) scopre Facebook.
Via Aaron Sorkin:

  • Il gruppo che mi somiglia di più dev’essere per forza I want Aaron Sorkin to script reality
  • Quello che somiglia di più alla mia vita sentimentale You’re the Joshua Malina to my Aaron Sorkin
  • Assai condivisibili What if Aaron Sorkin was the Messiah? e Aaron Sorkin is a god
  • Notevoli seppur esecrabili Aaron Sorkin needs to start doing coke again e Give Aaron Sorkin more crack
  • Modello aspirazionale: I speak sorkinese
  • Nemesi di chi si rifuta di vedere le ultiem tre stagioni di WW: John Wells is a flaming pile of poo. An he writes like one, too [questo l'ho aperto; highlight: The Complete Series boxset is so pretty, but what am I supposed to do with 3 seasons of crap?]
  • Solo per intenditori assai fanatici e di buona memoria: Knock knock. Who’s there? Sam and his prostitute friend!
  • Miglior risposta intrinseca alla prematura fine: Studio 60 is too smart for your candyass network
  • Miglior risposta a chi vi chiede cosa sia Sports Night: It’s about sports. The same way Charlie’s Angels was about law enforcement
  • E, ovviamente: Barack Obama is a character created by Aaron Sorkin

E dopo "Paris, je t'aime" ecco "New York, I love you" (no, dai, davvero)

Non
Fatemi
Questo



(e per piacere togliete tutti questi attori di torno!)

venerdì, agosto 15, 2008

Famiglia Cristiana, baluardo estivo dell'opposizione (?!)

In un'estate senza intercettazioni, senza gossip, senza delitti estivi, insomma senza inchiostro in cui inzuppare la penna (metafora - e pure old fashion, bleah) la cosa più interessante di simil politica interna cui si legge sui quotidiani pare essere la polemica tra governo e Famiglia Cristiana, che, a legger gli articoli pare stia facendo dell'opposizione, circa.
In realtà ho idea che le accuse di criptocomunismo e fascismo (!!) arrivate alla rivista da esponenti del governo derivino da semplici critiche e opinioni discordanti, cosa che dovrebbe essere ancora possibile, che mi risulti.

Proprio ieri mi chiedevo se gli organi ufficiali del Vaticano avrebbero fatto dichiarazioni in merito e il genitore calmava i miei bollenti spiriti dicendo che è un bene che (una volta tanto, aggiungo io) la Chiesa non esprima opinioni che alimenterebbero polemiche.
La saggia opinione è stata smentita oggi dalle dichiarazioni del direttore della sala stampa del Vaticano che dice che Famiglia Cristiana "è una testata importante della realtà cattolica, ma non ha titolo per esprimere né la linea della Santa Sede né quella della Conferenza episcopale italiana".
Ora, questo è formalmente corretto e banale, perché gli organi ufficiali sono rispettivamente L'Osservatore Romano e Avvenire. Dato che questa è cosa nota, però, l'idea è che il Vaticano abbia voluto esplicitamente prendere le distanze da chi esprime critiche all'azione di governo.
Insomma, un'altra occasione persa dal Vaticano per tacere.

(Del resto pare che i politici dell'opposizione non abbiano niente da dire, ultimamente. Stai a vedere che l'opposizione la fa davvero Famiglia Cristiana)

mercoledì, agosto 13, 2008

Obama popstar e l'umorismo di David Letterman (capito?)

Chi segue il David Letterman Show sa che la top ten è una rubrica umoristica, talvolta improbabile. Per piacere, qualcuno mi dica che Alessandra Farkas si è solo dimenticata di spiegarlo nel suo articolo:

A dare una mano a McCain ci si sono messi anche i comici della notte, che non perdono occasione per sbeffeggiare Obama.
Riprendendo un articolo di fuoco apparso sul Washington Post che accusava Obama, al rientro dal suo «giro del mondo in stile presidenziale», di «darsi le arie da capo di Stato anche in patria», il caustico David Letterman si è chiesto se il candidato democratico alla Casa Bianca non appaia «un pò troppo presuntuoso nel comportarsi già da vincitore». Tra «i primi dieci segnali che Obama ha troppa fiducia di vincere», ha indicato Letterman nel suo show, ci sarebbe una fantomatica proposta del senatore di ribattezzare lo stato dell' Oklahoma in «Oklobama» e di essersi fatto misurare la testa per Mount Rushmore.


(la mia personale opinione è che, messo così in quel tipo di articolo, l'aneddoto si presti al fraintedimento ma vabbè, sarò fissata io)

martedì, agosto 12, 2008

Lucania Film Festival

Quando si va in un posto nuovo, pieno di vita e di gente interessante, e lo si deve raccontare, il timore è di non fare abbastanza, di non essere efficaci, di non rendere giustizia a quella realtà che ti affascina. A me sta succedendo così in questi giorni a Pisticci, al festival di cortometraggi Lucania Film Festival.

Il racconto è sul blog di Kublai e una cosa che mi ha fatto molto piacere è stato sentire da chi ci lavora che ho colto lo spirito del festival. Spero abbastanza da convincere almeno qualcuno di quelli che lo leggeranno a venire qui l'anno prossimo (e a proporre il vostro lavoro, se siete filmaker), ne vale la pena.
Vado a godermi la mia ultima oretta di festival e a salutare tutti - oltre che a prenotare una stanza per l'anno prossimo qui, nella grande casa bianca che è il cuore di tutto (errore: il cuore son queste persone qui, detto senza retorica, ma non ho tempo di scriverlo meglio di così).

Noel in Cina - e ritorno!!

I found out — from Twitter! — that my friend and colleague Noel Hidalgo, who was in China covering the Olympics as a citizen journalist, was deported for livestreaming a protest in Tiananmen Square. He’s safe at home now, but wow what a journey.

Così, leggendo il blog di Josh, cinque minuti fa ho scoperto che Noel (un tipo eccezionale, provare per credere) era in Cina e che da lì è stato espulso per aver filmato e trasmesso una protesta in piazza Tienanmen.
Qui un articolo in merito pubblicato su The Huffington Post.
E qui le foto di Noel in Cina su Flickr.

Il resto quando torno dalle vacanze.

mercoledì, luglio 30, 2008

Vacaaaanza!

Allora, io domani levo le tende dall'Urbe e vado a sud.
Sarò un po' itinerante ed è probabile che io sia qui tra il 10 e il 12 agosto (e voi andateci, ché ne vale la pena).
Per buona parte delle ferie comunque dovrei essere sul Gargano, in un posto piccino picciò dove non esiste wi-fi e c'è il mare a duecento metri da casa mia - tanto per fare una distinzione tra priorità.
Quindi se passate, vi va di venire a trovarmi o di sentire la mia vocina simpatica e petulante ecc fatemi una telefonata, ché mi sa che il computer lo vedrò pochino. Anche, in caso contrario temo che mia madre mi cioncherebbe le mani di netto, quindi... ;-)

Buone vacanze!

O anche: la sindrome da prima della classe

“E’ pericoloso focalizzarsi semplicemente sul fare le cose al meglio, e’ più importante scegliere le cose giuste da fare e poi farle adeguatamente”


Randy Pausch (via la pupa)

martedì, luglio 29, 2008

Consigli per l'estate/edizione estero

(meno male che ci sono gli amici ché io ho da fare e poca ispirazione. Sentiatevi liberi di contribuire)


Viaggi: Kurtz va in vacanza ad Amsterdam - e scrive pure gli indirizzi dei posti dove è stato (qui le foto, tra cui quella di cui sopra)

Cibo: Sara prepara il chili

Rocketboom @Netroots nation

Il resoconto di Rocketboom a Netroots Nation, conferenza liberal di tech-politics (nata da Daily Kos):




Interviste:
- Markos Moulitsas di Daily Kos,
- Jay Rosen, professore a NYU,
- Karl Frisch di Media Matters,
- Erwin Tang, author of Gook . Gook è una parola razzista per indicare i vietnamiti. Il libro, ça va sans dire, è su John McCain



(grazie a kekkoz per la segnalazione)

lunedì, luglio 28, 2008

F-ego

Senza una particolare ragione.
Ma condividere un piccolo flash molto saggio di Feba vale sempre la pena (e chissà che a un certo punto non torni anche utile):

L’ego ha un funzionamento inversamente proporzionale rispetto a una bottiglia di vino, e’ praticamente sempre pieno. Ogni tanto pero’ bisogna allenarsi e svuotarlo un po’, perche’ questa sua pericolosa tendenza di farci vedere il mondo in maniera distorta ci impedisce di sforzarci ad essere diversi e a fare sul serio la differenza.

venerdì, luglio 25, 2008

Non dipendenza ma una certa pervasività

Passare davanti a una scritta su un muro che dice "Odia le persone false".

Ecco, io ieri ho trascorso i quindici secondi successivi a chiedermi come mai a qualcuno venga in mente di scrivere sui muri in terza persona.

(sì, ho poi realizzato che era un imperativo e che i quindici secondi precedenti erano una chiara evidenza dell'influenza di twitter nella mia vita)

lunedì, luglio 21, 2008

Enorme e refrattario ad ogni contabilità

Ecco alcune riflessioni di Marco Formento sul valore della Rete (come da titolo) in rapporto alle reti mobili. Qui in particolare sull'editoria:

Prendiamo il caso degli annunci economici e dell'impatto che, ad esempio Craig's List ha avuto nell'area della Baia: decine di milioni di dollari svaniti, che non torneranno più nelle casse dei quotidiani, che li usavano tradizionalmente per finanziare la loro indipendenza editoriale. Conseguenza diretta, licenziamenti e un'enorme ricchezza che si concentra nella piccola azienda di Craig.
Su una rete mobile non sarebbe successo, il valore si sarebbe conservato o addirittura accresciuto
. E lo stesso motivo per cui ciò è possibile -c'è un proprietario che mette in rete quello che vuole al prezzo che vuole rendendo di fatto tutto controllato e a pagamento- rende così poveri i servizi su rete mobile, quando in realtà potrebbero avere mille motivi di interesse, magari corroborati da devices e infrastrutture adeguati.

domenica, luglio 20, 2008

"Signori, Kublai!"

Siamo lontani, sparsi per l’Italia, facciamo cose diverse, abbiamo percorsi diversi e mentalità differenti. Non saremmo stati insieme se non fosse per Kublai. E’ una scommessa: crediamo che insieme possiamo fare qualcosa di meglio e divertirci facendolo.


Kublai sta riempiendo le mie giornate, non solo dal punto di vista lavorativo: è un progetto bello e vivo, me ne accorgo dalla frequenza con cui mi ritrovo a parlarne quando chiacchiero con amici e dall'entusiasmo che suscita anche solo il mio racconto, per forza di cose incompleto.

Da quando le attività sono iniziate abbiamo fatto strada, incontrato persone, parlato, conosciuto realtà nuove e imparato tutti, moltissimo: il gruppo di persone è cresciuto, le idee e il fermento creativo aumentati a dismisura, collaborazioni tra persone lontanissime sono nate quasi magicamente (e invece no, non è magia, ma è bello che sembri tale).
Quello che facciamo però è difficile da comunicare e anche da spiegare a chi non ci sia dentro, ci abbiamo provato qui. Questa, a dire il vero, è una delle sfide, a maggior ragione adesso che sono partite le attività di coaching, un supporto ai primi progetti proposti.

Recentemente Giuseppe ha scritto un bel post (da cui è tratta la frase all'inizio) che fa da "manuale del kublaiano consapevole", come lo definisce lui:
Ecco, il kublaiano sa questo. Sa che fare rete è importante quanto essere bravo. Il Kublaiano non è kublaiano perché è iscritto al ning e forse ha un’idea. E’ kublaiano perché sa che facendo rete: per definizione fa rete per sé e per gli altri, e gli altri fanno rete per lui. E si scoprono i campi dietro le colline. Il kublaiano è attento alle persone del network, ci parla anche se apparentemente lavorano in campi diversi (proprio perché senza i flussi di cassa nemmeno il fabbro sarebbe fabbro, se non per pura fortuna con la C maiuscola). Il kublaiano costruisce fiducia, per sè e per gli altri. Perché se funziona la rete, se siamo attenti, aumentano le opportunità per tutti.

Lo spirito è questo, insomma.
Vi va di fare un giro?

Ode al quartiere

Io ho questo problema qui, dell'innamoramento facile per i luoghi in cui vado e, soprattutto, per quelli in cui vivo. Mi ambiento in fretta e ho questa tendenza a mettere radici in qualche modo: anche se so che ci resto poco mi piace da matti capire come funziona il quartiere, conoscere la gente che ci vive, esplorare i luoghi più interessanti.

Ci sono quartieri che hanno un'anima visibile, molto più di altri, lo so bene. Altri, magari, mostrano l'anima solo a chi ci abita. Ma l'innamoramento è possibile, sempre e comunque, naturalmente, in quanto altamente soggettivo. Oggi mi ha fatto molto piacere leggere il post di Alberto sul quartiere di Milano in cui vive mi ha colpito e mi ha fatto sorridere e ripensare al quartiere Porto e a Morningside Heights.
Mi piacerebbe se ce ne fossero di più, di racconti, di momenti in cui ci si prende il tempo per mettere a fuoco il mondo che abbiamo intorno ogni giorno.

Come imparai a non preoccuparmi e ad amare il fagiano

A volte ci si ritrova in situazioni che non si possono prevedere, situazioni in cui ti trovi a disagio e non sai come cavartela.
Tipo quella volta che in treno eravamo io e tre esperti di sviluppo locale e non sapevo cosa dire (sembra una barzelletta). E così tocca affidarsi, come da famosa citazione, a "fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità di esecuzione”.

Genio? Mh, più che altro un certo talento nel buttarla in vacca. Ecco qui, la storia del fagiano e di Kublai, as we know it.

Che ha avuto evoluzioni inaspettate, nemmeno a dirlo.


(fagiano, courtesy of suzukimaruti)

giovedì, luglio 17, 2008

19 luglio 1992

Il 1992 è il primo anno di cui ho "memoria storica", per così dire, il primo anno di cui ricordi qualche avvenimento nazionale.
Non avevo ancora 11 anni il 23 maggio di quell'anno, il giorno di Capaci. L'improvvisa sensazione di una cosa grande, troppo grande, un po' come svegliarsi e scoprire che c'è il mondo intorno e che è un po' più vasto e complicato di quello che ti è sembrato fino a quel momento.
Ricordo i funerali, il dolore delle mogli, della gente comune. Poi non tanto altro, se non che cominciai a leggere molto, moltissimo, qualunque cosa riguardasse quella strage, la figura di Falcone, quelle persone. E Paolo Borsellino, che in molte foto era con Falcone, in una, forse in posa, schiena contro schiena, una specie di simbolo di quello che era, di quello che sarebbe stato, di quello che si diceva già, che il prossimo era lui, inevitabilmente.
Beh, io no, non ci ho creduto, anzi mi pareva una garanzia del contrario: voglio dire, se lo pensano, se lo sanno, sapranno come proteggerlo. Loro, quella cosa indistinta che ancora non chiamavo Stato, ma che mi pareva una sufficiente sicurezza.

Il 19 luglio era domenica, riesco a ricordarlo per una serie di piccole cose, consuetudini familiari tipiche di quel giorno della settimana. Non ricordo l'ora, forse pomeriggio, potrei sbagliare, mi pare ci fosse ancora luce quando mi sono ritrovata in piedi davanti al televisore a guardare via d'Amelio, incredula, senza parole. Sono andata in camera dei miei, mi sono seduta ai piedi del letto, dal lato di mia madre, quello più lontano dalla porta, come avevo fatto in quei giorni, mentre i grandi parlavano in soggiorno, rileggendo uno di quegli articoli, quello con la loro foto, schiena contro schiena. Non erano passati ancora due mesi, non era possibile.
Tradita, probabilmente non l'ho pensata, questa parola, ma era quello che sentivo. Era come se i grandi mi avessero detto una bugia. Lo sapevano, lo avevano scritto sui giornali, lo avevo letto io, persino io, che lui era il prossimo. E questo era una garanzia che non gli sarebbe successo niente, non poteva che essere così, avrebbero fatto qualcosa per impedirlo. Loro, quella cosa indistinta che ancora non chiamavo Stato, ma che mi pareva una sufficiente sicurezza.

Lo avevo creduto e il mondo dei grandi mi ha deluso allora, per la prima volta.

Non so davvero perché mi sia presa questo evento tanto a cuore, non so perché a distanza di sedici anni mi ricordo i due anniversari ogni anno e controllo se se lo ricordano anche gli altri, almeno sui giornali. Mi è tutt'ora incomprensibile il motivo per cui ogni volta che vedo delle immagini o ne sento parlare mi prende un groppo in gola e mi resta lì per un po', come stamattina, quando ho rivisto lo speciale de La storia siamo noi - e sarà minimo la terza volta.

Non so nemmeno perché queste cose mi girino in testa da una settimana, quando ho partecipato al primo incontro della scuola di formazione politica "Antonino Caponnetto". Sabato scorso, nel consueto caldo tropicale di Bologna d'estate, ho ascoltato le parole intense di persone diverse tra loro, ma tutte attente, appassionate. Appassionate. Come le parole di quel magistrato esile che dice "è tutto finito", con il dolore e lo sgomento tanto più consapevoli ma forse non così diversi dai miei quel giorno.
Quel signore che a me pareva vecchissimo ma che avrebbe vissuto ancora dieci anni portando la sua esperienza e la sua testimonianza e dando motivazione a tante persone, non ultime quelle che hanno deciso di dare il suo nome a questa iniziativa.
Alcune frasi di Caponnetto sono state lette sabato. Lucide, forti. Di quelle che ti fanno pensare che non è tutto finito, che ora puoi fare qualcosa, anche a modo tuo, anche se ti senti tradito, anche se i grandi ti hanno detto una bugia.
(Ora che sono grande anch'io)

Conversazioni su timide prove di pubblicazione

1.
Papà: Ma allora dove lo pubblichi l'articolo sulla conferenza di New York?
Io: Sul Manifesto.
Papà: Ah, l'altro giorno ho visto Sansonetti in tv...ma è lui il direttore del Manifesto?
Io: No, papà, lui è direttore di Liberazione

2.
Io: Zio, devi fare una cosa che non ti piacerà, devi comprare il Manifesto sabato, ci sarà un mio articolo! Ti tocca, ti tocca!
Zio (un bel po' di destra): Ma proprio lì? Ma mica posso fare queste cose, io!
Io: Ma dai, ziiiiiiiiooooooo, la tua unica nipoteeee...è un quotidiano nazionale, daiiii!!
Zio: Vabbè...mh, magari mando qualcuno a comprarlo

3.
Zio (a mia madre): E no, dai, quel giornale no. Portami una fotocopia, su.

4.
Io: Oggi è sabato, ti ricordi che esce il mio articolo?
Papà: Ah, già. Quante copie compro? Tuo zio di sicuro non ne vuole una...
Io: Boh, vedi tu, dai
Papà: Ok, allora adesso esco e vado a comprare Liberazione
Io: Papà!! il Manifesto!!
Papà: Scusa, ma Sansonetti dove fa il direttore?
Io: Su Liberazione. Ma il mio articolo è sul Manifesto!

(la prossima volta fotocopie, davvero, mi sa)


Aftermath
Amico: Pensa che ho comprato il Manifesto con il tuo articolo.
Io: E l'hai letto? Che ne pensi?
Amico: Beh, certo, potevi dirmelo che era nel supplemento, quello che tutti buttano!
Io: E...tu...mica l'hai buttato?

mercoledì, luglio 16, 2008

Questione di stile

Personalmente resto dell'idea che si possa cazzeggiare ed essere seri a seconda dei contesti, una cosa non esclude l'altra, ma a volte si può sbagliare.

A questo punto una definizione gioverebbe

A me una volta hanno spiegato che l'accanimento terapeutico è considerato un peccato, come l'eutanasia.

martedì, luglio 15, 2008

L'iPhone che *non* cambia il mondo

Every time Apple launches a new marketing blitz we endure an exhausting parade of claims that the new product will "change the world." There's no doubt that the new iPhone and, more importantly, the 2.0 software update, is very, very cool, and it does represent an evolution in mobile computing. But I'm confused about why so many of my fellow geeks find it necessary to describe this new product in terms typically reserved for advocacy campaigns or political slogans.

Il post di Josh è del genere che avrei potuto scrivere io. Se non fossi tanto poco interessata all'iPhone, intendo.

lunedì, luglio 14, 2008

Il dio delle agende

La divinità che controlla le agende è un'invenzione di un amico quando ci trovavamo a rimandare un caffè da prendere insieme o un cinema per settimane perché i reciproci impegni non coincidevano mai o per improbabili imprevisti dell'ultimo minuto. Questo pur vivendo nella stessa città, a 20 minuti di distanza.
Il dio delle agende questo weekend l'ho fregato a colpi di organizzazione e di pressione stabile - ché il caldo torrido di Bologna a luglio lo capite solo se ci andate.
Ci sarebbero molte cose da dire, di gente appena conosciuta, di gente che sembra cambiata, di chi non vedevo da un anno e però sembrava solo una settimana, di una lunga mattina a sentir parlare di politica, ad ascoltare discorsi intensi e sentiti e a provare a credere e sperare un po' di più.

Il dio delle agende l'ho fregato trovando il tempo di una chiacchierata lunga e meno contorta del solito, quella in cui i ruoli sono confortevolmente sempre gli stessi e tu senti di conoscere la persona tua interlocutrice a memoria, anche quando ti dice cose che non sai e che non potevi sospettare. E poi, inaspettatamente, quando ti ricorda che persino i momenti in cui facevi la buffona hanno avuto senso - voglio dire, avevano un senso, io lo sapevo.
Faccio ancora così del resto, me ne rendo conto, incluso dare opinioni in modo poco delicato - ma solo a pochi (discutibilmente fortunati) eletti.

(stai a vedere che devo arrivare fino a Bologna in pieno luglio per rendermi conto di quanto poco io sia cambiata)

L'audience si è dimessa @UniBo

In queste ore Sara si laurea a Bologna con una tesi dal titolo "L'audience si è dimessa" - l'argomento è abbastanza facile da indovinare.
Dopo alcuni mesi di mail e di lettura del work in progress, l'ho conosciuta sabato sera, l'ho stordita a forza di chiacchiere e spero di averla tranquillizzata un po' per la giornata odierna.

Sara ha fatto un gran bel lavoro e mi ha fatto piacere poterle dare una mano nel mio piccolo.
Auguri e complimenti!!

venerdì, luglio 04, 2008

Tutti i barcamp portano a Roma (edizione 2008)

Il fatto è che, quando finisce la giornata di un barcamp che hai organizzato, di solito sei così stanco che la sola idea di rifarlo di nuovo ti fa stramazzare. E così io, a ottobre, avevo detto “Nooo, mai più”.
Poi sono passati mesi, di barcamp ce ne sono stati altri e un po' c'è stato un giro di boa: ci si è chiesti se il tempo del barcamp fosse finito, se si dovesse provare a reinventarlo in modo diverso...e così via.
Così, quando Nicola mi ha detto “e se organizzassimo un barcamp a Roma?” ho alzato lo sguardo dallo schermo e l'ho guardato perplessa, convinta che fosse una battuta. Quando mi ha detto che l'idea era nata da una chiacchierata tra lui e Vincenzo e poi mi ha mostrato il wiki, ho appurato che non era così e...insomma, non avevo detto “Mai più?”, io?? :P


Scherzi a parte, è una buona occasione anche per dare corso a un po' di conversazioni sul tema, così magari non restano ferme in un post o in qualche chiacchierata. Il fatto di pensare a un barcamp con così tanto anticipo (a fine novembre) dà infatti la possibilità di riflettere con calma e provare a ipotizzare delle modalità organizzative e – perché no – formule nuove.
Qualche mese fa, ad esempio, Giovanni ha realizzato una serie di interviste sul tema e ha elaborato alcune riflessioni, suddivise in due post che invito a leggere. Ne ho quindi approfittato per rileggere quello che gli avevo risposto io e per confrontarlo con le diverse opinioni date dagli altri intervistati.

Se ci penso, di domande me ne vengono già parecchie e pian piano voglio provare a pensarci e a sentire un po' di opinioni. La prima cosa è sicuramente il “l'eterno dilemma”: barcamp generalista o tematico?

Personalmente ho esperienza organizzativa solo della seconda opzione e mi è sembrato che questo si prestasse bene a far avvicinare anche persone non espertissime di tecnologia. Il punto a sfavore è, naturalmente, che il tema può essere o meno di interesse e questo lascia fuori un certo numero di persone.
Si può pensare a una modalità ibrida o comunque diversa? Per esempio, come si vede dal wiki, sono previsti momenti collettivi che sicuramente faranno da raccordo...voi come li utilizzereste?

Ultima nota per ora: sul wiki vedo i primi iscritti e alcuni scrivono che i due giorni (due! :) ) dovrebbero essere i due giorni del weekend, come abbiamo previsto: una buona idea o sarebbe meglio un venerdì/sabato?

Io comincio a pensarci - confortata dalla presenza di una decina di volontari (!!) e, tanto per fare le cose per bene, vi chiedo di usare il tag romecamp2008 per i post e quello #rc08 per Twitter.

Aspetto opinioni, ne riparliamo presto!
Ovviamente tenetevi liberi per il 29-30 novembre e...iscrivetevi, chevvelodicoaffare?!




Tag: RomeCamp2008

mercoledì, luglio 02, 2008

PDF 2008 - Lawrence Lessig: The declaration for independence

La presentazione di Lawrence Lessig al Personal Democracy Forum vale la visione, non solo per il tema importante, la lotta alla corruzione del Congresso USA, ma anche per l'esposizione in sè.




Ecco qui, datemi un po' voi una stima di quanto ci avrà messo a prepararla.
Ad ogni modo mi ha colpito moltissimo per la sicurezza e la convinzione.
Il paradosso è che è esattamente una di quelle cose per cui si potrebbe dire "eh, niente di nuovo", ma poi alla fine nessuno lo dice mai, o comunque mai in modo serio e attivo.

martedì, luglio 01, 2008

PDF, intervista a Radio Città del Capo

Oggi Marco Boscolo mi ha intervistato per pigreco Party, un programma di Radio Città del Capo- radio Metropolitana.
Argomento: il Personal Democracy Forum.

Devo dire che mi sono divertita un bel po', il file della chiacchierata è qui.

Interstizi @Personal Democracy Forum


Tipsy doctor, originally uploaded by Sergio Maistrello.
(sì, qui mi bevo una birra - la prima, nonostante il titolo - con John e Barack. Yes, presidential dudes! :P)

Ci sarebbe molto da dire e da scrivere sulla conferenza e lo sto facendo - e lo farò. Qui intanto metto un po' di note "altre".
Una delle cose più curiose è stato conoscere persone interessanti, alcune delle quali mie "letture" quotidiane da mesi, e chiacchierarci di cose serie e anche molto meno serie, magari dopo una lunga giornata di conferenze davanti a una birra.
E così con Sarah Stirland di Wired parliamo di Italia, della situazione politica e tecnologica (e di come spiegare alle rispettive madri il lavoro che facciamo), con Colin Delany (un caciarone simpaticissimo!) ci perdiamo nel Rose Hall prima di raggiungere gli altri al bar mentre lui, quando scopre che sono italiana, mi dice che ha avuto un trackback da un post in italiano e quindi non riusciva a leggerlo e io gli spiego che il post l'ho scritto io su SpinDoc.
C'è Daniel di MoveOn.org che per imperscrutabili motivi parla un italiano perfetto e Leslie, che tiene fede al cognome Bradshaw con un look molto stiloso e che mi racconta delle sue molteplici attività, dal design alla tecnologia.
Poi ci sarebbero ancora altre cose ma se comincio qui non vado a dormire e il jetlag non mi passa più quindi per ora chiudo qui e a domani.


Comunque gli interstizi sono sempre una gran cosa, a tutte le latitudini, per dire.

venerdì, giugno 27, 2008

Strand

La mia personale versione del paradiso esiste, l'ho trovata oggi.
Si chiama Strand ed e' tra la 12th Street e la Broadway.
Per spiegare la situazione basta il sottotitolo: "18 miglia di libri".
(non imperverso ma sono sicura che ne parlero' ancora)

Add: il giorno dopo ho mangiato (questo!) con un'amica da Max Brenner, a distanza di un isolato da Strand: un posto talmente votato alla cioccolata da aver scritto sul muro "Willy Wonka is alive!".

(la foto è di Yuan2003)

"Ok, spiegami ancora una volta perché ho deciso di prendere l'aereo per tornare in Italia. Piano, però."

mercoledì, giugno 25, 2008

PDF e l'investimento nelle idee

(mi scuso per la mancanza di accenti. Da' piu' fastidio a me che scrivo che non a chi legge, ve lo assicuro. Ah, riporto alcuni di questi pensieri anche su Kublai, mi pare pertinente)


Alcuni appunti in fretta perche' il sonno e' tiranno and jetlag is a bitch.
I primi giorni a New York sono stati piu' che intensi. Il weekend e' passato tra arrivo, giri per Harlem, pranzo BBQ (yuuum!), e l'ultima visione del mio musical del cuore (e' ufficiale, lo so tutto).
Gli ultimi due giorni invece li ho trascorsi al Personal Democracy Forum, tra speaker interessanti, incontri ancora piu' interessanti, suggestioni, idee su come la tecnologia sta cambiando la politica e l'impegno civico.
Tutto ancora a spasso nella mia mente e nella mia agenda: sprovvista di computer, infatti, ho messo gli appunti su un molto tradizionale cartaceo quaderno. Sergio e Antonio hanno egregiamente provveduto a scrivere impressioni e commenti live.
Un po' di cose, immagini, persone sono nella mia testa, il che vuol dire che devo sbrigarmi a scriverne, altrimenti qualcosa mi sfuggira'. La buona notizia - ne parlavamo oggi con Sergio - e' che non siamo poi molto indietro, o meglio, gli americani non sono molto piu' avanti in termini di risultati*.

La cattiva notizia per noi, se vogliamo, e' esattamente la stessa: cioe' in America non hanno niente piu' di noi, hanno completato un primo passaggio che noi faticosamente stiamo intraprendendo (consapevolezza delle possibilita' del mezzo, tentativi di mettere in pratica tali possibilita' etc) ma ancora si stanno chiedendo "What's next?", anche se con ottimismo e la certezza che molto si potra' fare e che le cose stanno per cambiare, ad ogni modo.
E per noi e' una cattiva notizia perche' il fatto che le nostre iniziative siano poche e non connesse vuol dire che non c'e' ottimismo, ne' voglia di fare se non ci sono risultati a breve termine.
Non c'e' tanta attenzione a come si svolgono i processi, ne' voglia di rischiare, non c'e' investimento. E non parlo di soldi, cosa di cui spesso ci si lamenta (ed e' un altro discorso ancora), parlo di idee. E se non siamo disposti a investire tempo, impegno, passione...di cosa parliamo quando parliamo di idee?



*e anzi, a livello governativo, non sfruttano appieno alcuni strumenti che gia' hanno (un esempio su tutti: il Freedom of Information Act. Ne parlero' in modo piu' esteso)

venerdì, giugno 20, 2008

Menouno/ You go, girl

Allora:
- ho stampato il biglietto aereo (e continuo a fare periodiche preghiere che non succeda nulla fino a domani - Alitalia, you know...)
- di là ho avvisato
- i biglietti per Rent ce li ho
- anche oggi ho assillato Sergio con le mie ansie pre-viaggio - e anche oggi lui non mi ha mandato a quel paese
- ho trovato l'elenco dei bar di New York che trasmettono le partite degli Europei - sono un tour operator da applausi ;)
- ho trovato un'ora per andare dal parrucchiere
- ho ritirato i dollari - con peripezie che...chevvelodicoafare...
- ho rincontrollato ottomila volte il programma del Personal democracy forum: dire denso è un eufemismo
- ho trovato ulteriori motivi di ansia
- ho segnato i numeri di telefono e l'indirizzo di Sara

(ho sbirciato un po' di assemblea nazionale del PD...e ho pure comprato il Riformista, pensa le cose che si fanno, alle volte)

...direi che ci siamo...mh, anzi, facciamo che almeno comincio ad aprire la valigia, eh.
Aggiornamenti da quell'altro lato dell'Atlantico, a un certo punto!