mercoledì, settembre 19, 2007

Is the Grass Really Greener on the Web Worker’s Lawn?

I lavoratori "della Rete" lasciano gli uffici per lavorare come freelance, gestire il proprio tempo e lavoro.

Poi, spesso, arriva la fase in cui si sente la mancanza del contatto umano, chè un IM o Twitter non sono proprio la stessa cosa.


Working in an office, we can forget how essential human interaction is to keeping us on our mental toes. When I go too long — more than a day, really — without significant human contact during the workday, I feel like I’m wilting. It’s as if human interaction is the sun, and without it I can’t grow. I get less and less sharp the longer I go without it.


Ma è una scelta obbligata? Libertà vs. relazioni?
O è uno stile di vita a cui dobbiamo abituarci e per cui dobbiamo ancora trovare il giusto equilibrio?

Does web work actually represent an evolution in the working conditions of the masses? Or are we fooling ourselves, blind to the reality that we can’t have it two ways — you can’t have the freedom AND have someone else, er, pay the bills.

Josh Levy* ne parla raccontando della sua esperienza lavorativa, comune a molti.
Sarebbe interessante sapere se da queste parti la percezione è analoga.



* Già che ci siamo, TechPresident ha vinto il primo premio del
Knight-Batten Awards for Innovations in Journalism. E se lo merita, complimenti a tutti!!

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Oh! gran bella domanda.
In pratica io posso lavorare da ovunque sia disponibile una decente connettività internet (dsl) e campo per il cellulare.
I miei piu' stretti collaboratori sono fisicamente a genova, io sono a milano. La differenza fondamentale tra lavorare da casa o lavorare dall'ufficio e' il mantenere divise le due cose, a casa il lavoro si spande in ogni orario disponibile. Tutta questa pappardella per finire a dire che il "gomito a gomito" e la presenza nello stesso ufficio sono piu' importanti di cio' che si pensa, in termini di facilità di lavoro.
Per i rapporti umani, condivido in toto il quote che riporti, continuo ad essere dell'idea che il lavoro in solitaria deve essere una scelta ma non eterna, imho l'ideale sarebbe un po e un po.

susan che oggi lavora da casa ;)

Anonimo ha detto...

Mi accodo a Susan. Ho lavorato da casa per più di un anno. Adesso sono in ufficio ma ancora non so cosa sia meglio. Forse perché ho (fortunatamente) un unico collega che è una splendida persona. :-P

Riccardo "Bru" Cambiassi ha detto...

Negli ultimi anni ho avuto modo di sperimentare il freelancing sia in prima persona, che indirettamente attraverso la collaborazione o la semplice conversazione con home (o, meglio, nomadic) worker.
Il giudizio, più o meno unanime, è che dopo un paio di giorni a casa hai bisogno di interagire con qualcuno, foss'anche solo il barista all'angolo.
Da qui la cultura dei lavoratori da Starbucks, piuttosto diffusa anche qui (Londra).

A questa si stanno affiancando, sempre più numerosi, gli spazi di coworking (http://coworking.info), che si propongono di offrire un rifugio "sociale" e ad un costo accettabile (in quanto condiviso) ai freelancer, ma anche "asilo" ai nomadic worker di passaggio.

Anonimo ha detto...

ciao

segnalo la nascita del nostro spazio coworking milanese, pronto per ospitare 5 "nomadi". abbiamo aperto da pochissimo e stiamo sperimentando le prime esperienze, anche con "bru" qui sopra :-)

siamo qua: http://coworkingmilano.wordpress.com

grazie e un saluto,
max