mercoledì, maggio 23, 2007

Rumore di fondo - Ricordando Falcone

(questo pezzo è stato scritto da mio fratello Vincenzo nell'anniversario dei 15 anni della strage di Capaci; è stato pubblicato su Babylonbus e li' lo trovate per intero, ora in homepage e poi comunque tra gli editoriali. Nota del tutto personale: io, in generale e in particolare, sono fiera di lui - questo però c'entra relativamente, forse...)

Ci viene detto che, nella nostra vita, abbiamo infinite strade, possiamo battere sentieri diversi, assumendoci la responsabilità dei passi fatti in avanti, di quelli indietro e nostra è la responsabilità della polvere che scostiamo dai nostri calzari. Pestare l’asfalto, lasciare le nostre orme sulla terra umida, senza alcuna scrittura a guidarci, solo portati avanti dal nostro moto interno, dalla nostra tensione a desiderare, a volere qualcosa di meglio per noi stessi. Non c’è un destino, o forse si, ci dicono, ma noi non lo vediamo, ci sfugge.
[...]

Diavolo, possono puntarci un fucile alla testa, possono minare di ostacoli il nostro cammino, ma arriveremo a quanto ci siamo prefissati. E pazienza se a metà del percorso potremmo non farcela. Qualcuno, qualche nostro vecchio amico, con le nostre stesse convinzioni, con la nostra stessa, unica, strada da percorrere, ci aiuterà a rialzarci e se non ce la faremo, porterà avanti ciò che abbiamo lasciato incompiuto.

Ed è un cammino che non si ferma, è una strada lunga, che neanche il vento riesce a percorrere tutta, che neanche il puzzo del fallimento riesce ad invadere. E’ lunga. E se ci voltiamo indietro, non vediamo più il punto d’origine, ma solo tanti, che come noi, seguono la stessa strada. Camminano, uniti, compatti, come tante schiere che avanzano, pacifici, forse con meno consapevolezza di noi, forse con meno volontà individuale, ma con il conforto della solidarietà, dell’unione sotto un’unica bandiera, per un unico scopo, loro, vivi, camminano al nostro fianco.

Ci superano, se cadiamo, ma non ci dimenticano. Non dimenticano i passi che noi abbiamo fatto avanti, non dimenticano la strada che abbiamo tracciato e che per primi, abbiamo liberato dalla polvere. Le nostre orme sono lì, impresse nella terra, memorizzate dall’asfalto. La massa pacifica avanza assieme, in quel silenzio assordante che è la nostra fede, la nostra convinzione, la nostra fiducia in qualcosa che non vediamo, ma che sappiamo, di sicuro, che prima o poi succederà.

Il nostro cammino prosegue. La strada è lunga.
Ciao Giovanni.

Vincenzo

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