giovedì, novembre 10, 2005

Giorni in cui il cervello sembra pedalare. A vuoto.

Tutto diventa routine prima o poi. Per questo bisogna imparare a trovare gli stimoli in se stessi*.

Non mi va di scrivere mail. Mi va di parlare, ma non riesco ad avere qualcosa di interessante da dire.
Si', ci sono un sacco di cose di cui parlare, non sono mai stata cosi' informata su quello che succede nel mondo, anche se penso che dovro' allargare il raggio delle mie letture quotidiane di giornali online perche' i due maggiori quotidiani italiani mi stanno facendo venire i nervi spesso e volentieri, perche' a volte portano delle notizie che nemmeno Novella 2000 o Cronaca vera. Voglio i tabloid quotidiani, porca miseria, come nel giornalismo anglosassone, cosi' queste storie le sbattono li' e si puo' sperare di avere dei quotidiani seri, almeno nella selezione delle notizie.

Sono nella tipica fase che mi prende quando subentra la routine. Annaspo. Cerco stimoli, qualcosa di nuovo, pur sapendo benissimo che piu' di tanto non posso fare perche' - ebbene si' - ho cominciato a scrivere (si toccano le venti pagine) la tesi benedetta. Quindi le mie giornate sono una continuazione di "scrivi, controlla, correggi, rivedi, rileggi ecc". Routine, ecco.
Sono immersa in questo lavoro, anche se non quanto vorrei (o forse non con i risultati che vorrei), e inevitabilmente non posso fare altro. Non ho particolari argomenti di conversazione e la domanda media che mi viene rivolta e' "Cosa hai intenzione di fare dopo?", il che e' peggio, perche' pensarci mi da' la sensazione di un tunnel buio. Buio.

Di solito, in questi casi, mantengo una sana attitudine fatalista e mi dico che se faccio del mio meglio le cose andranno a posto, come hanno sempre fatto, a tempo debito.
Il mio problema e' che ho pazienza - troppa pazienza - in certe cose e in altre no.



*una delle frasi cult di mio padre, nonche' uno dei piu' saggi consigli mai ricevuti

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