lunedì, maggio 31, 2004

Del giornalismo (e dei giornalisti)/ 1

Capisco che un giornalista qualche domanda debba pur farla.
Specie se la notizia è di quelle che ti danno la prima pagina o i primi servizi al telegiornale.
Specie se durante il servizio devi far vedere che intervisti la gente del luogo, che rincorri chi conosceva la persona in questione.
Specie se non puoi fare a meno di cercare, strappare qualche briciola di notizia su come fosse questa persona, perchè altrimenti come li fai tre-quattro servizi su uno stesso argomento, occupando mezzo telegiornale?! E sì, signor giornalista, qualcosa dovrai pure inventartela, capisco...

Ma, dico, in casi come questo è davvero necessario porre domande del tipo: "Era un ragazzo ottimista?"(tg1 odierno delle ore 13.30)

Propaganda

Altro che editoriali, come sostiene giustamente Antonio Dipollina sul suo blog.

Se tutte le propagande fossero così questo periodo elettorale non mi provocherebbe tanto fastidio, nonchè crisi di sconforto nel pensare che i magici ideatori di cartelloni&affini potrebbero essere miei "colleghi"...

giovedì, maggio 27, 2004

Ieri mattina in un impeto di efficienza ho messo un promemoria per ricordarmi di guardare Rai Educational alle 8 e così ho fatto, tra la preparazione della colazione e l’inizio di un tentativo di giornata produttiva.
[nota: credo che Rai Educational sia l’unico programma che danno senza pubblicità – e dura un’ora e un quarto! – per motivi imperscrutabili]

L’argomento era l’assassinio di Walter Tobagi, giornalista ucciso il 28 maggio 1980 da un gruppo terroristico che, pare, voleva accreditarsi presso le Brigate Rosse.
Erano gli anni in cui anche le “regole” del terrorismo sembravano non valere più, in cui le BR uccidevano anche gli operai che, come Guido Rossa a Genova, si dimostravano ostili (Rossa aveva denunciato un altro operaio che distribuiva volantini di propaganda dei terroristi).

Ci sono tante cose che mi hanno fatto rabbrividire nel vedere i filmati, sentire le storie: l’ottusità e la mancanza di collaborazione reciproca di chi aveva il compito di indagare, la freddezza di questi ragazzi della borghesia milanese diventati terroristi, la lucidità con cui uno di loro spiega che “la vita umana era diventata variabile politica”.

Ma ancora, più di tutto, vedere un reo confesso che viene liberato in aula (il capo del gruppo terroristico sconterà meno di due anni, in base alla legge sui pentiti) e la gente che urla, indignata.

Non perché l’uomo, Marco Barbone, è un assassino che ha ottenuto la libertà vigilata.

Ma, nelle loro parole, perché è un verme, perché ha confessato. Perché ha tradito.

venerdì, maggio 21, 2004

Un caso?

Titolo di Repubblica (cartaceo, che non ho ancora avuto tempo di leggere stamttina): "Iraq: la svolta c'è, restiamo".

Saremmo rimasti anche senza svolte vere o presunte, perche SB dice che "siamo alleati fedeli del popolo con la bandiera strips and stripes" (e poi parla di inglese nelle scuole), no? E poi perchè l'Onu, perchè non siamo in missione da crocerossine (?!?) eccetera eccetera.

Se permettete, la svolta è che il centrosinistra presenta una sola mozione, voto compatto.

E non è un caso che il commento affidato a Curzio Maltese sia sotto la dicitura "Il caso". Dalla coalizione che ci ha messo non si sa quanto tempo per decidere con quale preposizione essere uniti (uniti NELL'Ulivo? PER l'Ulivo? CON l'Ulivo? SULL'Ulivo?...) non è che mi aspettassi particolare unità.

Meglio così. Ma quello di oggi sarà un caso o sarà il caso?

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lunedì, maggio 17, 2004

Inner world

Mostra di Chagall alla GAM di Torino, meta della mia mezza giornata solitaria nel corso della trasferta piemontese di due weekend fa.

Molto apprezzata, davvero. La scoperta di un artista dalle forti suggestioni, che usa colori che restano impressi negli occhi e più dentro. Il blu e il rosso.

Un’altra persona mi ha detto che la mostra non le è piaciuta granché per la ricorrenza ossessiva di alcuni temi, dei cavalli e delle figure animali, di sposi ecc. Io ritengo che spesso sia la più o meno consapevole condanna di un’artista. Nel senso che i temi di Chagall, per quanto filtrati e non sempre immediati, sono la diretta conseguenza della sua vita, delle ossessioni, del dolore della sua vita. E credo sia comune agli artisti, forse tutti.

Per coloro che si esprimono attraverso le arti figurative la percezione della cosa è più immediata, tutto lì. Con le canzoni siamo “distratti”, la recitazione è una forma d’arte molto più mediata perché vi concorrono varie persone in ogni caso (sia se parliamo di cinema che di teatro)

Da ultra profana con scarsa competenza approccio all’arte prettamente emozionale, penso che un artista è il modo in cui cerca di comunicare quello che ha dentro, il suo mondo. Ed è una persona che sente l’esigenza, l’urgenza di farlo. O almeno così la vedo io.

venerdì, maggio 14, 2004

FieraLibro (si fa per dire...)

Tra domenica e martedi sono stata a Torino, alla Fiera del Libro e poi in giro per la città.

Sono indefinibile.
Inqualificabile.
Infatti sono, credo, l'unica persona al mondo in grado di passare due giorni alla fiera del libro, in perenne sindrome di Stendhal...e tornarsene, non solo senza libri, ma...con un cd!!!
Jazz.
I miei neuroni non riescono mai ad avere un ordine logico che sia uno, mi ci sto rassegnando...

Comunque sia, per la cronaca e per darmi una sorta di giustificazione, pare che questo uomo, o trombettista che dir si voglia, sia bravo davvero...vedremo...se vi va date un'occhiata...(o un ascolto...che è meglio).

[n.b. pare che attualmente il trombettista di cui sopra suoni con Sergio Cammariere e il suo gruppo]

venerdì, maggio 07, 2004

Mentalità da televisione

Prendo atto che le mia coinquiline sono reality show addicted.

Prendo atto che le mie coinquiline sono anche mie amiche, ed è il motivo per cui non "sbarello"(se mi si passa il termine) a codesta sovraesposizione.

Prendo atto che il mio corso di linguaggio radiotelevisivo è, ahimè, molto più comprensibile se mi soffermo a guardare determinate aberrazioni televisive.

Quindi spirito analitico, occhio critico, denti stretti per sopportare il dolore e...sopportiamo il sopportabile!! Nella speranza che serva a qualcosa...

Dunque. Analisi.

“Amici” di Maria De Filippi (già il pensiero mi ripugna).

Una ragazza, tipologia bionda svampita, aspirazioni: ballerina.

Ad un certo punto corre il rischio di cadere da una pedana alta alcuni metri. Scoppia a ridere per sdrammatizzare.

Poi la frase. ”Se cadevo andavamo su Striscia la notizia e su Paperissima l’anno prossimo”.

Nessun pensiero a un’eventuale caduta, ospedale, danni fisici, timore di compromettere eventuali carriere...

Esempio di tipica mentalità televisiva?

[nota del comitato per la resistenza alle schifezze televisive:
Oggi dalle 8 alle 9 del mattino niente Mtv come al solito: alzandomi prima (per altri motivi) mi sono impossessata del telecomando riuscendo a vedere "Omnibus" su La7.
Non so quanto questa mia iniziativa sia stata apprezzata. Pazienza!]

p.s. Pare che il Grande Fratello sia finito ieri sera...via blog non ci sono faccette per esprimere sollievo, mi sa....

...in attesa del prossimo (sur)reality show...

giovedì, aprile 29, 2004

Giochillo

Premessa: non si collega al messaggio precedente sull'umorismo.

Premessa 2: Ok, magari è stupido.

Oppure no - global.

Oppure quel che vi pare.

Magari a qualcuno serve per esorcizzare. O per simpatici fotomontaggi, o per perdere tempo.

Insomma, un giochino della domenica. Non sono mica un servizio pubblico, IO!

Umorismo retroverso

Premessa: non credo che l'umorismo tenda sempre a far ridere. Spesso vuol far sorridere, a volte fa pensare.

Più frequentemente diventa qualcosa di connaturato. Cioè sei così abituato a pensare e parlare e - magari inconsapevolmente - avere (o usare?) un certo tipo di umorismo che a un certo punto non puoi fare a meno di dire certe cose. Magari pensando che sono divertenti per te, mica per gli altri (della serie "rido dentro"). E quindi senza pensare se faranno ridere o no. Insomma, non di sole barzellette vive l'umorismo..

Ho sempre pensato che esistessero due modi di ricezione dell'umorismo:

1. tu fai una battuta (che evidentemente trovi) divertente e gli altri ridono perchè la ritengono tale

2. tu fai una battuta (che evidentemente trovi) divertente e gli altri non ridono, o ridono per cortesia, senza trovarla tale

Ecco, è evidente che mi è sfuggito qualcosa nella mia percezione delle forme di umorismo.

Mi trovo sempre più spesso a dire cose (non serie) che io stessa non trovo particolarmente divertenti, semplicemente perchè mi viene spontaneo, insomma, quella forma di umorismo connaturato di cui sopra. Invece le persone che mi sono intorno le trovano particolarmente divertenti. Cioè non divertenti da sorriso di circostanza. Ridono, proprio.

E io mi ritrovo con una faccia sconcertata e anche un po' seria. Oppure, a volte, sorrido per gentilezza, come le circostanze impongono.

lunedì, aprile 26, 2004

Samuele Bersani gentilmente segnala...

Ieri concerto in piazza Garibaldi a Parma, in occasione del 25 aprile.Bandabardò, Mario Venuti e Samuele Bersani.

Tralascio la parte meramente musicale.
Noi non potevamo vederlo, perchè eravamo al concerto in piazza, appunto, ma su Rai 1 Domenica In trasmetteva un'intervista a Donato Bilancia, serial killer condannato per aver ucciso 17 persone. Tra l'altro (almeno stando a quanto ho letto ieri su Repubblica), pare che ci siano registrazioni in cui Bilancia ammette l'intera colpa e afferma di avere intenzione di mettere in atto strategie per far credere di avere avuto dei complici e farsi credere pazzo per poi avere modo di farsi ricoverare in qualche istituto e uscire prima del tempo.

Possibile che pur di battere il baraccone circense di Costanzo su Canale 5 si arrivi a questo?

Dare spazio, popolarità (e soldi) a una persona che non chiede altro? Perchè, si sa, i personaggi, finchè restano tali, sono quasi intoccabili...

"Nel bene o nel male, l'importante è che se ne parli...".

Appunto.

Rodari

Un punto piccoletto,
superbioso e iracondo
"Dopo di me - gridava -
verrà la fine del mondo!".
Le parole protestarono:
"Ma che grilli ha pel capo?
Si crede un Punto-e-basta,
e non è che un Punto-e-a-capo".
Tutto solo a mezza pagina
lo piantarono in asso,
e il mondo continuò
una riga più in basso.


Gianni Rodari

lunedì, aprile 19, 2004

La frase del mese

Ognuno ha la patologia che si merita.

La verità nella tua mentalità è che la fiction sia meglio della vita reale...

Dicono che è morto da eroe. Se avesse avuto paura la sua vita avrebbe avuto meno valore? La vicenda sarebbe meno tragica?

C'è sempre la spaventosa tendenza a creare personaggi.
Oggi è il turno del bodyguard che affronta la morte con coraggio.

Non ho visto filmati, non so se sia vero, se è possibile che qualcuno mentre scava la propria fossa possa pensare di dire questa frase da Bruce Willis nostrano.

Il che, poi, potrebbe pure essere possibile, chi lo sa cosa si può pensare, dire o fare in situazioni estreme, forse senza nulla da perdere, e comunque senza alcun controllo sulla situazione?

C’è sempre la spaventosa tendenza a creare personaggi.

E così ci accaniamo sulla vita altrui, non importa se vera o presunta tale, se dichiaratamente costruita o accuratamente celata.

Ma poi ci offendiamo nel sentirci chiamare guardoni. In fin dei conti…That’s entertainment!!

La fiction, si sa, è sempre meglio della vita reale.

La porta è sempre troppo lontana dal divano.

Perché alzarsi?

venerdì, aprile 02, 2004

Un'inspiegabile forma di cortesia

Oggi pomeriggio mentre ero in giro sono stata fermata da una di quelle classiche signore che propagandano opuscoli irritanti e vagamente catastrofici. Testimoni di Geova, of course.

Dopo la mia dichiarazione classica "sto andando di fretta" (che casualmente era vera) la signora sembrava aver desistito, ma ecco che mi prende un raptus: sarà la gentilezza della signora, sarà che ha una certa età (è così che ti fregano, dannazione!!), ma mi lascio scappare un "Guardi, se vuole può darmelo, ma devo proprio scappare". Tutto questo SENZA-LA-BENCHè-MINIMA-INTENZIONE-DI-LEGGERLO.

Perchè? Perchè? So benissimo cosa accadrà all'opuscolo, vale a dire guarderò la foto in copertina e butterò il tutto nella pattumiera.

E allora perchè mi sono fatta prendere da questa forma di cortesia verso una persona verso cui umanamente (nel senso di: in quanto essere umano) non ho niente da contestare, ma che concettualmente mi irrita (annotazione a margine non fondamentale)?

Avrei potuto uscirne con educazione in due secondi. Perchè sono stata gentile e più disponibile del dovuto anche se non ce n'era il benchè minimo bisogno?

mercoledì, marzo 31, 2004

Cose che non ti aspetti in un paio di rapide sbirciate televisive

1. Lunedì sera: il programma della Cortellesi non mi ha fatto ridere...sorridere abbastanza, sì. Ma il tutto è risultato abbastanza banale...o forse da un'artista completa come lei, in questo mare di pseudo comicità in cui il naufragare non mi è mica tanto dolce, mi aspettavo di più..

Carino davvero il momento con Fiorella Mannoia, anche perchè quando una cantante riesce a far sembrare "Quarantaquattro gatti"(made in Zecchino d'oro, 1968, NdA) una canzone d'autore tipo tutte quelle che canta di solito....ditemi voi se non è una grande...

2. Martedì sera: io credevo di avere individuato che il ritornello della canzone di Masini che ha vinto Sanremo fosse parecchio (ma parecchio) simile a una canzone della Pausini di cui conosco solo il ritornello...la cosa era abbastanza palese, dato che la cosa si è resa palese al primo ascolto, mentre ero spalmata sul divano, poco interessata e con un occhio mezzo chiuso e l'altro...del tutto (senza contare che conosco quattro canzoni in croce della Pausini...)!

Invece ieri apprendo dalle Iene che c'è addirittura una canzone di tale Mauro di Maggio, uscita lo scorso anno, che ha come titolo qualcosa come "Surf nelle vene" (sic!) e che ha il ritornello identico a quello di Masini (e della Pausini, a questo punto...) e un testo francamente imbarazzante, per chiunque abbia raggiunto l'età della ragione, o presunta tale...

Viste le premesse, e le tristi scoperte(!), c'è quasi da esser contenti che stasera ci tocchi in sorte una banale partita di calcio.

mercoledì, marzo 24, 2004

I can't believe that I endured you for as long as I did

Dalla sentenza di divorzio si passa alla restituzione dei beni.

E così ieri ho recuperato:
- una compilation fatta da me per me stessa e che avevo prestato in un impeto di condivisione (cosa che dovrebbe essere naturale tra amici...quanti impeti sconsiderati e sprecati!!)
- l'unplugged dei Corrs che mancava da casa mia da tre anni
- un cd di Charlie Parker e Miles Davis che non ricordavo di avere

Più sollievo per avere recuperato i miei cd che non altro, ad essere sinceri. Cosa vuol dire? che sto elaborando il lutto?

Niente "figli" di alcun tipo, per fortuna.

lunedì, marzo 15, 2004

I spent my money in paradise...

Sabato sono andata alla Feltrinelli e, per una volta, non mi sono posta limiti - complici, ahimè, gli sconti sui libri Mondadori - e così mi sono regalata ben quattro libri, con tanto di giro in libreria con cestino “della spesa”(piccolo sogno inconfessato)…a volte basta poco (insomma…pur sempre 30 euro!) per farmi contenta…

Uno di questi è la raccolta di poesie di Oscar Wilde , tra cui “La ballata del Reading Gaol” , scritta mentre era in carcere; ricordavo di averla letta al liceo e mi era molto piaciuta...credevo di averla letta tutta e invece no! Quindi ora la rileggerò in versione integrale [sta tornando, prepotente, l'ondata di poesia - inteso come voglia di leggere poesie e assolutamente...mica altro!!]

E poi, alla luce di recenti scoperte, non poteva ovviamente mancare "Vanessa Bell. L'ape regina di Bloomsbury"!!

Ovviamente ho già iniziato a leggerlo. Ovviamente ne sono già entusiasta. Ovviamente già progetto di contattare l'autrice.

Ovviamente ho comprato anche altri libri. A ognuno la sindrome di Stendhal che si merita...

Memo per me stessa medesima: fino a giugno non avvicinarsi a una libreria se si è in possesso di una somma superiore a euro 2(due). O, in alternativa, se non si è imprigionati in una camicia di forza.

mercoledì, marzo 10, 2004

Preparazione spirituale (come spesso la chiamiamo noi)...

...al concerto di Samuele Bersani di domani sera.

BINARIO TRE

Bisognerebbe adesso darsi delle regole
ricordarsi di essere uomini fermarsi e ridere
così tornare a dare credito agli stimoli
allenarsi sulla pertica ad avere i brividi
Bisognerebbe rilassare tutti i muscoli, saltare qualche virgola, buttarsi un po' di più
eppoi provare ad alleggerire il carico
buttando a mare secoli di solitudine
Bisognerebbe non dormire sugli spigoli e in barba anche alla fisica
pensare a testa in giù
rifiutar di esser competitivi al massimo per avere un certo credito, una personalità e non fidarsi degli esperti in ogni genere che sanno come muoversi rispetto alla realtà
che spesso poi fan schifo a vivere, non riescono ad ammetterlo e si piacciono moltissimo così
Qualcosa come innamorarsi a Napoli sotto le nuvole volate via
lasciarsi in faccia ad un tramonto storico spuntato a Rimini al binario tre
È un occasione per sentirsi uomini capaci ancora di sorprendersi
per poi pensare sulla scala mobile che è bello vivere ed è così…
Bisognerebbe dare al fegato un motivo per contorcersi e non perdere la sua elasticità non stare lì ad accontentarsi degli spiccioli
gli spiccioli
dell’anima del cuore e delle
idee,
ma accumulare capitali a passi piccoli fatti di ricordi che non dicono bugie, condizionati dagli anticipi e i ritardi che ci cullano a miliardi verso la felicità
Bisognerebbe grattuggiare tutti gli angoli e finalmente sferici,opplà, buttarsi giù
rotolare in una corsa inarrestabile, una cosa da vertigine, a sfidar la gravità
Frenare solo un metro prima di cadere giù dal mondo alzarsi in piedi
e di colpo lì per lì
illuminarsi di un amore che era scritto non so dove, non so come sia arrivato fino qui
Qualcosa come innamorarsi a Napoli sotto le nuvole volate via lasciarsi in faccia ad un tramonto storico
spuntato a Rimini al binario tre
È un occasione per sentirsi uomini capaci ancora di sorprendersi
per poi pensare sulla scala mobile che è bello vivere ed è così…

Weekend a Urbino

Viaggio semiavventuroso, con treni in ritardo e corriere in ritardo. Sia all'andata che al ritorno. Perchè o la sfiga è sfiga fino in fondo...oppure la maledizione ferroviaria che Stefano mi ha lanciato funziona...

[Consigli per il viaggiatore: menzione speciale per i bagni pubblici di Pesaro, a poche decine di metri dalla stazione (non i bagni della stazione!!), pulitissimi, come a volte neanche i bagni di casa…]

Urbino. Così piccola che sta in una mano. Per il resto carina come me l’aspettavo e con scarsa vita sociale come me l’aveva descritta Rossella.

Niente visita a Palazzo Ducale e alla casa di Raffaello per motivi di tradizione pre-laurea.

Io vorrei proprio sapere chi è che ha inventato queste storie che impediscono a chi studia in una città, e magari ci vive per anni, di visitare monumenti significativi. E così chi studia a Parma non può visitare il Battistero, chi studia a Siena non sale sulla torre del Mangia (se non ricordo male) e così via…Vabbè, più che altro vorrei sapere perché.

Qualcuno potrebbe obiettare che nessuno lo impedisce effettivamente, che sono superstizioni e cose del genere. Chiaro, io per prima non ci credo. Però sulla Torre degli Asinelli non sono mai salita. Perché in tempi prosaici, dove le tradizioni contano sempre meno (e a ragione molto spesso) ogni tanto mantenere qualcosa che appartenga “alla memoria (storica?)” può essere non solo affascinante o naif, ma anche doveroso. Non sto parlando solo di queste tradizioni universitarie, ovviamente.

Lunedì. Ritorno a Bologna. Neve anche qui. Mau è tornata sabato da Zanzibar…lunedì pomeriggio tra libri e negozi con doveroso resoconto delle sue due settimane in Africa…curioso doversi preoccupare di mantenere l’abbronzatura a marzo… soprattutto perché qui è più inverno che mai e continua a nevicare!! Fossero tutti così i problemi… Anche io sento da un po’ di tempo l’esigenza di cose nuove, stimoli, cambiamenti radicali…Ma non sempre si può partire per un altro continente…

Conrad Brean diceva sempre: “ci sto lavorando”.

Martedì mattina. Mercoledì mattina. Finalmente è uscito il sole.

lunedì, marzo 01, 2004

Vanessa Bell e il mio piccolo successo personale

Anni fa ho realizzato una tesina su Virginia Woolf e Vanessa Bell, sua sorella, una pittrice.

Un paio d'anni dopo ho realizzato un sito dove ho messo parte di quel lavoro (avevo scritto l'originale in inglese e tradurre tutto sarebbe stato abbastanza lungo) ...lo trovate fra i link.

Oggi, facendo una casuale ricerca su Google con le parole "Vanessa Bell" scopro che non solo il mio sito è al secondo posto ma anche che la Biblioteca Nazionale di Napoli lo consiglia come approfondimento in relazione a un libro sulla pittrice!!!

Piccole soddisfazioni...

sabato, febbraio 28, 2004

Ssshhh

Sto ascoltando Summertime suonata da Charlie Parker e Chet Baker.

Silenzio, prego.

David Foster Wallace

Chi è David Foster Wallace? A voi il piacere di scoprirlo, se vi va.

In ogni caso leggete quel che ha da dire sulla moralità nella letteratura. Uno spunto di riflessione mica male (merce rara, a volte).

"Se la condizione della nostra civiltà contemporanea fa disperatamente schifo, è insulsa, materialistica, emotivamente ritardata, sadomasochistica e stupida, allora qualunque scrittore può sfangarla creando alla bell’e meglio storie piene di personaggi stupidi, superficiali, emotivamente ritardati, e non ci vuole molto, perché quel genere di personaggi non richiede nessuno sviluppo. O descrizioni che siano semplici liste di prodotti di marca. Romanzi in cui gente stupida si dice cose insignificanti. Se quello che ha sempre contraddistinto la cattiva scrittura - la piattezza dei personaggi; un mondo narrativo fatto di cliché e non riconoscibile come umano – è anche ciò che contraddistingue il mondo di oggi, allora un brutto romanzo diventa una geniale mimesi di un brutto mondo.

Se i lettori credono semplicemente che il mondo sia stupido, superficiale e cattivo, allora uno come Bret Easton Ellis può scrivere un romanzo cattivo; stupido e superficiale che diventa un ironico e tagliente ritratto della bruttura del mondo che ci circonda. Siamo d’accordo un po’ tutti che questi sono tempi duri, e stupidi, ma abbiamo davvero bisogno di opere letterarie che non facciano altro che drammatizzare quanto sia tutto buio e stupido?

Nei tempi bui, quello che definisce una buona opera d’arte mi sembra che sia la capacità di individuare e fare la respirazione bocca a bocca a quegli elementi di umanità e di magia che ancora sopravvivono ed emettono luce nonostante l’oscurità dei tempi. La buona letteratura può avere una visione del mondo cupa quanto vogliamo, ma troverà sempre un modo sia per raffigurare il mondo sia per mettere in luce le possibilità di abitarlo in maniera viva e umana.
Non parlo di soluzioni nel campo della politica convenzionale o l’attivismo sociale. Il campo della letteratura non si occupa di questo. La letteratura si occupa di cosa voglia dire essere un cazzo di essere umano. Se uno parte, come partiamo quasi tutti, dalla premessa che negli Stati Uniti di oggi ci siano cose che ci rendono decisamente difficile essere veri esseri umani, allora forse metà del compito della letteratura è spiegare da dove nasce questa difficoltà. Ma l’altra metà è drammatizzare il fatto che nonostante tutto siamo ancora esseri umani. O possiamo esserlo. Questo non significa che il compito della letteratura sia edificare o insegnare, fare di noi tanti piccoli bravi cristiani o repubblicani. Non sto cercando di seguire le orme di Tolstoj o di John Gardner. Penso solo che la letteratura che non esplori quello che significa essere umani oggi, non è arte. Abbiamo tanta narrativa "di qualità" che ripete semplicemente all’infinito il fatto che stiamo perdendo sempre più la nostra umanità, che presenta personaggi senz’anima e senza amore, personaggi la cui descrizione si può esaurire nell’elenco delle marche di abbigliamento che indossano, e noi leggiamo questi libri e diciamo "Wow, che ritratto tagliente ed efficace del materialismo contemporaneo!" Ma che la cultura americana sia materialistica lo sappiamo già.È una diagnosi che si può fare in due righe. Non è stimolante. Quello che è stimolante e ha una vera consistenza artistica è, dando per assodata l’idea che il presente sia grottescamente materialistico, vedere come mai noi esseri umani abbiamo ancora la capacità di provare gioia, carità, sentimenti di autentico legame, per cose che non hanno un prezzo? E queste capacità si possono far crescere? Se sì, come, e se no, perché?"

David Foster Wallace

Antonella Napolitano aka svaroschi

Antonella Napolitano 
Da alcuni anni mi dedico alla consulenza nell'ambito della comunicazione per aziende, pubblica amministrazione, politica e no-profit.

Sono editor europeo di Personal Democracy Media e scrivo per TechPresident, magazine online internazionale che analizza l'impatto della tecnologia su politica e società.

Ho collaborato con Diritto Di Sapere, una Ong che si occupa di accesso all'informazione, e tradotto Le cose cambiano, raccolta di testimonianze contro il bullismo omofobico.

Nel 2011 ho pubblicato "LinkedIn. La rete per trovare il lavoro dei sogni" e nel 2013 "Facebook e la comunicazione politica" per Apogeo Editore. Collaboro con l'Unità, SkyTG24 e altre testate.

Nel 2005 sono stata Research Fellow presso il Vassar College di New York.
Lì sono iniziate molte cose della mia vita da adulta, tra cui questo blog.


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Perché svaroschi

Tutti l'abbiamo avuta almeno una volta: la classica prof. stronza che, in più, magari, non sa spiegare o non spiega. Ma ovviamente lei SA tutto e tu sei solo lo studente che non può che dire di sì. Anche se, a diciassette anni, sei più intelligente e brillante di lei che ne ha 50 (ma distinguiamo e lasciamo da parte prof. esigenti e studenti presuntuosi).

A volte però ci si può prendere una rivincita e dimostrare chi vale di più...anche sotto gli occhi di chi ci vuol "mettere sotto".

Accaduto alcuni mesi fa in una classe di quarta liceo linguistico (lo stesso che ho frequentato alcuni anni fa):

Prof: Questa critica di letteratura non è esatta

G.(studentessa): Sì, ho fatto una ricerca ulteriore, oltre ad aver studiato dal libro.

Prof: no, non è esatto...ehm, ma, dimmi, quale sarebbe il critico a cui fai riferimento?

G:uhm, uhm...(non se lo ricorda o forse ha solo inventato l'esistenza del critico)..ah, sì...Svaroschi!!

Prof: Ah, davvero...(interessata)...credo di non aver letto la sua critica a questo autore...in questo caso...uhm, brava, ti metto otto.